Dai 34 contagi di agosto 2020 ai 1.600 di oggi: il caso Sicilia

Covid, il caso Sicilia: da 34 contagi ad agosto 2020 a 1.600 in un giorno

Il confronto con Veneto, Emilia Romagna e Piemonte fa emergere il pericolo che attraversa l'Isola

PALERMO – I numeri fanno impressione. Certo tra agosto 2020 e oggi di cose sul fronte Covid ne sono cambiate parecchie (su tutte l’ondata delle varianti), ma se si confrontano i dati viene fuori in maniera plastica il pericolo che attraversa la Sicilia.

I numeri del contagio ieri e oggi

Il 30 agosto dell’anno scorso ci fu un incremento di appena 34 nuovi positivi, ieri sono stati 1.600. C’erano 78 persone ricoverate in ospedale fra reparti ordinari Covid e terapie intensive, ora si è toccata 947. Gli attualmente positivi erano 1.114, ieri più di 28 mila.

Con questi numeri la Sicilia è finita in zona gialla, ma sembra proiettata verso l’arancione. Il flusso turistico e le resistenze dei siciliani alla campagna vaccinale, secondo gli esperti, sono alla base dei numeri record.

Emilia Romagna, Veneto e Piemonte

In effetti la Sicilia preoccupa per tutti parametri se paragonata alle regioni italiane che hanno un numero di abitanti simili a quelli del’Isola, seppure con differente densità di popolazione. E cioè Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. Basti pensare che le tre regioni ieri hanno fatti riscontrare rispettivamente 546, 310 e 103 nuovi contagi. L’incremento rispetto al 30 agosto 2020 (109, 109 e 60) c’è stato, ma siamo ben lontani dai 1.600 siciliani che hanno preso il Covid.

Le percentuali

La Sicilia è ultima in Italia per percentuale di persone vaccinate. Una posizione che ancora una volta emerge con chiarezza rispetto alle tre regioni prese in esame: Veneto (14°), Emilia Romagna (7°), e Piemonte (15°). Analizzando i dati per categoria si scopre che fra gli over 80 siciliani si è vaccinato con la seconda dose o la dose unica il 77% della popolazione, mentre nelle altre tre regioni si va dal 92,7 al 97,4 per cento. Nella fascia fra i 70 e i 79 anni la percentuale siciliana è del 78,17%, lontana dalle percentuali di Veneto (90,32), Emilia Romagna (89,8) e Piemonte (84,7). Divario anche nella fascia 60-69 anni: la Sicilia è al 73,4%, mentre le altre regioni hanno una percentuale compresa fra il 79 e l’85 per cento. Ed ancora fra 50 e 59 anni: Sicilia 66,4, Veneto 74,5, Emilia Romagna 75,9 e Piemonte 70,7.

Le fasce di età

I numeri si livellano fra i 40 e i 49 anni: la Sicilia è al 59% non lontanissima dal 63% del Veneto. Stessa cosa tra i 30 e i 39 anni: Sicilia al 51,8, rispetto al 54% del Piemonte (la più virtuosa fra le tre regioni con cui viene fatto il raffronto) e nella fascia di età 20-29 anni. In quest’ultimo caso il 54,9 per cento della Sicilia è un dato superiore al 53% e al 51% di Emilia Romagna e Veneto. Così come va meglio fra i 12 e i 19 anni: Sicilia 32%, Veneto 27%, Emilia Romagna 35,9% e Piemonte 21,8%.

Secondo l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza la propaganda no vax, la paura e la diffidenza pesano, anche se le percentuali delle dosi salgono. La Sicilia deve ancora recuperare dal punto di vista complessivo delle vaccinazioni.

Il caso Sicilia

A inizio luglio i nuovi positivi erano appena 58, ieri 1.600. Come è nato il caso Sicilia, unica regione in zona gialla? La falla principale probabilmente è stata nel sistema dei controlli. Il tampone è obbligatorio solo per chi arriva da sette Paesi, ma non vanno fatti per forza appena messo piede in territorio siciliano. Si possono eseguire anche dopo, ma ci si deve appellare al buon senso del singolo visto che è di fatto impossibile controllare che tutti abbiano rispettato o rispetteranno l’obbligo. La cronaca ha raccontato di feste abusive in barba ad ogni regola anti Covid. Quelle scoperte dalle forze di polizia sono una parte infinitesimale di quelle realmente organizzate in giro per la Sicilia. Piccoli e grandi assembramenti con musica, alcol e zero mascherine. Nessuna prudenza, come se il Covid fosse stato vinto.

La Sicilia ha annunciato un cambio di strategia nella campagna vaccinale che sarebbe stata frenata, dicono dalla Regione, per le paure generate all’inizio dalla notizia delle morti sospette dopo la somministrazione di Astrazeneca. Ora si vira verso la vaccinazione porta a porta coinvolgendo la medicina del territorio, dopo che i grandi hub sono rimasti pressoché deserti, nel corso dell’estate e tanti piccoli comuni sono stati tagliati fuori. Ed è li che si proverà a potenziare la campagna, altrimenti scattaneranno restrizioni. Un metodo che per esempio ha funzionato nei quattro comuni già in zona arancione.


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