Allagamenti, frane, esondazioni| 'Colpa di incuria e cementificazione' - Live Sicilia

Allagamenti, frane, esondazioni| ‘Colpa di incuria e cementificazione’

I danni del maltempo in Sicilia

L'esperto: "Necessari piani per la salvaguardia del territorio".

PALERMO – Pioggia ininterrotta, allagamenti, smottamenti. E terreni trasformati in “paludi”, come Coldiretti ha già dichiarato oggi, lanciando l’allarme soprattutto per le zone dell’Agrigentino. Il maltempo delle ultime ore ha messo in ginocchio città e paesi dell’entroterra e la parte occidentale della Sicilia, dove si sono verificate anche esondazioni di fiumi e torrenti, cedimenti stradali e frane. Già nei giorni scorsi a pagare le conseguenze della perturbazione era stata la città di Palermo, con strade completamente allagate: l’acqua ha raggiunto i finestrini delle auto facendo rimanere intrappolati gli automobilisti, quasi 180 alberi sono stati abbattuti dal forte vento, centinaia gli interventi dei vigili del fuoco da un capo all’altro del capoluogo.

A trasformarsi in veri e propri fiumi, le strade ormai tristemente e storicamente note per gli allagamenti: via Imera e dintorni, le vie della zona nord, parte del centro storico, le aree vicine ai sottopassi. “Ad allagarsi sono soprattutto le zone “depresse”, ovvero quelle sulle valli dei due fiumi un tempo presenti a Palermo, il Papireto e il Kemonia”, che ancora oggi scorrono in condotte sotterranee – spiega il geomorfologo Valerio Agnesi, direttore del dipartimento di Scienze della Terra e del Mare dell’Università di Palermo -. Queste valli sono state nel tempo “riempite” per espandere la città, ma si allagano per la loro conformazione topografica, proprio come accade in via Imera ad ogni pioggia. Inoltre – precisa – l’espansione a nord della città ha reso vulnerabili zone che prima non lo erano. La superficie infiltrante si è inevitabilmente ridotta in seguito alla cementificazione, molte strade, col passare degli anni non sono state probabilmente adeguate ai cambiamenti climatici. La manutenzione di tombini e caditoie è inoltre fondamentale”.

Ma nelle ultime ore a pagare il prezzo più caro è la zona interna dell’Isola, in provincia di Agrigento, ad esempio, si è verificata l’esondazione del torrente Cansalmone, a Vicari il fiume San Leonardo e fango e detriti hanno invaso la statale. “Una vasta area in cui rileviamo ormai da tempo un dissesto diffuso – sottolinea Agnesi -. I versanti costituiti da terreno argilloso, sono interessati da frane ad ogni pioggia intensa, riversando sulle acque il materiale solido. Oggi si assiste a cambiamenti climatici notevoli, con piogge intense, ma brevi e alle cosiddette “bombe d’acqua” che con il progressivo abbandono delle campagne e la carenza di opere di prevenzione, provocano danni sempre più gravi”.

Secondo l’esperto, infatti, bisogna puntare oggi più che mai alla prevenzione per la tutela del territorio: “Bisogna salvaguardarlo, prepararlo ad eventi del genere che in seguito alla deforestazione non possono essere affrontati. I versanti sono sempre più a rischio di erosione e la cementificazione selvaggia contribuisce ad aggravare i rischi. Per questo – conclude – sono necessari piani regolatori in grado di stabilire dei limiti: non si può continuare a costruire senza controllo. Bisognerebbe inoltre realizzare piani di rimboschimento e dare vita a serie politiche per la salvaguardia e la conservazione del territorio”.


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