PALERMO – “I privati per entrare all’Amia dovranno passare sul mio cadavere”. Non usa mezzi termini Leoluca Orlando, il giorno dopo la decisione del tribunale fallimentare di Palermo di respingere la proposta di concordato preventivo che ha di fatto condannato l’azienda al fallimento e spianato la strada alla nascita di una nuova società. Una prospettiva che lascia intravedere molti scenari ma anche qualche pericolo.
“Il Comune ha la responsabilità dell’igiene ambientale in città – dice a chiare lettere il Professore – abbiamo il dovere di garantire al meglio i servizi che comprendono anche la raccolta differenziata o la gestione di Bellolampo, ma garantendo anche i livelli occupazionali grazie alle risorse che già abbiamo”. E proprio qui sta la differenza, per esempio, con la Gesip: mentre nel caso di quest’ultima in bilancio non c’è più un euro, i soldi per l’igiene ambientale ci sono e sono anche tanti. Il contratto di servizio costa, ad oggi, circa 115 milioni di euro a cui vanno aggiunti gli otto di adeguamento già previsti nel bilancio pluriennale. “Il che significa – spiega il sindaco – che non avremo bisogno di fare altre manovre o correzioni, le risorse le abbiamo già e basteranno per i servizi e i posti di lavoro”.
La sentenza di ieri, nei fatti, obbliga i commmissari a restare a piazzetta Cairoli almeno fino al 27 luglio, giorno in cui scadrà il loro mandato: a quel punto il tribunale dovrà tirare le somme e stabilire se l’azienda dopo tre anni è stata risanata oppure è destinata al fallimento, così come aveva chiesto proprio tre anni fa la Procura della Repubblica. Ma la perdita strutturale di due milioni al mese sembra condannare l’Amia, che a quel punto verrebbe affidata a un curatore fallimentare che avrebbe il compito di soddisfare i creditori con i beni dell’azienda, fra cui rientrano palazzo La Rosa e il 49 per cento delle azioni di Amg. Nessun rischio per Palazzo delle Aquile, visto che si tratta di una spa e quindi il socio unico non viene intaccato nel suo patrimonio. Uno scenario che potrebbe concretizzarsi anche prima, se i commissari dovessero decidere di portare i libri in tribunale o se il Prefetto requisisse l’azienda. “Non sappiamo se continueranno a comportarsi come hanno fatto sinora – attacca Orlando – noi ormai ci aspettiamo di tutto”.
A quel punto però al curatore toccherà capire cosa fare dei lavoratori, così come il Comune si troverà con un servizio pubblico, di cui è in qualche modo monopolista, che non può essere interrotto. Proprio per questo piazza Pretoria è pronta a farsi carico dei lavoratori e dei servizi, magari con l’affitto di un ramo d’azienda o con la creazione di una nuova società: l’intenzione dell’amministrazione è comunque chiara, indipendentemente dallo strumento giuridico adottato.
“Ma posso garantire che l’Amia non finirà in mano ai privati – continua Orlando – se qualche privato prima aveva un amico, adesso sappia che qui non ce ne sono più. Lunedì stesso chiederò un incontro al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che ha nominato i commissari, per capire che intenzioni ha”. Il Comune è sicuro di non avere concorrenti per la presa in carico dell’Amia ed è pronto a ricorrere anche alle cattive: “Che se ne fanno dell’azienda, se poi il contratto di servizio resta comunque in mano al Comune? Siamo noi a decidere a chi affidare il servizio, abbiamo una sorta di monopolio – dice scherzando il sindaco – anche perché senza il contratto di servizio l’azienda non vale granché”. Bellolampo, così come parte dei compattatori e delle strumentazioni, sono infatti di proprietà comunale: a piazzetta Cairoli resterà poco per soddisfare i creditori. “Ed è per questo che non abbiamo concesso a questi commissari i fondi Fas per la sesta vasca o l’adeguamento del contratto – aggiunge il vicesindaco, Cesare Lapiana – sarebbe tutto finito nel calderone dei debiti, e poi la legge ci vieta di dare soldi ad aziende in rosso”.
E l’Amia, o quel che diventerà, potrebbe trovarsi così senza più debiti e con un sostanzioso contratto in grado di soddisfare tutte le esigenze, per non parlare dei possibili ulteriori introiti che deriverebbero (così come i risparmi) dalla sesta vasca di Bellolampo, dall’impianto di compostaggio e dal secondo step della raccolta differenziata. Un’azienda che tornerebbe così florida, “visto che i precedenti amministratori – conclude Orlando – sono riusciti a far fallire una realtà che prima funzionava benissimo”.