"A Partinico una faida interna" - Live Sicilia

“A Partinico una faida interna”

Pino Maniaci a Livesicilia
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3 min di lettura

Dopo la manifestazione di martedì e la reazione del prefetto che ha rafforzato la presenza di polizia, carabinieri e guardia di finanza sul territorio c’è chi sostiene che sui fatti di  Partinico si sta facendo confusione. E molta. Sarebbe, infatti, “una faida interna” la causa della nuova recrudescenza. Questo, almeno, secondo Pino Maniaci, direttore di Telejato, tv di frontiera, che conosce nomi e facce della piccola Partinico. E dell’escalation di intimidazioni che si sono “accese” in città nelle ultime due settimane, dà un’altra chiave di lettura. Come sempre, senza peli sulla lingua: “Se loro sono uomini d’onore – dice -, disonorarli è per noi una questione d’onore”.

Che succede a Partinico?
“I fatti di Partinico sono stati letti in maniera sbagliata dai media. Il Giornale di Sicilia parla di imprenditori taglieggiati. In realtà a Partinico c’è una faida interna e il ‘Policentro’ di cui parlano è un investimento di neanche 80 milioni, non i 300 di cui parlano”.

Chi sono questi imprenditori allora?
“La prima vittima delle intimidazioni venne accusata di essere vicino a Totò Vitale. Saverio Lo Monaco in realtà ha una piccola impresa edile con 4 dipendenti tra cui Michele Vitale, figlio di Vito, fino a due giorni prima che venisse arrestato. Lo stesso che mi a preso a botte, insomma. Dopo hanno incendiato l’scavatore a Vanessa Cannavò, figliastra di un certo Antonino Geraci. A quest’ultimo vennero trovati 300 chili di marijuana nei sacchetti della differenziata. E quando gliel’hanno chiesto, la Cannavò manco sapeva dove fosse l’escavatore. Antonino Geraci, è nipote del capomafia Nenè. Passano due giorni e al consigliere Briganò incendiano una casa in campagna. Ma questa è un’altra storia. Qua capita che i ladri che non trovano niente, per ‘sfregio’ ti brucino la casa e lui stesso dichiara che non è una questione di mafia. E’ il turno del fratello di Saverio, Giovanni Lo Monaco, che si occupa di inerti, una piccola impresa edile. Gli bruciano un bobcat. Lui si ritiene sia vicino alla famiglia dei Vitale. Bruciano due macchine a un’altro piccolo imprenditore edile, Pino Amato e figlio. Coinvolti nell’operazione “Rappa+27″ per essere contigui alla famiglia dei Vitale. Il giorno prima della fiaccolata bruciano la macchina di Giuseppe Bonomo, figlio di Giovanni, che ha un’enoteca. I figli hanno cercato di tirarsi fuori dalla nomea del padre, boss di un certo calibro arrestato nel Senegal. Il commissariato di qua lo abbiamo preso da lui, diciamo. Giovanni si è lasciato con la moglie. Questione di ‘Pilu’ come direbbe Albanese”.

Ci voleva questa solidarietà insomma..
“Le fiaccolate, i cortei contro la mafia, vanno bene. Anche se si tratta di atteggiamenti da condannare, le cose devono essere lette con la giusta chiave. Alla fiaccolata c’erano i ragazzi delle scuole, c’erano i politici, i sindacalisti… “.

E gli abitanti di Partinico?
“Non c’erano. Partinico vive ancora nell’ombra. E tutto, per di più, li confonde”.

Ha parlato di Faida interna.
“All’interno della famiglia Vitale, c’è una pentita, Giusi. tornato dal carcere, Michele Vitale ha denunciato la moglie perché lo ha preso a legnate. Uscito di galera continuava a delinquere, ma la moglie non era d’accordo. ‘La mafia ha cambiato strategia: non spara, querela’ ho detto qualche giorno dopo al tg. Mi sono preso una querela anch’io. Sono indeboliti e le famiglie emergenti li attaccano. Gli inquirenti intanto indagano e lo fanno sulla giusta direzione, tra un pò ne vedremo delle belle”.

Ma chi si sta contendendo il posto dei Vitale?
“I Nania, intanto, da sempre contro i vitale. I Giambrone che, anche se di Borgetto, hanno sempre messo gli occhi su Partinico. E i Lo Biondo che noi chiamiamo ‘Mannarini'”.

Perchè?
“Sono pelati. Come se avessero i mandarini al posto della testa”.


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