PALERMO – Condannato e candidato alle regionali. La storia si ripete. Stavolta nella lista dell’Udc che sostiene Rosario Crocetta per la corsa alla presidenza della Regione. Giuseppe Spata, dirigente del comune di Palermo, nel 2011 è stato condannato dal Tribunale a un anno di carcere, pena sospesa. L’accusa era abuso d’ufficio. La sentenza, come lo stesso interessato conferma, è stata appellata. Il processo di secondo grado non è ancora iniziato. Oggi Spata fa il dirigente del settore “Servizi socio assistenziali, assegnazione sostegno all’affitto, sanatoria e contenzioso”. “Sono in ferie, non ho voluto prendere alcuna aspettativa per la campagna elettorale”, tiene a precisare.
L’inchiesta sfociata nella condanna ruotava attorno all’assegnazione di diciassette sepolture storiche nei cimiteri della città. Così recitava il capo di imputazione del processo di primo grado: “Perché, nella qualità e nello svolgimento delle funzioni di dirigente del Servizio gestione impianti cimiteriali, con plurime azioni tutte dirette al medesimo fine, con violazione del vigente regolamento dei servizi cimiteriali nonché dei principi di trasparenza e imparzialità dell’Amministrazione pubblica, adottava 17 determinazioni dirigenziali con le quali, intenzionalmente procurando ai singoli beneficiari un ingiusto vantaggio patrimoniale, riaffidava in concessione ai predetti beneficiari richiedenti cappelle funenarie il cui relativo titolo concessorio era stato dichiarato decaduto e senza attingimento dalla già esistente graduatoria”.
In pratica, secondo l’accusa che ha retto al vaglio del Tribunale, per assegnare le cappelle avrebbe dovuto stilare una graduatoria. Le concessione delle cappelle – 13 delle quali a Santa Maria dei Rotoli, due ai Cappuccini e due a Santa Maria di Gesù – erano decadute “per stato d’abbandono” tra l’ottobre 2004 e l’agosto 2006. Le sepolture cadevano a pezzi e per frenare l’incuria dovevano essere affidate, a titolo oneroso, ad altri privati. Così avvenne solo che Spata decise di non stilare una graduatoria come previsto dal regolamento di Palazzo delle Aquile. Tra coloro che ottennero la concessione c’erano pure il magistrato Innocenzo La Mantia e l’ex presidente dell’Ars, Guido Lo Porto. Nel registro degli indagati finirono pure l’ex direttore generale del Comune, Gaetano Lo Cicero, e Licia Romano, dirigente coordinatore del settore Servizi territoriali, cui fa capo il servizio gestione impianti cimiteriali. La posizione di entrambi è stata archiviata su richiesta della stessa Procura.
Sotto processo è finito il solo Spata che mantiene la linea di difesa tenuta nel corso del dibattimento: “Tutto scaturisce dalla non osservanza di una norma del regolamento comunale. La graduatoria, prevista dall’articolo 80, a mio parere, andava fatta se la richiesta fosse stata maggiore della domanda. C’erano 17 richieste a fronte di 130-140 disponibilità di sepolture. Non c’era motivo di fare la graduatoria, non c’erano mille richieste e cento offerte”. Spata puntualizza che si trattava di “concessioni per opere storiche pagate dagli interessati con prezzi molto alti. Ce ne sono almeno 120 disponibili per le quali il Comune non si è mai attivato”.
Se con Spata affronti il tema della necessità della “pulizia” delle liste, il dirigente ammette con serenità di non sentirsi chiamato in causa: “La logica imponeva di andare oltre la regolamentazione. Non ho commesso alcun abuso d’ufficio. Non ho neppure preso nulla. Tutti e 17 assegnatari sono stati interrogati e nessuno ha detto di avermi dato qualcosa. La pena è stata sospesa perché la mia fedina penale era cristallina”.
Spata rivendica la sua scelta di candidarsi nonostante la condanna e rilancia: “L’amministrazione non mi ha contestato nulla. Io ho solo fatto le concessioni che l’amministrazione poteva annullare. Ed, invece, li ha addirittura contrattualizzate. Dove sta l’abuso d’ufficio? È una semplice inosservanza che l’amministrazione ha poi ratificato. Le ripeto che l’amministrazione non mi ha mosso alcuna contestazione. Mi sembra una cosa chiarificatrice”.
Chiarificatrice o meno, la storia giudiziaria di Giuseppe Spata, candidato alle regionali per l’Udc, dice che il dirigente comunale è stato condannato a un anno per abuso d’ufficio. Pena sospesa. Sentenza che ha appellato. Il processo di secondo grado non è ancora iniziato.