"Ciao Mauro": i giovani ricordano|Rostagno nel giorno del processo - Live Sicilia

“Ciao Mauro”: i giovani ricordano|Rostagno nel giorno del processo

Si apre il processo per l’uccisione di Mauro Rostagno e dopo 22 anni Trapani si riconosce ancora nell’impegno civile del giornalista-sociologo. Non c’era tutta la città ma molti giovani e tante associazioni antimafia nel corteo che da piazza Vittorio Veneto ha raggiunto questa mattina il palazzo di giustizia. E in testa uno striscione, “Ciao Mauro”, con un suo messaggio: “Io sono più trapanese di voi perché ho scelto di esserlo”.

In prima fila la figlia Maddalena che dice: “Finalmente dopo 22 anni la verità è più vicina”. Si commuove quando entra nell’aula della corte d’assise stracolma di giovani e subito va a stringere la mano al pm Gaetano Paci per “ringraziarlo per quello che ha fatto”. Con il procuratore aggiunto della Dda Antonio Ingroia è stato proprio Paci ad archiviare definitivamente la “pista interna” nella quale in un primo momento erano stati coinvolti gli amici di Rostagno della comunità Saman, tra cui anche la compagna Chicca Roveri prima arrestata e poi scagionata. Solo dopo il 2002 è stata seguita, anche sulla base delle dichiarazioni di collaboratori come Vincenzo Sinacori, la pista della mafia che avrebbe fatto fuori Rostagno perché “infastidita” dalle sue denunce delle collusioni rilanciate continuamente dagli studi della tv privata Rtc.

L’inchiesta ha ricostruito le reazioni di Cosa nostra fino all’agguato del 26 settembre 1988 organizzato, secondo l’accusa, dal boss Vincenzo Virga d’intesa con il boss Francesco Messina Denaro, morto durante la latitanza. Una perizia balistica avrebbe incastrato come presunto sicario Vito Mazzara: per uccidere il giornalista fu usato lo stesso fucile che compare sulla scena di altri cinque delitti di cui Mazzara è stato giudicato responsabile con condanne definitive.

“Finalmente sono state rimesse le cose a posto” dice Maddalena Rostagno ricordando il legame del padre con la Sicilia. E con lei sono in tanti a rivendicare la memoria del giornalista, uno dei “padri” di Lotta Continua, protagonista delle lotte del ’68 diventato poi ”arancione”. Nell’aula della corte d’assise, presieduta da Angelo Pellino, chiedono in 22 di costituirsi parte civile: varie associazioni, la Regione, la Provincia di Trapani, diversi comuni trapanesi, l’Ordine dei giornalisti, l’Associazione siciliana della stampa. Chi denuncia un danno d’immagine per la Sicilia, chi chiede di entrare nel processo per affermare non solo principi di legalità ma anche un ruolo di contrasto della carica intimidatoria del delitto.

Prevale il valore simbolico e la testimonianza civile di cui associazioni e istituzioni si fanno promotrici. La corte dà spazio alla richiesta di giustizia e adotta un criterio molto largo di selezione limitandosi a tenere fuori solo alcuni comuni per i quali sarebbe difficile dimostrare un danno concreto al turismo e alle attività economiche. Lo stesso difensore di Mazzara, l’avvocato salvatore Galluffo, non si oppone. Chiede solo “un contributo utile e non propaganda”.

E alla fine Maddalena Rostagno può dire che tanta partecipazione al processo è già una grande vittoria anche se in aula è stato portato, annota il Pm Antonio Ingroia, “solo un pezzo di verità e non tutta la verità”. E il suo collega Gaetano Paci, senza troppi giri di parole, denuncia “tentativi riusciti di depistaggio, miopie investigative, approssimazioni e superficialità”.


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