Come cambiano i politici |quando il voto si avvicina - Live Sicilia

Come cambiano i politici |quando il voto si avvicina

Come l'aria delle urne ammorbidisce i duri, trasforma i silenti in loquaci e gli assenti in presenti.

PALERMO – Guardalo, Angelino Alfano, così loquace, così sicuro. Guardalo ritto e fiero nella sua Agrigento a fianco a Matteo Renzi per la passerella governativa che annuncia l’arrivo dei quattrini per rimettere in sesto le infrastrutture nell’Isola del pilone franato. E sentilo quando parla di Sicilia, lui che dalle sicule beghe negli ultimi anni s’è ben guardato dall’entrare, lui che guida un partito che con Crocetta non aveva nulla a che fare e che poi con Crocetta è finito a governare senza che però si dovesse dire in giro. Come si cambia sotto elezioni. Le urne s’avvicinano e puntuale per i politici arriva il tempo della muta. E i silenti si fanno loquaci, gli assenti presenti, i duri morbidi e via dicendo.

È l’aria del voto che soffia sugli inquilini del Palazzo modificandone aspetto e consuetudini. Una metamorfosi tanto più brusca quanto più le batoste si siano fatte sentire nei piccoli e grandi test elettorali precedenti. E così anche i più abili a mimetizzarsi tra i cespugli, irrompono sulla scena con balzo e ruggito da leone. Tuonando ad esempio che “servono uomini coraggiosi, non conigli”, come ha fatto lo stesso Alfano l’altro giorno dopo il pastrocchio del grillino Di Maio e della mail non capita. È il vento del voto. Quello che ha spinto sempre più spesso Matteo Renzi in Sicilia, sempre con una sacca da Santa Claus piena di soldi per finanziare “patti”. Dopo quello per Palermo e Catania, ecco quello per la Sicilia. Quella Sicilia che per un pezzo il suo governo secondo i critici aveva dimenticato, e che riaffacciava nell’agenda del Pd solo quando c’era da affrontare (o meglio svicolare) la grana della baruffa locale di turno. Altri tempi. Oggi, con le elezioni più vicine e i ceffoni presi dai dem da Roma in giù, Matteo si fa vedere sempre più spesso. Agrigento sabato, Catania domenica, Taormina ben presto per il G7. Insomma, il governo di Roma non c’è solo per impugnare leggi dell’Ars e imporre rinunce ai contenziosi in cambio di mance. C’è e sempre più ci sarà, c’è da aspettarsi. Lo sa Renzi e lo sa pure Crocetta. Come si cambia, appunto. Finiti i tempi delle schermaglie con Roma, il governatore sorridente nella foto ricordo ad Agrigento, col governo nazionale dialoga, si intende, collabora. Come sui rifiuti, ad esempio.

E sì, è il dialogo la parola d’ordine quando le elezioni si avvicinano. Dialogo, confronto, collaborazione. Anche i barricaderi si trasformano in infaticabili diplomatici. Come il durissimo e purissimo Leoluca Orlando, il sindaco che non deve chiedere mai, quello che su Ztl e annessi e connessi andava avanti dritto e senza guardare negli occhi nessuno. Fin quando, fiutata l’aria, con le elezioni alle porte, anche a Palazzo delle Aquile s’è scoperto il valore del dialogo, del confronto, dell’ascolto. Come si cambia per non morire, alle urne s’intende, quando le elezioni s’avvicinano.

 

 


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