CATANIA – L’Università di Catania punta sulla ricerca. Sono stati investiti, infatti, sei milioni di euro per i dottorati. Lo ha annunciato il rettore Giacomo Pignataro nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico 2015/2016 che si è svolta nell’aula magna “Santo Mazzarino” dell’ex Monastero dei Benedettini. Dopo il corteo storico delle facoltà e l’esecuzione del coro del Teatro Massimo Bellini, si sono susseguite le relazioni del Rettore Giacomo Pignataro e di altri esponenti dell’ateneo. Culmine dell’evento, la prolusione del filosofo Massimo Cacciari, dal tema Luoghi e confini. “Il definanziamento dell’istruzione e della ricerca in Italia non è frutto solo di scelte politiche, ma ha anche profonde radici sociali e culturali”, afferma Pignataro, delineando l’attuale situazione dell’insegnamento.
“Gli insegnanti si ritrovano per un verso screditati ma, allo stesso tempo, convocati a esercitare il ruolo di supplenti di un discorso educativo che sembra non aver più sostegno nelle famiglie né nelle istituzioni”. Non ha dubbi, Pignataro, sul ruolo sociale che l’ateneo ricopre: “Siamo consapevoli che il sapere e la cultura non possono essere ristretti entro i confini della cittadella accademica; l’università ha il dovere di contribuire a un’inversione di rotta del nostro territorio, in termini di crescita economica e sociale”. Nell’ultimo anno l’università di Catania ha registrato un aumento di immatricolazioni del 15%, con oltre mille immatricolati in più. Alcune iniziative si sono rivolte alle matricole, con un investimento di 800 mila euro in attività di tutorato per i primi anni di corso. “L’azione che ci rende più orgogliosi”, prosegue il rettore, “riguarda i 2 milioni e mezzo di euro che l’ateneo ha recuperato e investito nel diritto allo studio. In un contesto di generale calo delle risorse per il diritto allo studio, sapere che più studenti meritevoli avranno il dovuto supporto dal loro ateneo, è motivo d’orgoglio per tutti noi”.
Anche per i dottorati di ricerca sono stati investiti ben 6 milioni di euro, con l’obiettivo di coprire tutti gli ambiti scientifici. Tra le attività di riforma interna, la riorganizzazione dei dipartimenti e dell’amministrazione; notevole importanza ha il rilancio del Policlinico. Angelo Crimi, rappresentante degli studenti, ha ripercorso i risultati raggiunti nell’ultimo anno: dal riconoscimento dello status di studente-lavoratore, all’istituzione della consulta universitaria. “Auspichiamo che si possano risolvere determinate criticità nei corsi di laurea magistrale, così da rendere le procedure d’accesso il più inclusive possibile”, ha detto il rappresentante, ricordando gli interventi riusciti a sostegno del diritto allo studio, ma anche questioni spesso trascurate, come la manutenzione delle strutture. Salvatore La Giglia, rappresentante del personale tecnico-amministrativo, ha ribadito il drastico taglio di risorse del quale è oggetto l’università, soffermandosi sul nuovo sistema di calcolo dell’ISEE che riduce gli aventi diritto alle borse di studio.
“Eliminare gli sprechi, insistere nelle politiche di orientamento e sostegno agli studenti, ampliare la flessibilità dell’offerta formativa” sono le proposte. Tuttavia è problematica la situazione del personale, il cui contratto nazionale di lavoro non è stato rinnovato, mentre persiste il blocco del fondo per il salario accessorio. Federico Portoghese, direttore generale, ha poi delineato alcune delle innovazioni in corso: rinnovo dei sistemi informatici, indennità per il personale, costruzione di nuove aule studio e un incremento delle collaborazioni part-time, permettendo agli studenti di percepire un reddito cooperando alle attività di ateneo. Notevole effetto ha suscitato la prolusione finale.
“Una società che non capisce il valore di investire nel diritto allo studio, è destinata alla decadenza”. Così ha esordito Cacciari, insistendo sul “potere” della conoscenza e sul diritto-dovere di acquisirla. Il filosofo si è poi soffermato sul fenomeno migratorio, auspicando una politica di integrazione non facilmente buonista ma ragionata: “Il termine limen non indica un limite rigido, ma una soglia.” L’Europa dovrebbe dunque ridefinire la propria identità di luogo abbastanza forte da potersi relazionare con altre culture. “Solo così si potrà assorbire quello che altrimenti sarebbe un autentico urto con popolazioni la cui civiltà è stata sconfitta e, in qualche modo, tradita dalle democrazie occidentali, che non hanno mantenuto le loro promesse di sviluppo”.
Fuori dall’aula magna ha fatto sentire la sua voce il Collettivo universitario catanese, con un’assemblea e attività di volantinaggio. “Lo smantellamento dell’università italiana parte dai licei, in modo consapevole, con provvedimenti che aumentano eccessivamente il potere dei presidi”, afferma Alessio Grancagnolo, portavoce del collettivo. Il gruppo ha lanciato una petizione per reagire al nuovo ISEE e alla conseguente riduzione delle borse di studio. “Chiediamo un nuovo bando che copra gli esclusi dalle borse di studio, e un tavolo tecnico con Ersu, Regione e rappresentanti degli studenti. Una parte degli studenti non può proseguire gli studi: questi sono fatti, dinanzi ai quali l’Ersu e il Rettore devono prendere una posizione”.