Caccia alle pillole di iodio per fermare le radiazioni: a cosa servono e quando prenderle - Live Sicilia

Caccia alle pillole di iodio per fermare le radiazioni: a cosa servono e quando prenderle

Dopo l'attacco alla centrale di Zaporizhzhia è scattata la corsa al farmaco
LA PAURA
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Dopo l’attacco alla centrale di Zaporizhzhia in molti hanno drizzato le orecchie e adesso incombe la paura per il nucleare ed è scattata la corsa alle compresse anti-radiazioni a base di iodio.

In Belgio la popolazione sta cercando di accaparrarsi queste pillole, in Svizzera viene distribuita alla popolazione entro 50 km dalle centrali nucleari.

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L’Istituto superiore di sanità ha fatto chiarezza su come e quando prendere queste pillole.

Durante un incidente nucleare, lo iodio radioattivo può essere rilasciato contaminando l’ambiente, con conseguente esposizione esterna. L’inalazione di aria contaminata e l’ingestione di cibo e acqua potabile contaminati possono portare all’esposizione interna alle radiazioni e all’assorbimento di iodio radioattivo principalmente da parte della tiroide. Tuttavia, la ghiandola tiroidea, che utilizza lo iodio per produrre ormoni tiroidei, non distingue tra iodio radioattivo e iodio stabile. Per questo, l’assunzione di pillole allo iodio non radioattivo (stabile), prima o all’inizio dell’esposizione allo iodio radioattivo, può impedire l’accumulo di quest’ultimo nella tiroide saturandola con iodio non radioattivo e riducendo così efficacemente l’esposizione interna della tiroide. Nel complesso, precisa l’Iss, nelle persone esposte allo iodio radioattivo, la somministrazione orale di iodio stabile (insieme al controllo degli alimenti e dell’acqua potabile) è considerata una strategia appropriata per ridurre il rischio di effetti negativi.
Tuttavia, è importante sottolineare che le compresse di iodio non vanno assunte preventivamente o di propria iniziativa, ma solo in caso di esposizione allo iodio radioattivo e su indicazione delle autorità o dei medici.

Inoltre, l’uso delle compresse è raccomandato solo per le persone in determinate fasce d’età. In caso di fuoriuscita di radiazioni, i minori di 18 anni sono maggiormente a rischio di sviluppare tumori. Lo stesso vale per le donne in gravidanza o in allattamento, mentre gli adulti dai 18 ai 40 anni hanno meno probabilità di sviluppare il cancro alla tiroide. Il rischio si abbassa ulteriormente per gli over 40, rendendo l’uso delle compresse “controproducente e persino potenzialmente tossico”.

Il Belgio, che ospita sette reattori nucleari ancora in funzione (il cui spegnimento è previsto per il 2025), le compresse di ioduro di potassio vengono infatti distribuite gratuitamente dalle farmacie, su semplice presentazione della carta d’identità. Dopo l’incendio di ieri mattina, l’Autorità federale belga per il controllo nucleare ha assicurato che “non è stato misurato alcun aumento delle radiazioni”, dopo che nei giorni scorsi aveva ricordato alla popolazione di non assumere le compresse di iodio preventivamente o di propria iniziativa, ma solo su indicazione.

L’Associazione dei farmacisti belgi ha segnalato che solo giovedì scorso – quando sono arrivate le prime notizie sui combattimenti vicino alla centrale nucleare ucraina nota per il tragico incidente del 1986 – sono state consegnate 1.500 scatole da 10 compresse. Venerdì e sabato la domanda è salita a 4mila confezioni al giorno e si stima che lunedì le consegne abbiano sfiorato quota 30mila. Ritmi che si stanno avvicinando al record storico registrato nel mese di marzo 2018, quando vennero consegnate fino a 45mila confezioni di compresse al giorno durante l’attuazione del piano di sicurezza nucleare.


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