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Palermo, su riequilibrio e personale è muro contro muro

Seduta infuocata in consiglio comunale, regna l’incertezza
SALA DELLE LAPIDI
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PALERMO – Urla, accuse, litigi e una seduta che viene interrotta più volte. Dopo un altro pomeriggio passato a discutere di dissesto e piano di riequilibrio, il consiglio comunale si trova in stallo: il sindaco Leoluca Orlando ha chiesto di modificare ancora una volta la manovra che dovrebbe consentire al Comune di evitare il default, mandando su tutte le furie parte delle opposizioni che sono pronte alle barricate.

La novità è l’ennesima modifica che la giunta vorrebbe apportare a un piano presentato a dicembre e che è stato riscritto praticamente due volte: la prima con il maxi emendamento di qualche giorno fa, la seconda con una nuova versione della parte che riguarda i dipendenti comunali. I sindacati chiedono che il passaggio di oltre 2 mila lavoratori a full time avvenga contestualmente, ma la coperta è corta e così il sindaco Orlando e i suoi assessori questa mattina hanno individuato una via di mezzo: niente più distinzioni fra categorie basse e categorie alte, ma passaggi in blocco per i 2.300 secondo una procedura scaglionata che prevede 30 ore per tutti a luglio di quest’anno, 33 ore nel 2023 e 36 ore nel 2024. Il tutto “basandoci sempre sulle risorse del fondo per il personale, che quindi derivano dai pensionamenti e sono per questo certe”, ha spiegato Orlando.

La proposta arriva dopo giorni di tensioni con i sindacati che si sono rivolti al Prefetto e che spingono perché invece la vertenza si definisca subito: un clima reso ancora più incandescente dalle imminenti scadenze elettorali e che sta mettendo in serie difficoltà l’Aula che da ieri si arrovella sul tema del dissesto. La legge di Bilancio approvata a Roma ha gettato un salvagente a Palermo, con la norma sul ‘salva Napoli’ estesa anche al capoluogo siciliano, ma l’interpretazione delle norme ha creato più di un dubbio interpretativo.

L’amministrazione, forte dei pareri del Direttore generale, vorrebbe approvare il piano di riequilibrio entro lunedì (termine ultimo), così poi da dedicarsi al patto con Roma che vale centinaia di milioni ma implica un aumento spropositato dell’Irpef. Le opposizioni puntano invece ad accantonare il piano o a bocciarlo, passando subito all’accordo col governo nazionale. Una differenza che ovviamente non è da poco: in entrambi i casi le tasse aumenteranno, ma cambierà chi si prenderà la responsabilità politica di una stangata con le elezioni alle porte.

Come se non bastasse, non si capisce nemmeno se la norma che evita il dissesto per due anni (prevista dal comma 578 della Legge di bilancio) possa essere applicata a Palermo a prescindere o solo nel caso in cui si approvi il riequilibrio: gli uffici sono in disaccordo, i consiglieri si accapigliano e siccome non esistono interpretazioni autentiche o giurisprudenziali si brancola nel buio. Il sindaco in apertura dei lavori ha fatto appello al “senso di responsabilità” del consiglio comunale, indicando tre possibili strade: approvazione del riequilibrio, revoca del riequilibrio oppure dichiarazione di dissesto, lasciando intendere che nella seconda e terza ipotesi crollerebbe tutto. Una ricostruzione contestata da Ugo Forello: “Non si può mentire così alla città”.

Difficile dire cosa succederà adesso. I lavori riprenderanno in serata, ma è probabile che continuino domani e dopodomani: in ballo non c’è solo il personale, ma anche un aumento dell’Irpef che arriva addirittura al raddoppio e su cui molti consiglieri non vorrebbero mettere la faccia.

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