Lo stupro di Palermo fra cronaca, morbosità e sentenze morali

Lo stupro di Palermo fra cronaca, morbosità e sentenze morali

Una storia terribile che è anche metafora di una catastrofe

Palermo si dibatte dentro il caos che ha la rapidità di una scheggia impazzita, in grado di travolgere ogni residuo significato di convivenza. La storia terribile di uno stupro è anche la metafora di una catastrofe, la mappa di una prigione a cielo aperto. La confusione dei sentimenti e dei pensieri rafforza le sbarre. Siamo tutti legati alla catena di un limite oltrepassato. Non ci si salva dallo smarrimento.

Pure lei, la ragazza diciannovenne, immortalata in un video sconcio – lei che andrebbe protetta – è precipitata, suo malgrado, ancora di più nel gorgo. Il suo nome, nonostante i tentativi di protezione di chi fa cronaca per mestiere, è un sussurro sventolato ovunque. Maniaci da chat a luci rosse chiedono il filmino dello scempio e non per esprimere contrizione. In precedenza, come capita troppo spesso in queste circostanze, erano state addirittura emesse ‘sentenze morali’ ai danni della vittima, in nome di un pregiudizio. Follia su follia.

E qui è necessario puntualizzare un fatto. C’è la necessità di sapere, c’è la missione di informare, con il dovere di riportare, maneggiando con cura le vite impelagate in vicende atroci. Un giornalista racconta, seguendo delle regole che salvaguardino, per esempio, le persone fragili. Altra cosa è la Torre di Babele dei social e delle chat, dove il buco della serratura si allarga fino a contenere la vastità degli sguardi più morbosi.

Dunque, stiamo osservando, con pena, il volo della scheggia, nata da una mostruosità, mentre si susseguono le parole dei presunti (lo dice la legge) violentatori che si scusano e però sostengono che lei ‘ci stava’. Nessuno può contestare il diritto alla difesa. Ma se in quel video ci fosse solo una parte della ferocia che è stata divulgata, apparirebbe comunque impossibile discostarsi da una profonda impressione di orrore. Ecco il trionfo di un beffardo capovolgimento che confonde vittime e carnefici, secondo la cronaca fin qui disponibile.

Intanto, non mancano gli sviluppi quotidiani. La notizia dei potenziali pericoli a cui sarebbero sottoposti gli accusati, tanto da consigliare il trasferimento ad altro carcere, è stata salutata, in molti casi, dall’augurio rinnovato di patimenti e violenze. C’è chi aveva invocato l’evirazione. Ma l’unica strada percorribile rimane quella della giustizia, con le pene severissime previste in caso di condanna. Ed è bene ricordarlo, anche se la rabbia è uno stato d’animo comprensibile in un passaggio così travagliato.


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