Cavalli, al via la Coppa degli Assi | Viaggio nell'oasi di Ambelia - Live Sicilia

Cavalli, al via la Coppa degli Assi | Viaggio nell’oasi di Ambelia

Primo giorno della corsa a ostacoli nella tenuta in provincia di Catania

 

CATANIA – La prima cosa da tenere presente, dicono, è che qui non siamo in un ippodromo, non ci sono fantini né si fa dell’ippica, e non si corre a rotta di collo da nessuna parte. Qui il gioco è diverso, si fa equitazione e sul campo ci sono cavalieri e amazzoni. La Coppa degli Assi è una corsa a ostacoli, un gran premio con un retaggio storico che questa mattina è tornato in Sicilia dopo otto anni di assenza per svolgersi nella tenuta di Ambelia, quaranta chilometri da Catania. Nel territorio di Militello, per l’esattezza, paese del presidente della Regione Nello Musumeci.

L’intenzione dell’Istituto di incremento ippico della Regione, che ha organizzato la manifestazione, è riportare le grandi manifestazioni di equitazione internazionale in Sicilia, e nel frattempo magari mettere in vetrina una Sicilia diversa dal solito e intercettare un certo tipo di turismo staccato dall’andamento stagionale, grande chimera dell’industria turistica siciliana.

Quella della Regione è una scommessa in cui il perno è l’impianto di Ambelia, per ora l’unico al di sotto di Roma, spiegano, in grado di accogliere una manifestazione di equitazione internazionale a cinque stelle, con montepremi superiore a 35 mila euro. In questo Ambelia passa pienamente l’esame, a sentire l’umore entusiasta di un membro nazionale della Fise, la Federazione italiana sport equestri, presente alla gara e affascinato dal lavoro fatto sull’impianto. Qui un anno fa esatto è arrivata un’alluvione e ha spostato un’intera collina di terra sul campo di gara, sfondando i tetti delle stalle, mentre ora tutto è pulito e lindo, con le opere per canalizzare le acque, un parcheggio, i caseggiati rimessi a nuovo e un ristorante con i tavoli a bordo campo. Ambelia è promossa a pieni voti dagli addetti e quando si arriva colpisce per la sua bellezza e la tranquillità della vallata immersa nel verde.

Fa tutt’altra impressione il fatto che la strada per arrivare alla tenuta da Catania sembri un documentario in presa diretta sulla Sicilia, tutta la Sicilia. C’è l’Etna in eruzione, la campagna, gli agrumeti, una gigantesca discarica, alcune donne che lavorano ai margini della strada, un lago, pale eoliche che non si muovono, la ferrovia a scartamento ridotto e ruderi che parlano di nobiltà decaduta. La stessa Ambelia, a qualche chilometro dal più vicino centro abitato, sorge in mezzo al niente, come molti altri impianti siciliani, sportivi e non. Se l’idea era mettere la Sicilia in vetrina allora l’effetto è raggiunto, anche troppo.

Una volta arrivati però si possono ammirare cavalieri e amazzoni che saltano gli ostacoli con tanta bravura da farla sembrare una cosa facile. Il contorno è quello di ogni gara, con lo speaker che annuncia i nomi dei concorrenti e lo stacchetto musicale per festeggiare un cavaliere che non ha toccato un ostacolo in tutto il percorso, ma i concorrenti sono ragazzi e ragazze tra i dodici e i quattordici anni, apparecchio ai denti, genitori premurosi al seguito e fratelli e sorelle a sgolarsi sugli spalti. Vanno in giro vestiti di bianco e sono timidi in modo disarmante, poi montano su un animale grande quanto tre esseri umani ed entrano con disinvoltura in una gara nazionale. Tutti siciliani, anche se in Sicilia di impianti per questo genere di competizioni non ce ne sono. Il punto della manifestazione, ci dice lo show director Fabrizio Bignardelli, è anche questo: “Al nord ci sono tre o quattro manifestazioni di questo tipo ogni settimana. I nostri cavalieri per gareggiare devono fare migliaia di chilometri, e invece così diamo loro l’opportunità di acquisire esperienza e punteggio”.

Anche vista in questo modo, però, la Coppa degli Assi organizzata ad Ambelia sembra una questione da addetti ai lavori. Il pubblico è poco, praticamente solo i familiari di chi è in gara, e anche se è venerdì mattina e magari il grosso arriverà nei due giorni successivi, sembra una cosa non esattamente di richiamo. Se l’intenzione è di attirare turismo fuori stagione, gli spalti semivuoti non incoraggiano. Ma si diceva, probabilmente il grosso arriverà tra sabato a domenica.

Chiediamo quindi a Fabrizio Bignardelli, che ha avuto anche il compito di fare da raccordo tra l’Istituto di incremento ippico e la Fise, qual è il senso di mettere su una cosa come la Coppa degli Assi, e perché farlo qui ad Ambelia: “Di fatto questa manifestazione – dice Bignardelli – così come le altre che abbiamo in programma qui, è fatta per intercettare il circuito dell’equitazione internazionale, che ormai tende a rimanere concentrato per diverse settimane su una stessa area geografica. Per questo abbiamo bisogno sia di manifestazioni ravvicinate che di impianti adatti, e la Coppa degli Assi è un inizio. Come nel calcio si devono avere degli stadi adeguati alle competizioni internazionali – prosegue Bignardelli – anche nell’equitazione ci vogliono impianti con determinati requisiti, sia di sicurezza che di servizi interni”. La cosa strana, diciamo a Bignardelli, è che di solito impianti del genere sono vicini alle città, non in mezzo alla campagna. Davvero non ci sono altri impianti, in Sicilia? “Una volta la Coppa degli Assi si faceva al parco della Favorita, a Palermo – dice Bignardelli – ma il fatto che sia all’interno di una tenuta causa diversi problemi di adeguamento. Altri campi di gara, poi, sono privati, e le proprietà non hanno interesse ad adeguare le infrastrutture al livello richiesto dalle competizioni internazionali”.

Tutto per attirare un grande circuito e il suo indotto, quindi. Eppure la stranezza resta: Ambelia è al centro della campagna siciliana, il che in un certo senso fa del campo di gara siciliano quello più al centro del mediterraneo. Davvero si può attivare un movimento così grande di cavalli, spettatori, economia? Bignardelli risponde citando un campo in Polonia, a sud di Danzica, ancora più lontano da qualsiasi centro e disperso in mezzo alla pianura polacca. Lì c’è un hotel a cinque stelle, la Spa, il ristorante e un campo di gara prestigioso. Se ci sono riusciti lì, è il ragionamento, perché non qui?


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