Il gup di Palermo Daniela Troja ha condannato, complessivamente, a 33 anni di reclusione sei tra imprenditori, tecnici comunali e esponenti mafiosi accusati di avere pilotato le gare relative alla realizzazione di impianti eolici nel trapanese. L’indagine è stata coordinata dal pm della dda di Palermo, Pierangelo Padova.
La pena più alta (8 anni e 4 mesi) è stata inflitta a Giovan Battista Agate, fratello dello storico boss Mariano, a Giuseppe Sucameli, architetto impiegato al Comune di Mazara del Vallo e ad Antonino Cuttone. Tutti e tre rispondevano di associazione mafiosa. Tre anni ha avuto l’ex consigliere comunale Vito Martino che rispondeva di corruzione; per corruzione aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra è stato condannato a 2 anni l’imprenditore trentino Luigi Franzinelli. Infine dovrà scontare un anno e 10 mesi di reclusione il socio di Franzinelli Antonio Aquara.
L’inchiesta nasce da una serie di intercettazioni di conversazioni del mafioso Matteo Tamburello, processato separatamente. “Un palo a Mazara non si alza se non lo voglio io” diceva, alla moglie, al telefono. Una frase apparentemente poco chiara che ha fatto insospettire gli investigatori e ha dato input a un’indagine sugli interessi di Cosa nostra nella realizzazione dei parchi eolici nel trapanese, che ha portato all’arresto di otto persone.
Presto, infatti, carabinieri e polizia hanno capito, appunto, che il “palo” altro non era che la “pala eolica” e che, dietro al business dell’energia alternativa, s’era costituita una sorta di joint venture tra imprenditoria, cosche e politici, tutti interessati ad arricchirsi col nuovo affare. Per realizzare i suoi scopi la mafia non avrebbe esitato a tessere alleanze con la politica, in particolare con esponenti delle pubbliche amministrazioni come Vito Martino, consigliere comunale di Forza Italia che, in cambio di denaro, avrebbe in tutti i modi favorito la Sud Wind, riconducibile all’imprenditore trentino Luigi Franzinelli, nell’assegnazione della convenzione per la realizzazione del parco eolico.
Il comune di Mazara del Vallo dovrà essere risarcito di 35 mila euro, oltre le spese processuali, dai condannati al processo. Il Comune, per decisione dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Nicola Cristaldi, si era costituito parte civile per il danno d’immagine subito. “Plaudiamo al lavoro di magistratura e forze dell’ordine. La giustizia deve fare il suo corso – ha detto Cristaldi – ed ha accertato le responsabilità degli imputati. Il nostro Comune si é costituito parte civile in questo procedimento e farà lo stesso in ogni altro procedimento nel quale i valori di legalità e trasparenza dei quali siamo portatori rischino di essere calpestati da reati di singoli o associazioni”.