Sindaco Bianco, scusi l’abitudine… Bianco, allora ci riprova davvero?
Per la verità nell’immaginario collettivo dei catanesi io sono ancora il sindaco Bianco, anzi il “sindacobianco” tutto unito. Così mi chiama la stragrande maggioranza dei catanesi, avendo lasciato un’impronta è anche naturale che questo succeda. I catanesi giudicano disperata la situazione della città. Da tutti i punti di vista, dalla pulizia alla manutenzione alla vita culturale. E moltissimi mi hanno chiesto di tornare a fare il sindaco, naturalmente ricordando il periodo in cui Catania aveva avuto una percezione e anche una valutazione completamente diversa da quella che ha oggi.
Lei salverebbe per intero il suo operato o c’è qualcosa che non rifarebbe visto che sono state diverse le sindacature?
Non c’è un tempo buono per ogni stagione. Ci sono state delle intuizioni molto importanti e positive. Alcune, mi si consenta, straordinariamente innovative. A Catania c’era la raccomandazione per farsi dare i certificati e le carte di identità. I consiglieri comunali per mestiere ricevevano uno o due giorni a settimana, raccoglievano le richieste dei documenti e li consegnavano ai cittadini. Io ho fatto una piccola rivoluzione: il pronto anagrafe. Tu chiamavi il Comune e, nel giro di due giorni, il certificato ti arrivava gratuitamente a casa. Cosa era? Una piccola rivoluzione. Non la sola. Catania era poverissima di verde, c’erano soltanto la villa Bellini e la villa Pacini: io ho realizzato otto, nove parchi in città. Dal parco Gioieni al parco Madre Teresa di Calcutta: un’ampia zona verde in una città in cui i luoghi di incontro sono determinanti. Ho portato le scuole a Librino, un quartiere nel quale le scuole non c’erano, addirittura quella superiore impedendo ai ragazzi di smettere di studiare perché ne avevano la possibilità. Certo, insieme alle cose che ho fatto in quel periodo altre sono naturalmente datate o vanno modificate. Prenderei atto di questo. Oggi nella mia idea c’è sicuramente l’ampliamento delle zone a traffico limitato. Io sono uno che ha chiuso la via Etnea, la via Umberto e la via Dusmet al traffico privato, però, oggi la vivibilità in una città va migliorata garantendo una maggiore efficienza dei mezzi pubblici. E nello stesso tempo scoraggiando il trasporto privato, incoraggiando le modalità alternative leggere che prima non esistevano. Io ho realizzato le prime vere piste ciclabili in citta, quelle vere, come quella del Lungomare. Oggi ne farei di più: collegherei Catania con Aci Trezza e Aci Castello. Riprenderei l’apertura del porto alla città che oggi purtroppo hanno chiuso. Con spirito laico, conserverei alcune cose positive ma ascolterei anche la voce dei cittadini e soprattutto dei giovani che incontro costantemente, fino a ieri sera. C’è un gruppo di giovani che si chiama Prima Vera Catania che sta elaborando dei progetti sulla mobilità che riguardano la città, hanno elaborato delle valide proposte. Io sono aperto al dialogo per recepire queste e le tante che arriveranno.
Vesto i panni dell’avvocato del diavolo. Al netto della sua storia che tutti conoscono. In questi anni non è venuto fuori nessun altro nome o delfino. Forse in questa città un problema di ricambio generazionale esiste…
Certamente esiste. Il mio primo obiettivo, in questi cinque anni, sarà quello di circondarmi di una squadra di giovani, di farli crescere e fargli maturare esperienze nazionali e internazionali. Come ricorderà sono stato rieletto all’unanimità presidente del consiglio nazionale dell’Anci. Tre mesi fa sono stato eletto presidente della Commissione Civex che raggruppa tutti i comuni europei. Prenderò dei ragazzi giovani e farò fare loro esperienza a livello nazionale e internazionale. E se ce n’è qualcuno che dimostri di avere capacità e professionalità lo aiuterò a crescere. Questo è il mio dovere nei prossimi cinque anni, perchè questa volta ho in mente di fare un singolo mandato se i catanesi lo vorranno, e di condurre per mano una donna o un uomo o un gruppo di giovani a cui affidare le sorti di questa città. Un città che oggi, ci tengo a sottolinearlo, è terribilmente depressa come poche volte nella sua storia.
Su Live Sicilia aveva anticipato che la sua sarebbe stata una candidatura civica e trasversale che guarda a varie forze. Nel frattempo però il suo partito, il Pd, di cui è il fondatore oltre che tesserato, porta avanti un altro percorso. Come si tengono insieme il percorso del Pd con sinistra e 5 stelle e il suo trasversale con Cancelleri e altre forze civiche?
Il problema è semplicissimo. Ci stiamo candidando a Catania per vincere e guidare la città o per fare testimonianza? E’ chiaro ed evidente che la città di Catania ha una netta maggioranza di centrodestra. Le uniche volte in cui ha vinto il centrosinistra a Catania è stato quando mi sono candidato io. Evidentemente da parte mia c’è una capacità di attrarre una parte dell’elettorato moderato di questa città. Ed è per questo che porto avanti un progetto civico che guarda alle associazioni, alla società civile, al mondo delle professioni, dei sindacati confederali e autonomi, ascolto e raccolgo proposte ed idee.
Che mi dice del centrodestra che in questo momento è diviso e sembra in grosse difficoltà?
Spero che le ragioni profonde delle loro divisioni permangano, anche perché il centrodestra unito sarebbe molto più pericoloso da battere. La mia porta è aperta e non chiusa alle forze politiche. La mia porta è aperta evidentemente al Pd. Ai tanti iscritti al Pd, anche persone che hanno responsabilità rilevanti. Cito per tutti, Elisabetta Vanin, che è nell’assemblea nazionale del PD e Adele Palazzo, a lungo segretaria del circolo Centro di Catania. E con loro tanti altri dirigenti e rappresentanti istituzionali. C’è insomma un pezzo del Pd che sa che per vincere oggi dobbiamo aprire le nostre porte anche alle altre forze progressiste, riformiste e anche moderate senza le quali non si vince.