Il "racconto" delle stragi | Ora tocca ai Graviano - Live Sicilia

Il “racconto” delle stragi | Ora tocca ai Graviano

(Da Torino) La deposizione è finita. Livesicilia ha seguito la diretta. Le parole di Spatuzza, le sue dichiarazioni su Berlusconi, Dell'Utri e le stragi stanno già sollevando polemiche. La Corte ha chiamato a deporre Giuseppe Graviano, Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro in teleconferenza nella prossima udienza dell'11 dicembre a Palermo. (SEGUE SERVIZIO)
DIRETTA. Parla Spatuzza.
di
10 min di lettura

17.00. La deposizione è finita.

16.50. La Corte non pone domande a Spatuzza e chiama a deporre Giuseppe Graviano, Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro in teleconferenza nella prossima udienza dell’11 dicembre a Palermo.

16.15. Il controesame della difesa, appuntato soprattutto sulle carte depositate, mira a minare l’attendibilità di Spatuzza e si conclude con un siparietto. L’avvocato Sammarco chiede quali condanne ha avuto Spatuzza. Il pentito risponde dicendo: “Sei, sette stragi e una quarantina di omicidi”. L’avvocato dice “ho concluso”, poi sedendosi aggiunge: “Una brava persona”. Il pg si alza in piedi e contesta l’atteggiamento della difesa. Interviene l’avvocato Mormino: “Era un fuorionda…”. La corte di è ritirata in camera di consiglio per decidere se e quali domande porre al teste.

16.00. La guerra comincia nel ’91. “A Roma c’erano i colonnelli di Cosa nostra: Messina Denaro, Sinacori, Graviano. Per uccidere Falcone, Martelli e Costanzo. Già dal ’91 c’era già atto di guerra ma con armi minori. Nel ’92 la cosa è diversa e si passa alle armi pesanti, partiamo nel ’91 ma a fine ’91 inzio ’92 cambia strategia. Non so se c’era una trattativa ma nel ’91 ci muoviamo per uccidere. Apprendo della trattativa a Campofelice nel ’92”

15.40. La difesa contesta a Spatuzza di aver fatto nomi dei politici prima dello scioglimento della “riserva”, avvenuta nell’interrogatorio del 16 giugno 2009 a Firenze. Il pentito risponde: “Una cosa è parlare superficialmente a Romeo e Giuliano, altro è dire che il signor Dell’Utri e Berlusconi sono responsabili delle stragi del ‘93”.

15.15. Riprende il processo col controinterrogatorio della difesa. “L’avvocato mi comunica che Palermo e Caltanissetta avevano dato parere favorevole al programma di protezione. A quel punto ho svelato alcuni omissis che mi ero riservato, lì entro nello specifico. Per la storia di via D’Amelio e per quello che ho consegnato ero convinto che di lì a poco si fosse conclusa la questione sulla mia sicurezza, ma ho visto che la cosa andava a scemare. Non volevo apparire uno che utilizzava personaggi della politica per avere la protezione per non dare adito a qualche mala linguaccia che poteva pensare che pur di accreditarmi tiravo in ballo i politici. Io non ho chiesto nulla allo stato”. Così risponde Spatuzza sulla domanda dell’avvocato Antonino Mormino sulla tempistica con la quale ha tirato fuori i nomi di Berlusconi e Dell’Utri.

14.52. Ingroia: “Valutare attendibilità”. “L’attendibilità di Spatuzza deve essere valutata fino in fondo, su questo non c’e dubbio. Il fatto che sia stato chiesto dalla procure un programma di protezione non significa che Spatuzza venga reputato assolutamente attendibile”. Lo ha detto il il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, intervenendo alla trasmissione “Il fatto” su Rai 2. “Il processo di oggi, grazie al controesame delle difese di Dell’Utri – ha aggiunto – può essere un’occasione per verificare la credibilità del pentito”.

14.38. “Spatuzza da denuncia”. “Spatuzza? Uno così Falcone l’avrebbe denunciato”. Parola di Marcello Dell’Utri

14.20. Il premier: “Fa ridere”.”Nessuno ci crede, sono cose che mi fanno soltanto ridere…”. Silvio Berlusconi in Consiglio dei Ministri ha spiegato di non essere affatto preoccupato dalle accuse di Gaspare e Spatuzza. “Sono accuse che si commentano da sole – ha riferito ai ministri durante la riunione nella sede del Governo – ma in Italia non c’è nessuno disposto a credere a queste assurdità. Io capo della mafia? Meglio riderci sopra…”.

13.44. La fede. “Il mio pentimento è la conclusione di un bellissimo percorso spirituale cominciato grazie al cappellano del carcere di Ascoli Piceno. E’ lui che mi ha fatto studiare la teologia. A quel punto mi sono trovato ad un bivio: scegliere Dio o Cosa nostra. Nel gennaio del 2008  ho deciso di fare il passo definitivo e ho chiesto, tramite un agente della polizia penitenziaria di cui mi fidavo, di incontrare il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. L’incontro avvenne a marzo. Io gli dissi che non chiedevo niente allo Stato, che le istituzioni sapevano cosa avrebbero fatto”.  Poi Spatuzza ha continuato: “Voglio restituire la verità alla storia, non mi fermerò mai. E’ una mia missione per dare onore a quei morti. Se io ho messo la mia vita nelle mani del male, non la devo perdere per il bene”.

13.41. “Avevo paura”. “I timori di parlare del presidente del Consiglio Berlusconi erano e sono tanti. Basta vedere che quando ho cominciato a rendere i colloqui investigativi con i pm mi trovavo Berlusconi primo ministro e come ministro della Giustizia uno che consideravo un ‘vice’ del primo ministro e di Marcello Dell’Utri. Poi c’era la questione di via D’amelio per cui sarei entrato in contrasto con la magistratura. E’ come dire a chi fa il palazzo che è fatto con cemento depotenziato. Poi c’era la questione politica”. E’ ancora Spatuzza che parla.

13.30. Carcere di Tolmezzo, Friuli, 2004. “Io mi ero un po’ dissociato da Cosa nostra, avevo preso le distanze. Mentre ero isolato arriva Pippo Calò e si parla di questa dissociazione. Io avevo iniziato questo percorso di ravvedimento, ero interessato, cerco di capire la situazione. Con Filippo Graviano parlavamo attraverso la finestra o a passeggio e mi fa capire che non ci interessa. A noi non ci interessa la dissociazione dei magistrati, perché non ci possono fare niente, se tutto deve arrivare dalla politica che fanno le leggi, dai magistrati volevano solo la collaborazione. Nel 2004, a Tolmezzo, Filippo Graviano aveva subito un infarto, stava malissimo, mi dispiaceva tanto. Gli hanno sospeso l’isolamento diurno, ci troviamo nello stesso gruppo di passeggio. Io vengo trasferito temporaneamente in un altro istituto perché dovevo fare colloquio investigativo con dottor Vigna (procuratore nazionale antimafia, ndr). Avevo già fatto altro colloquio, ha visto la mia disponibilità nei riguardi dello Stato, non volevo fare passo definitivo, c’erano problemi che ora stiamo ridimendo, la questione familiare, sono stato rinnegato, sa Dio che pensa nel mio cuore. Rientrando a carcere Tolmezzo comunico a Filippo del mio colloquio e lui stava malissimo, ho provato a convincerlo, parlavamo dei nostri figli, non volevamo fargli vivere quello che avevamo passato noi. Ho colto che Filippo stava crollando, ‘è bene fare sapere a mio fratello Giuseppe che se non arriva niente da dove deve arrivare anche noi parliamo coi magistrati’ mi ha detto”.

13.00. Il fallito attentato all’Olimpico a Roma. “Domenica mattina imbottiamo la macchina esplosivo, ci muoviamo con questa macchina e qusta viene posteggiata allo stadio Olimpico. L’attetnato si doveva fare all’uscita dei carabinieri dalla partita. A Monte Mario, Benigno dà impulso, continua a pressare il telecomando ma l’attentato grazie a Dio non avvenne. Quando poi la camionetta passa gli dico ‘fermati’. Siamo scesi con la moto e ci attiviamo per recuperare la macchina. Era un pericolo, non sapevamo se l’impulso c’era e poteva scoppiare e decidiamo di fare ritentro a Palermo. Cosimo Lo Nigro con Luigi Giacalone restano a Roma, io e Benigno Salvatore torniamo a casa”.

12.45. Spatuzza parla di un incontro a Roma con Giuseppe Graviano. “Mi vengono date le coordinate che dovevo andare a prendere Graviano e portarlo al posto-base. Con lo Scarano siamo in via Veneto, doveva essere una cosa veloce, prendere Giuseppe Graviano e andare via, avevamo le macchine in doppia fila. A piedi vado in questo bar e lì davanti c’è Giuseppe, effettivamente aveva atteggiamento gioioso, come quello della nascita di un figlio, aria molto gioiosa, aveva un cappotto blu, mi invita a entrare dentro il bar. Ci siamo seduti nei tavolini, abbiamo consumato qualcosa, aveva sempre quell’espressione. Avevamo chiusto tutto e ottenuto quello che cercavamo grazie alla serietà delle persone che avevano portato avanti queste cose. Che non erano come questi crasti socialisti nell’88 o ’89 avevano preso i voti e poi…Mi vengono fatti due nomi: Berlusconi, era quello di Canale 5, mi dice c’era di mezzo un nostro compaesano, Dell’Utri. Grazie alla serietà di questa persone c’eravamo messi il paese delle mani”.

12.20.  I morti che ci portiamo appresso. “A fine ’93 ci incontriamo a Campofelice di Roccella, in un residence, con ‘Madre natura’, cioè Giuseppe Graviano. Siamo io e Cosimo Lo Nigro. Graviano ci spiega che dobbiamo uccidere un bel po’ di carabinieri e l’ attentato si deve fare su territorio romano. Dissi che per questa storia ci stavamo portando appresso morti che non ci appartengono, 5 morti a Milano, a Firenze, quella bellissima bambina. Lui mi dice è bene che ci portiamo appresso altri morti”.

12.00 Faccio parte dell’organizzazione terroristico mafiosa denominata Cosa nostra, sono diventato uomo d’onore, quando è stato arrestato Nino Mangano e divento reggente della famiglia e del mandamento di Brancaccio”. “Nel luglio del ’93  partito per Roma per fare un attentato mi hanno dato 5 lettere da spedire. Due erano per il Corriere della Sera e il Messaggero, un’anomalia”. Sono tra le prime parole di Spatuzza.

11.50. La corte ammette la testimonianza di Spatuzza che entra in aula coperto da un cordone delle forze dell’ordine. Il pentito accetta di parlare e recita la formula con voce tremante.

11.34. La mafia ha votato per noi? Può essere. “La mafia ha votato per noi? Che ne so, può essere; d’altronde in passato aveva votato anche per Orlando”. Lo ha detto il senatore Marcello Dell’Utri, in una pausa del processo, in corso a Torino, in cui è imputato di concorso in associazione mafiosa, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se lo straordinario successo elettorale di Forza Italia in Sicilia, nel 2001, fosse dovuto ai voti dei boss. “Purtroppo – ha aggiunto – non gli hanno ancora tolto il diritto di voto. Fino a quando qualcuno non gli impedisce di votare, ciò che fanno non è controllabile”.

11.06. Spatuzza pentito della mafia. “Spatuzza non è un pentito dell’antimafia, ma della mafia. Il governo Berlusconi è quello che più si è impegnato nella lotta a Cosa Nostra”: lo ha detto il senatore Marcello Dell’Utri, parlando con i giornalisti durante una pausa del processo davanti alla corte d’appello di Palermo, riunita a Torino, nel quale è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. “Sono tranquillo – ha aggiunto – ma assisto ad uno spettacolo incredibile. Mi sento a teatro, ma il protagonista-imputato non sono io, è un altro. La mafia ha tutto l’interesse a far cadere il governo Berlusconi perché è quello che ha fatto di più contro  Cosa Nostra”.

10.50. “La corte si ritira per decidere sulla richiesta della difesa

10.30. “Che scoppi la bomba atomica, vedremo che è solo un petardo”. Lo ha detto uno dei legali del senatore Marcello Dell’Utri, l’avvocato Nino Mormino. A sorpresa la difesa chiede l’acquisizione di tutte le dichiarazioni rilasciate da Gaspare Spatuzza, “per far emergere le manipolazione della verità che è stata fatta”. ”

10.10 “Non è più collusione, ma partecipazione”. La difesa ha sottolineato che, secondo i documenti depositati dalla procura di Firenze, in cui si parla di “rapporto di compenetrazione di interessi del sistema politico e parapolitico, con la mafia”. In sostanza non è più collusione, ma Dell’Utri e Berlusconi sono accusati, soprattutto mediaticamente, di fatti più gravi e diversi da quelli che si discutono al processo.

9.45. La difesa chiede la revoca dell’ordinanza della corte con la quale si chiama a deporre Gaspare Spatuzza. “Siamo di fronte a un processo di primo grado che si innesta nel processo di secondo grado”.

9.35 Entra la corte si apre la seduta. L’imputato Marcello Dell’Utri entra in aula alle 9 e 40.

9.33 Il pg: “Aspettative eccessive”. “Intorno alla deposizione di Spatuzza ci sono aspettative eccessive, il suo ruolo è stato troppo enfatizzato”. Sono le parole del pg Nino Gatto.

Grossi disagi a causa dell’elevato numero di giornalisti che hanno avuto accesso all’aula bunker de tribunale di Torino (quella del processo Cogne, Thyssen Group ed eternit) solo alle 9 e 30. Nella lunga coda nei corridoi l’eurodeputato della Lega, Mario Borghezio, ha distribuito dei volantini in cui accusa che il caso di una sua aggressione in un treno non è mai stato trattatato dal tribunale di Torino. Ma oggi è il giorno del superpentito Gaspare Spatuzza che esordisce pubblicamente nel processo d’Appello al senatore Marcello Dell’Utri. Livesicilia è lì, di fronte alla Corte e alle spalle del killer di Brancaccio – che sarà coperto da un paravento -, per raccontarvi in diretta un passaggio, forse, fondamentale per la storia contemporanea del Paese. (SEGUI LA DIRETTA)


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI