Cina contro Usa: "Basta interferenze su Taiwan, impegnatevi per Ucraina" - Live Sicilia

Cina contro Usa: “Basta interferenze su Taiwan, impegnatevi per Ucraina”

La chiamata sulla crisi europea ma si parla anche della mire espansionistiche cinesi
GEOPOLITICA
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Una telefonata fra i ministri degli esteri di Usa, Blinken, e Cina, Wang ricorda al mondo altre possibili tensioni geopolitiche. Gli Usa “dovrebbero tornare al significato originario del principio della ‘Unica Cina’ e smettere di sostenere l’indipendenza di Taiwan” che è una “parte inalienabile del territorio cinese e la sua questione rientra negli affari interni della Cina”. A dirlo è stato il ministro degli Esteri Wang Yi, nel colloquio telefonico con Antony Blinken dedicato anche all’ Ucraina.

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Con la crisi ucraina, l’isola di Taiwan è stata spesso richiamata, dagli esperti di geopolitica, come vero elemento che potrebbe scatenare la terza guerra mondiale con un entrata in campo di Cina e Usa. L’isola a largo della Repubblica popolare cinese è indipendente ma fa parte delle mire di espansione della forza continentale secondo cui Washington deve “smettere di interferire negli affari interni della Cina e intraprendere azioni concrete per salvaguardare la situazione generale delle relazioni Cina-Usa”.

Si potrebbe dire che Taiwan sta alla Cina come il Donbass sta alla Russia. Sull’isola però il protettorato è voluto dagli americani come elemento di contenimento della politica espansionistica siniche e quindi come garanzia della stabilità del potere americano sul mondo.

Sul frontt europeo il ministro degli Esteri Wang Yi ha chiesto alla controparte Usa Antony Blinken che “i combattimenti si interrompano il prima possibile, tutelando le vite umane ed evitando crisi umanitarie su larga scala”. Il colloquio telefonico si è tenuto “su richiesta americana”. “La Cina ritiene – ha detto Wang – che per risolvere la crisi ucraina sia ancora necessario agire secondo finalità e principi della Carta dell’Onu: proteggere la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, e risolvere i conflitti con il dialogo”.

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