Sicilia, 4 anni di Musumeci: criticità e punti di forza - Live Sicilia

Sicilia, 4 anni di Musumeci: criticità e punti di forza

Un bilancio al netto delle difficoltà della maggioranza

PALERMO – Il governo della Regione spegne quattro candeline, ma nella foto ricordo (metaforica) quest’anno non tutti i commensali sfoggiano un sorriso smagliante. “Nello lascia o raddoppia?” si chiedono gli alleati di un centrodestra in piena crisi di identità. Musumeci lo ha detto a chiare lettere: si ricandida per completare quanto promesso, al netto dei ritardi legati alla variabile imprevista e imprevedibile della pandemia. Il leader di Diventerà Bellissima non arretra anche perché di nomi realmente insidiosi per un cambio di guardia non c’è l’ombra, elemento che gli consente di tenere ancora le redini della coalizione.

Tracciare un bilancio di questi anni evitando i manicheismi classici da tifosi o detrattori è impresa delicata ma non impossibile. Dal giorno del successo elettorale di quattro anni fa ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma Nello è ancora “l’unico pizzo che piace ai siciliani? Questo lo scopriremo a tempo debito, di certo non piace troppo ai suoi alleati. La macchina da guerra del centrodestra unito che lo portò a palazzo d’Orleans ha qualche strappo (di troppo) al motore. Prova ne è il dibattito sul prossimo candidato alla presidenza e la richiesta sempre più stringente di chiedere al Presidente un maggiore coinvolgimento dei partiti nella gestione dell’azione di governo. Le filippiche antipartito scandite da Musumeci a Sala d’Ercole e il fatto di avere un rapporto privilegiato con gli assessori, più graditi a lui che ai loro partiti, sono elementi da non sottovalutare.

E se molte iniziative promesse restano ferme al palo è anche perché i voti in aula non sono un mero capriccio matematico, ma sostanza. E un leader politico non può limitarsi a fare spallucce. “Prendo atto che non c’è più una maggioranza” ebbe a dire il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè in occasione della seduta sul bilancio di qualche mese fa, evento che aprì una crepa profonda nella coalizione. Il ddl sulla riforma dei rifiuti fermo al palo in aula, all’ordine del giorno da tempo immemore e mai votato, dice tanto. Lo stesso vale per le variazioni di bilancio. Senza contare il riordino del settore forestale che ottiene il via libera con i voti indispensabili dell’opposizione perché alcuni alleati si tengono alla larga da Sala D’Ercole. L’aula è ormai un campo minato. Alcune promesse rimangono un ricordo del programma stilato quattro anni fa, come la riforma delle province e Iacp (per fare due esempi). Altri impegni invece sono stati mantenuti come la riforma del Cas, quella dell’urbanistica e il ddl per la copertura finanziaria per l’organico della Guardia Forestale di recente approvazione. Idem per l’introduzione in Costituzione del riconoscimento dei costi dell’insularità che ha ottenuto il primo via libera dal Senato che nasce da un comma inserito su pressing dall’assessore Armao in sede di conferenza Stato Regioni.

Ma pesa la bocciatura dei 31 progetti presentati ai finanziamenti del Pnrr e il pantagruelico numero di impugnative collezionate. Un’azione di governo a tratti immobile e bacchettata dalla Corte dei Conti (come nel caso del Rendiconto generale). Alti e bassi insomma che si sono alternati per un anno e mezzo all’interno dello scenario distopico dell’emergenza sanitaria. E qui le criticità non sono state poche, al netto del fatto che la fragilità della sanità siciliana era sotto gli occhi di tutti da sempre. Due le questioni dirimenti per il governo: la bufera giudiziaria che ha investito l’assessore Ruggero Razza (delfino e uomo di fiducia del presidente) e la celebre “finanziaria di guerra”. La prima vicenda ha indebolito non poco l’esecutivo e le dimissioni prima e il successivo rientro in campo di Razza hanno dato l’immagine di un governo spiazzato e poco lucido. Per quanto riguarda il piano Covid, nelle tasche dei siciliani sono arrivate ancora poche briciole come denunciato dagli stessi alleati di governo qualche giorno fa. Tutte queste considerazioni passeranno al vaglio dei futuri vertici di maggioranza e si trarranno le dovute conseguenze tenendo certo a mente che in politica un giudizio netto è difficile da dare, eccezion fatta per chi inforca le lenti del populismo. E, restando in tema, probabilmente il vero capolavoro politico di Musumeci è stato quello di rendere responsabili gli ex grillini di Attiva Sicilia trasformandoli in una stampella del governo e allargando così il proprio gruppo (che fino a quel momento era rimasto numericamente fermo). Per tutto il resto c’è ancora un altro anno. Alleati permettendo, si intende. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI