Capaci, i consulenti della procura: | "Reperti alterati sull'autostrada" - Live Sicilia

Capaci, i consulenti della procura: | “Reperti alterati sull’autostrada”

I tecnici stanno deponendo in Corte d'Assise a Caltanissetta nel nuovo processo per l'attentato del 23 maggio 1992: "Non tutto il tritolo esplose".

PALERMO – Le analisi sull’esplosivo usato per la strage di Capaci, fatte subito dopo l’attentato, furono eseguite utilizzando le migliori tecniche esistenti all’epoca. Le critiche che si possono sollevare riguardano soprattutto la fase della raccolta dei reperti. Sul posto, infatti, arrivarono parecchie persone, che calpestarono il terreno circostante, alterando la conservazione dei reperti stessi”. Lo hanno sostenuto i periti Claudio Miniero e Marco Vincenti incaricati dalla Procura nissena di eseguire una nuova consulenza sull’esplosivo utilizzato nella strage di Capaci. I tecnici stanno deponendo in Corte d’Assise a Caltanissetta nel nuovo processo per l’attentato del 23 maggio ’92, in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. “Inoltre, si trattava di una situazione completamente nuova per chi doveva raccogliere i resti di esplosivo e di terreno – hanno aggiunto – perché un fatto del genere non si era mai verificato e quindi non avevano un metodo da seguire. Ad esempio, nel caso dell’attentato di via D’Amelio, la campionatura delle tracce dell’esplosione fu eseguita in maniera molto più razionale, prelevando resti da più punti, perché c’era stato il precedente di Capaci”. Sotto processo davanti alla corte ci sono boss e affiliati alla famiglia mafiosa di Brancaccio: Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Lorenzo Tinnirello, Giorgio Pizzo e Cosimo Lo Nigro. “Dobbiamo considerare – hanno affermato i periti – che l’esplosivo conservato in una latta in fondo al mare si conserva meglio perché sta meno a contatto con l’ossigeno e quindi è meno soggetto ad ossidazione”. Secondo quanto riferito dal pentito Gaspare Spatuzza nel corso delle precedenti udienze, l’esplosivo utilizzato per l’attentato di Capaci proverrebbe da ordigni bellici recuperati in fondo al mare.

*Aggiornamento ore 14.54
“L’ esplosione causata dall’ordigno usato per la strage di Capaci non ha esercitato tutta la sua forza dirompente. Questo è riscontrabile dal fatto che sono stati trovati diversi residui di tritolo inesploso. In questo caso si parla di esplosione non ‘franca’, significa che non è avvenuta in modo ottimale”. Così i periti Claudio Miniero e Marco Vincenti hanno descritto l’esplosione che uccise, il 23 maggio ’92, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta rispondendo alle domande dei difensori degli imputati nel processo bis per la strage di Capaci, in corso davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta. Sotto processo ci sono boss ed affiliati alla famiglia mafiosa di Brancaccio Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Lorenzo Tinnirello, Giorgio Pizzo e Cosimo Lo Nigro.


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