PALERMO – L’avvocato Francesco Centonze, legale di Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a 12 anni nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, ha chiesto la rinnovazione del dibattimento in appello e la citazione a deporre dell’ex premier Silvio Berlusconi. L’istanza, già indicata nell’atto di impugnazione, è stata reiterata all’udienza di oggi davanti alla corte d’assise di secondo grado. Berlusconi che le motivazioni del primo verdetto dipingono come vittima della minaccia stragista rivolta da Cosa nostra allo Stato per il tramite di Dell’Utri non è mai stato sentito in aula, né in fase d’indagine. Una circostanza che, secondo il legale, andrebbe sanata essendo l’esame di Berlusconi “una logica conseguenza dalla qualifica di persona offesa attribuita al medesimo nella sentenza impugnata in quanto destinatario finale della ‘pressione o dei tentativi di pressione’ di Cosa nostra”.
“La Corte – aveva spiegato l’avvocato nell’atto di appello per motivare la richiesta della citazione testimoniale -, con doti divinatorie, prima profetizza che Silvio Berlusconi, se chiamato a deporre si sarebbe certamente avvalso della facoltà di non rispondere e, poi, deduce da questo dato futuribile e privo di qualsiasi aggancio nell’istruttoria la superfluità e comunque la non assoluta necessità della sua testimonianza”. “Si tratta evidentemente di argomentazioni prive di qualsiasi rilevanza rispetto ai presupposti di attivazione del potere-dovere del giudice di disporre un’integrazione probatoria – aveva proseguito – che, giova ribadirlo, ha lo scopo fondamentale di assicurare la ‘completezza dell’accertamento probatorio’ e ‘evitare che si pervenga a condanne ingiuste'”.