E' la giustizia, bellezza - Live Sicilia

E’ la giustizia, bellezza

Dal numero di I love Sicilia in edicola pubblichiamo la rubrica "Fuori dal bunker" di Antonio Ingroia che risponde a Felice Cavallaro sulla riesumazione del cadavere di Salvatore Giuliano.
Fuori dal bunker
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5 min di lettura

Siccome l’infelice vicino di rubrica sembra felice solo quando dedica il proprio tempo a criticare momenti e aspetti del lavoro mio e della Procura di Palermo, eccomi allora costretto a tornare, seppur a malincuore, ad indossare l’elmetto dentro il mio bunker. Come difendersi altrimenti dalle “bordate” del vicino, il fuoco amico che – si sa – è quello che fa sempre più male perché ti colpisce nella parte più… indifesa?

Scherzi a parte, rispondo doverosamente a talune critiche sul “riesumashow”, come sarcasticamente appellata la riesumazione di Salvatore Giuliano, perché credo giusto che la magistratura non si sottragga alle critiche quando, come in questo caso, non trasmodano nell’attacco strumentale, troppo spesso usuale invece nell’Italia di oggi. Riposizionatomi nel bunker, sono pronto ora a replicare alle bordate, anzi sarebbe meglio dire ai colpi a salve, vistane l’inoffensività e l’infondatezza. Ringrazio, semmai, l’infelice critico per darmi l’opportunità di chiarire la posizione della Procura a fronte di altre accuse piovute, sullo stesso tema, da qualche politico, così insofferente all’azione della Procura di Palermo che da un po’ di tempo in qua ne critica ogni iniziativa. Meglio sarebbe forse, per qualcuno, che la Procura non facesse nulla…

Premessa principale sulla quale è bene avere le idee chiare: l’indagine era necessaria e inevitabile. Tutto prende le mosse da una formale denuncia di reato, per un delitto che non si prescrive mai come l’omicidio, in questo caso dell’uomo il cui cadavere, secondo la denuncia, sarebbe stato fatto passare per quello di Salvatore Giuliano. Ed allora, in presenza di una tale denuncia, seria perché presentata da uno storico serio come Giuseppe Casarubea e perché corredata da una seria consulenza redatta da un autorevole docente di medicina legale, l’apertura di un’indagine preliminare era inevitabile. Sapevamo che l’avvio dell’inchiesta avrebbe attirato attenzione popolare e mediatica, magari ispirata da malsana curiosità, ma questo non poteva esimerci dal fare il nostro dovere.

Occorreva, semmai, evitare lo show. Ed è proprio perciò che abbiamo scartato la scorciatoia dell’immediato “riesumashow” che ci viene ingenerosamente rimproverato perché è proprio quello che volevamo evitare, poco aiutati da quelli che lo show per mestiere lo cercano…
Da parte nostra, abbiamo tenuto la verifica del DNA, e quindi l’inevitabile riesumazione del cadavere, per ultimo atto di indagine, l’extrema ratio. Per chi avesse cercato davvero lo show sarebbe stato uno scherzo: bastava disporre l’immediata riesumazione del cadavere di Giuliano in favore di telecamera. Abbiamo scelto, invece, la strada più lunga, che avrebbe potuto evitarci la riesumazione. Infatti, abbiamo prima disposto tutti gli accertamenti tecnici possibili sui reperti fotografici, al fine di confermare o smentire i dubbi che quella denuncia e quella consulenza suscitavano. E i bravissimi uomini della Polizia Scientifica ci hanno lavorato per mesi, ma purtroppo il loro lavoro certosino non ha consentito di dissipare i dubbi, né in un senso, né  nell’altro. E l’indagine è stata affidata ad un gruppo di sostituti, invece che ad uno solo, proprio per sentire rapidamente (compatibilmente con gli altri più urgenti mille impegni di una procura distrettuale antimafia) i testimoni principali che potevano contribuire a chiarire la vicenda. Ma anche qui non sono stati acquisite informazioni decisive.

Nel frattempo, “qualcuno”, non certo la Procura, ha notiziato alcuni giornalisti che era stata presentata una denuncia e che il caso era nelle mani della magistratura palermitana, creando così nell’opinione pubblica un’aspettativa di accertamenti ed approfondimenti che ha fatto montare il caso. Sicché, quando si decide che non resta altro da fare che procedere alla comparazione del DNA dei parenti di Giuliano con quello estratto dallo scheletro, e quindi all’inevitabile riesumazione del cadavere, e questo ben quattro mesi dopo la ricezione della denuncia, la pressione mediatica è massima. Impossibile tenere segreta l’indagine anche perché vengono inevitabilmente avvisate tutte le autorità di Montelepre ed i parenti di Giuliano.

A quel punto, compromessa la segretezza dele operazioni, si trattava di conquistare un faticoso punto di equilibrio fra diritto all’informazione e riserbo investigativo. Ed allora della massiccia presenza di giornalisti e telecamere non può certo essere ritenuta responsabile la procura, che ha anzi cercato, anche su richiesta delle forze dell’ordine, di disciplinarne l’afflusso, perciò disponendo l’accreditamento dei singoli inviati delle varie testate, provvedimento però rivelatosi inutile quando il Sindaco di Montelepre ha invece ritenuto di disporre la chiusura del cimitero comunale, cosa della quale i giornalisti sono comunque stati tempestivamente avvisati.

Tutto qui. Per il resto, lo show è solo apparente: il vero spettacolo, macabro, ci sarebbe stato solo se fossero state diffuse le immagini dei resti di Giuliano, cosa mai accaduta per senso di responsabilità di tutti i presenti (e spero che non sia la delusione per il mancato show macabro ad avere stimolato le critiche…).
Quanto alla partecipazione di tutti i componenti del pool alle operazioni peritali non mi pare che in due ore possa essersi paralizzata l’azione della Procura, come dimostra il fatto che i magistrati presenti sono gli stessi componenti del pool che stanno con profitto dedicandosi alle indagini che hanno recentemente contribuito al quasi totale smantellamento del racket del pizzo in città, alla cattura dei principali latitanti e alla condanna all’ergastolo di numerosi killer e capimafia, e che perciò non meritano di essere implicitamente accusati di essere dei fannulloni esibizionisti…

Quanto alla necessaria maggiore sobrietà per evitare improprie spettacolarizzazioni di indagini e processi, siamo perfettamente d’accordo. Ma forse lo sforzo andrebbe richiesto non solo ai magistrati che si mettono davanti alle telecamere, ma anche a chi gliele accende davanti al naso. Se i giornalisti non si fossero precipitati davanti al cimitero di Montelepre, le operazioni di riesumazione si sarebbero fatte in condizione di maggiore tranquillità e circondate dal naturale riserbo. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra…


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