Cancelleri e Chinnici, quando ci siamo abituati a tutto?

Cancelleri e Chinnici, quando ci siamo abituati a tutto?

I passaggi di casacca, gli alibi e le giustificazioni. Tanto, ormai, che importa?
GIRI DI VALZER
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(Roberto Puglisi) Quando ci siamo abituati a tutto? Quando è diventato normale che un fustigatore grillino di costumi, come Giancarlo Cancelleri, passasse tra le schiere degli ex suoi fustigati e che la candidata di una fazione – alle presidenziali siciliane, nemmeno alle condominiali della cabina di Mondello – transitasse nelle accoglienti caserme dell’esercito opposto, come è accaduto con Caterina Chinnici? Niente di personale, per carità: sono scelte. Né si possono tollerare certi commenti offensivi, perché l’indignazione c’è stata, ma poco credibile. Semplicemente, cose così – per noi minoranza – hanno la ancora la forza di stupirci e non riusciamo ad accoglierle con un’alzata di spalle. Siamo antiquati e moralisti? Va benissimo. Però, non ci limitiamo alla damnatio.

Lo sdegno, dunque. Troppo tonitruante per risultare autentico. Troppo smaccato. Troppo legato alla parte politica di riferimento. E fin troppo strumentale. La vogliamo buttare sull’antimafia per esibire un sussiego meritevole di altre cause per la figlia del giudice ucciso dalle cosche che va in Forza Italia? L’operazione è tecnicamente fattibile, ma, forse, l’antimafia dovrebbe meglio ragionare sulla sua voce stentorea, sulle proprie contraddizioni e sugli errori. Rispettando, come ha riconosciuto con sensibilità Mari Albanese, il legame tra le figlie e i padri.

La possiamo, tuttavia, mettere sul piano della normalità. E allora ci vorrebbe un sussulto collettivo – di sinistra, di destra, di centro, di su e di giù – qualcosa che si dovrebbe comunicare con urgenza. Quando ci siamo abituati a tutto e al contrario di tutto, noi, corpo elettorale che ormai grida soltanto se c’è da colpire gli avversari?

Il caso della Chinnici, per l’appunto. I suoi ex compagni l’hanno disconosciuta. I suoi nuovi amici politici l’hanno accolta a braccia aperte. E sarebbe stato bello ascoltare da uno di sinistra l’ammissione di una colpa sincera, un autodafè, per avere dato credito politico a una figura rispettabilissima, ma non rispecchiabile né in una appartenenza, né in un territorio. Qualcosa è stato detto da Antonello Cracolici. E sarebbe stato consolante sentire da uno di destra qualche distinguo, un minimo di stupore non condiscendente. Ci ha provato soltanto, onestamente, Francesco Cascio, la cui intervista si può leggere qui.

Per il resto, tutto (forse) prevedibile e descritto. L’onorevole Caterina che salta – oplà – dalla parte del campo del suo ex competitor e oggi presidente della Regione – di cui fu, per la verità, una avversaria silente, più che sobria. E l’altro approdato di fresco che le offre un benvenuto da reduce del reame grillino: “Sono molto contento perché conosco Caterina da diverso tempo, certamente la serietà, la qualità ed i valori che può portare all’interno di Forza Italia sono indiscutibili”. Firmato Giancarlo Cancelleri. Forse, sarebbe più comprensibile se tutti ammettessero: “Siamo politici, abbiate pazienza”. Ma tanto noi siamo ormai abituati a tutto.


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