Burocrazia lenta, Politica assente e Palermo affonda

Ci sono i soldi, lavori fermi| E i palermitani ‘affondano’

Due opere pubbliche bloccate da anni alla base degli allagamenti

PALERMO – Non resta che dare un suggerimento ai palermitani. Senza alcuna presunzione, ma appellandosi al senso pratico: quando inizia a piovere a dirotto restate chiusi in casa. Non usate la macchina perché viale Regione Siciliana si è allagato e si allagherà di nuovo. Allarmisti? No, realisti. Se è vero, come dicono gli esperti, che tutto dipende dalla mancata realizzazione di importanti opere pubbliche, è altrettanto vero che queste opere non sono pronte e chissà quando lo saranno.

La mala burocrazia

È una storia di appalti, ricorsi, commissari, sub commissari, tavoli tecnici, di “è colpa tua; no è colpa tua”. E nel frattempo Palermo sprofonda, sommersa dalle acque piovane che si mescolano a quelle putride delle fognature. È difficile orientarsi nell’individuazione delle responsabilità visto che sono coinvolti il comune di Palermo, la Regione siciliana, vari ministeri e la presidenza del Consiglio dei ministri.
È la plastica dimostrazione che la burocrazia blocca tutto e la politica non risolve i problemi, piuttosto aggrava le cose. Altrove le opere pubbliche procedono veloci, spinte, come nel caso di Genova, dall’emotività per le tragedie e il lutto. Non si tratta della banale distinzione fra “noi e loro”, ma della constatazione che il modello Genova per il ponte Morandi, in giro per l’Italia e in particolare in Sicilia, non esiste.

I soldi del Cipe

Eppure i soldi, oltre un miliardo di euro per tutta la Sicilia, per evitare l’apocalisse di due giorni fa ci sono. Furono stanziati nel lontano 2012 dal Comitato interministeriale per la programmazione economica, il Cipe, e dovevano servire per le fognature delle vie Cruillas, Marinella, Decollati, Messina Montagne, Palmerino, Fondo Badami, Sferracavallo e Villagrazia, per l’adeguamento dei depuratori di Fondo Verde e Acqua dei Corsari e la realizzazione del collettore sud orientale. I casi di Fondo Verde e del collettore sud-orientale sono le due opere citate ieri dal sindaco Leoluca Orlando come la causa del disastro e dei ripetuti allagamenti in città.

Il depuratore di Fondo Verde

Siamo ancora alla fase della progettazione esecutiva per la riconversione dell’impianto di depurazione in impianto di pretrattamento dei reflui con una condotta di scarico d’emergenza. Attualmente nell’impianto di Fondo Verde confluiscono le acque nere e quelle piovane di Partanna Mondello, Sferracavallo, Mondello e Tommaso Natale.

L’impianto è ormai sottodimensionato. Il progetto predisposto dal Commissario, che integra e completa quello del Comune di Palermo, prevede il forte potenziamento della capacità di sollevamento fino a 1.000 litri al secondo, dunque oltre tre volte la portata attuale. A questo si aggiungerà, in caso di fenomeni meteorologici più insistenti, la possibilità di accumulare provvisoriamente le acque in una vasca o dirottarle nel collettore Nord Occidentale. In caso di piogge forti, come due giorni fa, entrerebbe in funzione uno scarico di emergenza all’interno del Ferro di Cavallo.

Lite fra Comune e Regione

Nel 2012 il Cipe finanzia l’ampliamento con 18 milioni di euro ricompresi nell’Accordo di Programma Quadro “Depurazione delle acque reflue” sottoscritto nel 2013 dai ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, delle Infrastrutture e dei Trasporti, e dalla Regione siciliana che individua nel Comune di Palermo il soggetto attuatore.

Il Comune presenta un progetto, solo che nel 2015 la presidenza del Consiglio dei ministri decide di nominare un commissario perché le cose vanno a rilento. Il premier è Matteo Renzi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri è Claudio De Vincenti. Viene scelto l’allora assessore regionale del governo Crocetta Vania Contrafatto. Orlando tuona: “La Regione ha ritardato per mesi e mesi il finanziamento delle opere, per poi dire che il Comune era inadempiente. A essere inadempiente, invece, era proprio la Regione, che ha chiesto il commissariamento. Paradossalmente il ministro aveva nominato commissario proprio l’assessore inadempiente, Vania Contrafatto. Questo è un danno erariale e abbiamo ritenuto doveroso presentare un esposto”.

La querela dell’assessore

Frasi che spingono Contrafatto, oggi rientrata in magistratura, a querelare Orlando. In sostanza, oltre a ribadire che non ha alcuna competenza, Contrafatto nel suo esposto sostiene che i progetti presentati dal Comune risultano cantierabili solo sulla carta, ma in realtà non lo sono. Ed ancora, in alcuni casi non ci sono progetti ma solo studi di fattibilità.

Chi ha ragione? Nel 2017 a Contrafatto subentra il commissario nazionale Enrico Rolle che, alcuni mesi fa, ha lasciato il posto a Maurizio Giugni. Ed è per questo che alle polemiche di Orlando che ieri ha ricordato le responsabilità del governo regionale, passato e presente, l’attuale governatore Nello Musumeci ha risposto così: “Non mi risulta che la città di Palermo abbia trasmesso i progetti”. “Peccato che i due progetti di cui parla, i collettori sudorientale e nordoccidentale siano di competenza del Commissario unico nazionale e non della Regione. Capisco che pure lui aspira ai pieni poteri, ma…”, ha controbattuto Orlando.

Il collettore della discordia

L’opera idraulica consentirebbe di convogliare reflui e acqua piovana dalla zona di via Leonardo Da Vinci alta fino al depuratore di Acqua dei Corsari, intercettando gli scarichi delle zone Uditore, Noce, Zisa, Indipendenza, Vespri. L’appalto da 26 milioni di euro è stato aggiudicato nel 2019, ma si è bloccato per via di due ricorsi al Tar. Del collettore si parla dagli anni Sessanta eppure non è stato ancora completato.

La mappa dei lavori

Per completare l’intero piano per Palermo sono stati predisposti tredici appalti per complessivi 140 milioni: fognature di Sferracavallo (lavori in corso), fognature di Marinella (in corso), fognature vie Ripellino e Carmine (lavori ultimati e collaudati), fognatura via Valenza (lavori ultimati), fognature vie Agnetta ed Etna (lavori in corso), completamento collettore Sud-Orientale (appalto bloccato al Tar, è stata chiesta la trattazione d’urgenza), ampliamento e adeguamento del depuratore di Acqua dei Corsari (progettazione esecutiva in fase di approvazione), riconversione depuratore di Fondo Verde (appena appaltata la progettazione esecutiva).

Quando finiranno i lavori?

Quanto tempo ci vorrà prima che la rete sarà completata? Nessuno lo sa, nonostante la Corte di Giustizia europea abbia condannato l’Italia a pesanti sanzioni per il cattivo trattamento delle acque reflue in aree urbane.

Nell’attesa si torna al consiglio iniziale, a quel ‘restate a casa quando piove’. La Protezione civile due giorni fa non ha diramato il segnale di allerta (ecco cosa ha detto Orlando), il Comune non è intervenuto e le auto sono state inghiottite dall’acqua. Rivedendo le immagini ha del miracoloso il fatto che non si piangano morti (la notizia iniziale dei due dispersi non ha trovato per fortuna conferme).

La storia si ripete

Non è la prima volta che viale Regione Siciliana viene sommerso dall’acqua, così come altre zone di Palermo. Il sindaco dice oggi che chiederà all’Amap di attivare un sistema di allarme che si affranchi in prima battuta dalla Protezione civile. Speriamo serva a qualcosa, di sicuro è difficile fare peggio di due giorni fa quando niente e nessuno, neppure un vigile urbano, ha fermato la marcia degli automobilisti verso la trappola di acqua (“Ho visto la morte con le mie figlie”). Un evento eccezionale lo hanno definito, per primo il sindaco. Non resta che chiedere lumi a chi siederà al prossimo, e immancabile, tavolo tecnico.

Palermo si rifà il trucco con le isole pedonali, le piste ciclabili disegnate per terra, coltiva la sua immagine internazionale. Tutto giusto, tutto importante. Nel frattempo la città nasconde al suo interno problemi strutturali gravissimi (guarda le immagini degli allagamenti). Problemi da cui dipendono la vita e la morte dei cittadini.


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