Miccichè, l'intervista "rinnegata": resa dei conti per le regionali - Live Sicilia

Micciché, l’intervista “rinnegata”: resa dei conti per le regionali

Le parole del presidente dell'Ars e il nuovo terremoto nel centrodestra

“Sono certo che Gianfranco è stato travisato, infatti nessun esponente politico cosciente e non disturbato potrebbe sottoscrivere quel testo contrario a ogni logica umana e politica”. L’affondo di Ignazio La Russa arriva tra le righe, tagliente, quando Gianfranco Micciché ha già provato a rimediare all’intervista rilasciata a La Stampa. Parole di fuoco nei confronti degli alleati, consegnate a un bravo giornalista, Giuseppe Salvaggiulo, che tutto potrebbe fare – continuano a dire nel centrodestra – tranne che “inventarsi” un’intervista con Micciché. LEGGI ANCHE: Miceli: “Miccichè attacca i fascisti, ma sostiene un loro candidato”.

La retromarcia

“Questi toni non mi appartengono – ha detto Micciché – e non mi sarei mai permesso di utilizzarli”. Ma nessuno è disposto a credergli, “le scuse formali valgono a stento come prova della sua presa di coscienza”, ripetono nella coalizione che è pronta a sostenere un sindaco unitario a Palermo. La questione resta aperta. Anzi, apertissima. Il primo a ribadire che “serve un chiarimento politico” è l’ultimo degli intervenuti, La Russa appunto. Che incastra un ibrido di litòte tra toni apparentemente riconcilianti: solo un politico “disturbato” potrebbe dire quelle cose, ma non ci sono dubbi sul fatto che Micciché non le abbia dette. E invece, è tutto il contrario e l’insulto non tanto velato diventa il bigliettino, o pizzino, col quale La Russa chiede, d’urgenza, il chiarimento politico. LEGGI ANCHE: Sicilia, Miccichè e l’intervista: arriva la risposta di Lombardo

“Berlusconi”

Silvio da Arcore sa bene che la tappa palermitana è paragonabile a quella di Catania del 2005. Solo che in ballo non ci sono (solo) le elezioni politiche, quanto la credibilità e l’esistenza di un centrodestra che in Sicilia è dilaniato da insulti e corse alla spartizione delle poltrone, invidie e potere, ubriacato dalla memoria del 61 a zero e consapevole del fatto che il baricentro rischia di spostarsi, almeno a livello nazionale, verso la signora “Giorgia Meloni”. Proprio per questo, una delle affermazioni di Micciché fa saltare dalla sedia i Fratelli d’Italia: “Berlusconi mi ha detto: – si legge nell’intervista a La Stampa – fai la mossa del cavallo e chiudi sul Comune sul loro candidato. Fatto, fregandocene della signora Meloni che ci vuole distruggere tutti. Ma Musumeci non passerà. Mai”. Due affondi in poche righe, da un lato la Meloni, con un giudizio politico messo in bocca a Berlusconi, che dalla lettura appare non molto lontano dalla realtà, dall’altro Musumeci, che avrebbe le ore contate, almeno secondo il disegno di Berlusconi – Micciché. Ma in politica i piani si realizzano solo per gradi e se quello di Palermo resta un esperimento, per uno sgangherato centrodestra, la corsa alle regionali, temporalmente spostata “a dopo il voto di giugno”, si trasforma da subito in un regolamento di conti. “L’articolo – dice non a caso La Russa – impone però un pronto chiarimento politico, reso necessario anche dall’improvvido coinvolgimento di Silvio Berlusconi, descritto arbitrariamente come consapevole e coinvolto in una strategia che non gli appartiene utile a danneggiare gli alleati”. Poi la conclusione, inserita tra le righe da La Russa: “La smentita di Micciché può risolvere il problema dei rapporti personali”. Restano quelli politici in ballo, l’aria nel centrodestra è tornata pesante.


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