Bagheria, boss e imprenditore edile: sequestro da 800 mila euro

“Boss e imprenditore edile”: sequestro da 800 mila euro

Indagine patrimoniali nei confronti di Nicola Testa
MISURE DI PREVENZIONE
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PALERMO – Valgono 800 mila euro i beni sequestrati dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo a Nicolò Testa, meglio conosciuto come Nicola, capo della famiglia mafiosa di Bagheria e imprenditore. Un imprenditore edile che sbaragliava la concorrenza.

Testa è finito in carcere per mafia nel 2015. Due anni dopo, le nuove accuse per droga. A tracciare il ruolo criminale di Testa sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale che hanno anche valutato la sproporzione fra i redditi leciti e i suoi investimenti. Da qui il provvedimento di sequestro proposto dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Di Testa ha parlato Pasquale Di Salvo, ex poliziotto della scorta di Giovanni Falcone, mafioso e collaboratore di giustizia. “Non c’era un lavoro di una ditta che poteva subentrare – ha messo a verbale Di Salvo – perché sia sul campo della muratura, sia sul campo dei ponteggi, sia sul campo del movimento terra e sul campo degli scarrabili aveva tutto in mano lui”.

Di Salvo avrebbe constatato in prima persona l’impossibilità di fargli concorrenza. Ad un certo punto, infatti, aveva deciso di mettersi in affari con i cassoni usati per raccogliere i materiali di risulta nei cantieri edili.

“Lo volevo fare io, io volevo aprire un magazzino per mettere gli scarrabili – ha spiegato Di Salvo – e lui mi fa dice no, stai fermo perché gli scarrabili ce li ho io, sì, ma tu hai i ponteggi, hai la muratura, hai il movimento terra, io devo vivere, fammi fare gli scarrabili a me che ci penso io, no, non esisteva, però ci sono state delle piccole ristrutturazioni su delle case, su delle cose e poi appalti che lui prendeva così, senza nessun problema”.

Anche un altro collaboratore della provincia, Andrea Lombardo, ha piazzato Testa al vertice del clan e ha ricostruito la sua ascesa nel settore edilizio. (LEGGI Pizzo summit e pestaggi)

Sempre secondo il racconto di Di Salvo, il mancato pagamento ai mafiosi palermitani di una partita di droga fece saltare gli equilibri. Carmelo D’Amico, capo decina del clan di Bagheria, perse l’incarico e fu sostituito da Nicola Testa. (LEGGI il verbale di Di Salvo).

Tra i beni sequestrati ci sono un’impresa edile, immobili e appezzamenti di terreno.


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