Covid, gli ospedali pieni di non vaccinati: "Ecco come si scusano"

Covid, gli ospedali pieni di non vaccinati: “Ecco come si scusano”

La cronaca dai reparti ospedalieri. Chi sono i pazienti. E cosa dicono.

Basta compiere un rapido controllo a campione per comprendere, se uno non l’ha già compreso, come siano i non vaccinati a riempire i letti degli ospedali siciliani e a orientare l’isola verso la zona gialla. Ma il discorso cromatico ha pure una importanza relativa rispetto alla sofferenza di persone che vivono momenti terribili per non essersi protette. Tanti, per fortuna, riescono a uscire fuori dall’imbuto della malattia, grazie alla competenza del nostro personale sanitario, magari con segni permanenti. Altri, purtroppo, no. Davanti al dolore non c’è niente altro da aggiungere, se non, appunto, provare dolore. E poi c’è lo strazio dei medici che si trovano al cospetto di un cortocircuito: curano con abnegazione pazienti gravissimi per il Covid che non sarebbero lì, in un letto di sofferenza, se avessero compiuto altre scelte. Ci sono, certo, malati che non possono vaccinarsi e una porzione estremamente residuale che viene ricoverata perché l’immunità non è stata raggiunta. Tuttavia, non ci si può sottrarre alla realtà: l’ospite delle terapie intensive è generalmente qualcuno che, per una sua libera determinazione, non si è vaccinato.

I numeri dei non vaccinati

Veniamo allora alla breve ricognizione. All’Unità di Terapia intensiva respiratoria dell’ospedale ‘Cervello’, diretta dal dottore Giuseppe Arcoleo, ci sono ventitré ricoverati: diciannove sono non vaccinati, dei quattro vaccinati due avevano maturato solo una dose, gli altri sono immunodepressi. Ma proprio i vaccinati, anche se anziani e con patologie pregresse, stanno recuperando in fretta e saranno presto dimessi. Poco più in là, nello stesso ospedale, nel reparto di Malattie infettive, su ventidue ricoverati venti sono non vaccinati. Al pronto soccorso del ‘Cervello’ la situazione è di crescita degli accessi e sono quasi tutti, circa al novanta per cento, non coperti dalla doppia somministrazione.

Le ‘scuse’ dei non vaccinati

Si parla nei reparti, quando si può parlare, per ragioni di reciproca umanità. Molti non vaccinati si scusano. Dicono che non immaginavano, che non pensavano. Racconta il dottore Massimo Farinella, primario di Malattie infettive: “Qualcuno mi ha detto: ‘Sa, vivo in campagna, mi sentivo al sicuro…’.  Ma al sicuro da che?“. E ci sono pure quelli che, invece, se la prendono con i medici che mettono in dubbio le terapie, che cumulano una serie di: “Cosa mi sta facendo?”. E c’è pure chi grida: “Preferisco morire di Covid che di vaccino!”.

L’appello a vaccinarsi

 “Chi è stato in giro in Sicilia in queste settimane – ha detto ieri l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza – non penso sia meravigliato dalla crescita dei contagi. E se in tanti, troppi, non hanno aderito alla campagna di vaccinazione i risultati sono riversati nella occupazione dei posti letto da parte dei soggetti non vaccinati. A loro occorre fare appello, perché non bisogna mai temere una restrizione, né allontanarla. Le decisioni sono lo specchio della condizione obiettiva che si vive in un territorio e fare finta di nulla sarebbe inutile. Bisogna invece convincere chi non è ancora convinto, perché vaccinarsi e rispettare le regole di comportamento è la scelta più saggia che si possa compiere”. Ma gli ospedali sono pieni di troppi sofferenti che cambiano idea quando è tardi. O non la cambiano affatto.


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