Roghi: "A Catania l'apocalisse, il vaccino è la prevenzione"

Roghi: “A Catania l’apocalisse, il vaccino è la prevenzione”

Giuseppe Coco, presidente Fir, è uno dei volontari di Protezione che è stato in trincea venerdì durante gli incendi.
L'INTERVISTA
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CATANIA – “È stata l’apocalisse”. Non ha altre parole Giuseppe Coco, presidente del coordinamento Forza Intervento Rapido, per descrivere quanto accaduto venerdì a Catania e nella fascia costiera di Vaccarizzo. Un rogo che ha portato devastazione e distruzione. Immobili a fuoco, stabilimenti balneari in cenere. Milioni di euro di danni. Vegetazione ingoiata dalle fiamme. I volontari di Protezione Civile hanno lavorato supportando i vigili del fuoco e cercando di operare anche dove non potevano arrivare i mezzi di soccorso.

“Il fronte degli incendi è stato molto pericoloso. Per i volontari, le forze dell’ordine e poi i residenti e i turisti. Una delle zone più colpita è stata infatti quella dei villaggi a mare dove vivono in estate molti visitatori”, ha spiegato ancora Coco che è componente delle Aquile di Catania. Ma anche nella zona sud, in periferia, gli incendi hanno fatto paura. Molti sono quelli che hanno perso la casa: il Comune stima 60 immobili danneggiati. L’aera sotto l’asse dei servizi si è trasformata in un vero e proprio inferno.

“C’erano tutti gli elementi che hanno favorito la propagazione velocissima dei roghi: vento, altissime temperature ed erba secca (altamente infiammabile). Il termometro ha segnato anche 47 gradi”, spiega ancora Coco. I Vigili del fuoco dal canto loro parlano di “tempesta perfetta” per “una propagazione incontrollata degli incendi di questo genere”. E inoltre il vento caldo favorirebbe i fenomeni di “spotting”, cioè “di proiezione di faville incandescenti anche a grandi distanze”. Insomma si potrebbero innescare incendi a centinaia di metri “dal focolaio principale”.

“Certo questo non può essere un alibi – commenta Giuseppe Coco – anche perché i fenomeni di autocombustione sono quasi impossibili. Si parla di una probabilità su un milione. È anche se non è dimostrabile che ci sia stata la mano di un piromane a “innescare” tutto può essere stata anche una leggerezza”, spiega.

Dalla “classica cicca di sigaretta” – che buttata ai margini delle strage può scatenare l’inferno – alle attività di “bonifica” di campi e terreni attraverso “l’incendio dell’erba secca” o “addirittura dei rifiuti”. “Comportamenti che possono davvero essere la causa di vasti incendi. Soprattutto se vi sono condizioni ambientali favorevoli, come quelle di venerdì”, aggiunge. Ma va ricordato che dal 15 giugno al 15 settembre è vietato accendere fuochi.

Coco non punta il dito contro la Regione Siciliana. “Non sono critico contro il governo regionale. Certamente va migliorata l’informazione sulla prevenzione e servirebbe una vigilanza sul territorio più incisiva. Ma ognuno di noi deve fare la propria parte. La bonifica dei campi va fatta a febbraio e marzo, prima che l’erba diventi secca. Altrimenti è inutile”.

Venerdì gli inneschi per il presidente Fir sono stati decine. E volontariamente o involontariamente ci sarebbe la mano dell’uomo. Coco si sente di usare una similitudine visto il periodo di pandemia. “L’unico vaccino per contrastare il virus fuoco è la prevenzione”.


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