La notizia è trapelata dal Financial Times, storico quotidiano inglese. Mafia, imprenditori e politici locali, in Sicilia, si sarebbero incontrati a tavolino per spartirsi le licenze per la costruzioni di impianti eolici nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento. La fonte è autorevole. A parlare coi giornalisti inglesi è stato, infatti, Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, direttore del ‘dipartimento’ mafia-economia.
“E’ un sistema raffinato di legami tra business e politica – ha detto Scarpinato al Financial Times – un pugno di persone controllano il settore eolico. Ci sono tante società, ma dietro ci sono le stesse persone”. I magistrati della Dda di Palermo ipotizzano che ci sia la mano di Cosa nostra dietro le licenze e i permessi assegnati a ditte che, poi, rivendono gli impianti a grosse società italiane ed estere. Il Financial Times, dal suo canto, ricorda quali sono le forze in campo. Il più grande operatore eolico in Italia è, infatti, l’inglese “Internation power”. Con lei anche la nostrana Enel, la tedesca “E.on” e la francese “Edf”. Aziende multinazionali che però, secondo Roberto Scarpinato, non sono al corrente delle infiltrazioni nel settore.
L’inchiesta avviato dall’ufficio di Palermo ha già portato a 8 arresti lo scorso febbraio, nell’operazione “Eolo” della squadra mobile di Trapani, coordinata dalla Dda di Palermo. Una storia in cui si incrociavano imprenditori senza scrupoli, legati alla famiglia di Matteo Messina Denaro e politici locali che cedevano alle pressioni dietro la promessa di voti e sostanziose tangenti.