CATANIA. E’ stato il congedo ufficiale di una esperienza che ha provato emotivamente tanti. Che ha segnato (e per tanti versi continua a farlo) le vite di tutti, trasferendo una professionalità ed una competenza delle quali fare (adesso) tesoro.
Pino Liberti, Commissario per l’emergenza Covid, lascia. Così come i suoi colleghi. Così come le strutture che hanno supportato una fase per troppi versi drammatici della fase pandemica.
Ed il congedo di Liberti è volutamente condiviso. Coerentemente reso in un pubblico: così come pubblico è stato il ruolo ed il compito portato avanti.
“Questa esperienza è conclusa – dice -. Le strutture commissariali chiudono: ma non finisce il Covid.
Personalmente, ho un debito di riconoscenza verso tanti enti. Dall’Asp ai sindaci, alla Protezione civile, dal Presidente Musumeci all’assessore Razza”.
La sala dell’Airport Catania Hotel gronda di applausi. E gli scrosci provengono soprattutto da quelli che Liberti definisce i “miei ragazzi”: ovvero, colori i quali sono stati in prima linea nella trafila delle migliaia e migliaia di tamponi effettuati per strada e nel sussulto emotivo dell’arrivo dei vaccini.
“Il debito di riconoscenza più grande, ce l’ho nei loro confronti – prosegue Liberti -. Nei confronti di quelli che chiamo i “miei ragazzi”: sono loro che ci hanno permesso non solo di fronteggiare il Covid e di mettere in sicurezza Catania e la sua provincia. Ma ci hanno permesso di fare una bella figura. Una capacità nell’aver saputo affrontare l’emergenza che ci viene riconosciuta da tanti”.
Si torna all’era pre-Covid. Nel contesto di una Sanità, che dopo avere attraversato l’inferno pandemico, dovrebbe quantomeno imporsi di non sottovalutare un rapporto umano che resta, che piaccia o meno, una concreta cartina di tornasole dell’efficienza del sistema sanitario regionale.
“Se c’è il rischio che questa competenza venga perduta? Il rischio c’è ed alto – conclude Liberti-. Per fortuna il Governo regionale si è subito mosso e altrettanto sta facendo il Governo nazionale”.
Potenzialmente siamo in presenza di un nuovo e più utile modello di Sanità.
Sempre chè, finita l’emergenza, la politica non decida beffardamente di abbandonarlo.