Clan Cappello, il rogo 'ordinato' dal boss Salvo: Cassazione annulla - Live Sicilia

Clan Cappello, il rogo ‘ordinato’ dal boss Salvo: Cassazione annulla

La posizione del catanese torna in Corte d'Appello. Per il resto la sentenza diventa definitiva
IL PROCESSO ARABA FENICE
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CATANIA – Alla base della decisione di sarebbe un difetto motivazionale. La terza sezione della Suprema Corte di Cassazione ha annullato “la sentenza impugnata da Massimiliano Salvo con rinvio per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d’Appello di Catania”. La vicenda processuale è quella scaturita dalle indagini della Dda etnea nell’operazione battezzata Araba Fenice sugli affari (e i collegamenti) tra il clan Giuliano di Pachino con il gruppo dei Cappello capeggiato da Massimiliano Salvo ‘u carruzzeri.

Questo filone d’inchiesta riguarda l’episodio degli incendi dei mezzi della Dusty, che nel 2016 aveva l’appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune del pomodorino cieligino. Per gli inquirenti c’era la mano della mafia. Quell’inquietante rogo ha avuto collegamenti anche con l’inchiesta Gorgoni che ha scoperchiato oscuri intrecci sempre legati a munnizza e criminalità organizzata. La Corte d’Appello di Catania, nel marzo 2021, ha condannato il boss catanese al 41bis a un anno e sei mesi di reclusione. Ma ora la sua posizione dovrà passare al vaglio di un altro collegio di secondo grado. Si dice soddisfatto, l’avvocato Giorgio Antoci, legale di fiducia di Salvo. ‘U carruzzeri è un uomo di vertice del clan Cappello – la frangia storica – che per un periodo ha avuto anche la reggenza di tutta la famiglia mafiosa. Leadership che ha perso quando è tornato in libertà Salvatore Lombardo ‘u ciuraru (cugino del padrino Turi Cappello). Ma entrambi poi a gennaio 2017 sono finiti in manette in manette nel blitz Penelope. Un boss che aveva anche ingaggiato uno scontro aperto con i Nizza di Librino. Il pestaggio di Salvatore ‘mpapocchia, proprio nel 2016, portarono Massimo Salvo u carruzzeri a girare per qualche tempo con la scorta proprio per paura di ritorsioni da parte dei narcos santapaoliani. I video della Squadra Mobile dei suoi spostamenti sono finiti nel processo Penelope. Quando era già dietro le sbarre è arrivata l’ordinanza Araba Fenice, che oggi per volere dei giudici ermellini ritorna a Catania.

La Cassazione, nello stessa sentenza, ha rigettato i ricorsi di Salvatore Bosco (difeso dagli avvocati Giuseppe Gurrieri e Massimo Ferrante) imputato per lo stesso capo d’imputazione: danneggiamento seguito da incendio aggravato. Diventa quindi definitiva la condanna a un anno e quattro mesi. È irrevocabile anche la condanna complessiva a 7 anni e 2 mesi nei confronti di Massimo Caccamo. Anche nel suo caso la Suprema Corte ha rigettato il ricorso. 


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