Il processo Università bandita: intercettazioni depositate

Concorsi truccati all’Università, depositate le intercettazioni

L'elemento più importante dell'inchiesta

CATANIA – Uno degli investigatori, in aula, lo ha detto senza mezzi termini: sono l’elemento più importante dell’inchiesta. Le intercettazioni della Digos, che hanno portato all’operazione Università bandita, su una serie di concorsi “truccati” all’interno dell’ateneo, sono state trascritte e già a disposizione dei giudici. Il deposito riguarda ore su ore di conversazioni e dialoghi captati dalle microspie.

Le intercettazioni sono ritenute fortemente indizianti dall’accusa. Come quando un indagato, una figura di spicco dell’ateneo catanese, intercettato, riferendosi ai favori che gli sarebbero stati richiesti continuamente, avrebbe detto: “Alla fine qua siamo tutti parenti”.

Le ritorsioni

O come quando sarebbero scattate le ritorsioni nei confronti di chi avrebbe cercato di opporsi al sistema. Sarebbe accaduto a un candidato che avrebbe presentato un ricorso per un concorso. In questo caso, qualcuno, avrebbe pensato a una sorta di vendetta trasversale colpendo sua moglie. “Non andrà mai in una commissione di dottorato – avrebbe detto, intercettato, uno degli imputati – né avrà mai un dottorando, hanno pestato la m…. e ora se la piangono”.

Il processo

Dinanzi alla seconda sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dalla giudice Enza De Pasquale, intanto, il processo è giunto alla battute conclusive. Si procede con due udienze al mese e al momento stanno sfilando tutti i testimoni delle difese. Già esaurita la lista dei Pm Raffaella Vinciguerra e Santo Di Stefano. Il deposito delle trascrizioni risale ad alcuni mesi fa, anche se la notizia ha trovato conferma solo adesso.

Nell’aula bunker del carcere di Bicocca, per ogni udienza, si procede esaminando singole posizioni, singole ipotesi di reato. Gli ultimi testi hanno risposto limitatamente alle posizione di alcuni imputati. Si celebrano due udienze al mese.

I due tronconi

Il processo “Università bandita”, si ricorda, contiene entrambi i tronconi riunificati. Processo che inizialmente era stato diviso inizialmente, tant’è che gli imputati adesso sono 54: nove provengono dal filone che vedeva indagati, tra gli altri, gli ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro, oltre a sette professori e capi dipartimento dell’Università catanese. Altri quarantacinque, invece, provengono dal secondo troncone.

Il poliziotto in aula

In una delle scorse udienze è stato sentito l’ex numero uno della Digos di Catania, che ha parlato dei sospetti su ottanta concorsi su oltre un centinaio banditi dall’Università di Catania tra il 2016 e il 2017, per i quali, è l’ipotesi investigativa, il nome del vincitore sarebbe stato prevedibile ancor prima che fosse esaurita la procedura. Ma il grosso dell’inchiesta, emerse, è rappresentato dalle intercettazioni.


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