CATANIA – L’intento di partenza era quello giusto: fare un bando pubblico “così si pone fine a tutte cose fatte senza alcun criterio”. È su come poi il tema è stato sviluppato che sembra esserci stato qualche intoppo. Nell’inchiesta sulla corruzione nella sanità di Catania, oltre a incarichi cuciti come vestiti addosso ai candidati – spesso parenti – che avrebbero dovuto vincerli, c’è anche il posto da Direttore amministrativo dell’Ordine dei Medici di Catania. Andato (“Gli ho fatto il favore della vita”) a Gesualdo Missale, uno dei capi del presunto sistema corruttivo, in accordo con Nunzio Ezio Campagna, odontoiatra e vicepresidente dell’Ordine etneo.
I protagonisti di questa storia, tutti indagati a vario titolo per la turbativa del concorso e la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, oltre a Missale e Campagna, sono il presidente dell’Ordine dei medici Igo La Mantia, il funzionario dell’Ordine dei medici di Palermo Filippo Di Piazza, e Giuseppe Di Rosa, componente dell’organismo di vigilanza dell’Ordine dei medici etneo. La prima volta che le cimici della procura di Catania registrano si imbattono nel tema del concorso per Direttore amministrativo è il 3 novembre 2020. A discutere sono, immancabilmente, Aldo Missale ed Ezio Campagna.
Il concorso ambitissimo
“Eziuccio bello”, comincia il primo. E la conversazione continua. C’è questo posto che vale, a spanne, centomila euro di compenso annuo. Non è poco. Ed è anche un incarico prestigioso. Per assegnarlo bisognerebbe fare un bando pubblico, ma in quel caso il rischio è semplice: che in molti, anche più qualificati di Missale, ex funzionario amministrativo dell’università di Catania, possano presentarsi. E a quel punto lasciarli indietro in una eventuale graduatoria sarebbe una missione quasi impossibile. Il concorso, insomma, sarebbe “un grande rischio”. Ci si troverebbe a confrontarsi con “gente che ha curriculum bestiali, capito?”. Questi come li bocci? “Li devi sapere bocciare”, sottolinea Campagna.
Ci vuole impegno, insomma. È un posto a tempo indeterminato, con prospettive di guadagno migliori di quelle del “direttore del Comune di Catania” e la possibilità, lavorando bene, di farla diventare una posizione “di grande potere”. Pochi giorni dopo, il 7 novembre 2020, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che dispone i domiciliari per Missale e Campagna, all’Ordine dei Medici si tiene una riunione per incaricare Filippo Di Piazza, da Palermo, di redigere il bando. Solo che il bando “non è che si può discostare, secondo me, da un bando pubblico generale di un dirigente”, spiega l’odontoiatra al funzionario. “Bisogna fare la commissione, Ezio, non c’è che fare – chiosa Missale, affidandosi all’amico – […] E vinca il migliore, chi ha più titoli, chi ha più competenze, chi ha più conoscenze…“.
“Un curriculum che funzioni bene”
A metà dicembre 2020, il presidente dell’Ordine dei Medici Igo La Mantia firma la delibera con la quale si stabilisce di fare il concorso. Che viene pubblicato negli ultimi giorni di gennaio 2021. È un contratto a tempo indeterminato, con una dotazione annua di 110mila euro. Le aspettative sono alte. I candidati dovrebbero “spuntare come i funghi“. Alla pubblicazione del bando, Missale – che era stato informato il giorno prima – ha già la domanda pronta, riportano i magistrati. Il bando deve restare aperto per trenta giorni. Ma ci vuole poco perché arrivino i primi curricula: confrontati con quello di Aldo Missale, affinché riesca a inserire nel suo résumée tutto quello che serve. “Dobbiamo fare un curriculum che funzioni bene“, sottolinea. E che batta gli altri venti presentati.
“Riflettori inutili”
Secondo le intercettazioni, con la complicità di La Mantia, la commissione di valutazione delle domande viene scelta a Palermo. Su indicazione di Filippo Di Piazza, che Missale e Campagna ritengono di assoluta fiducia. Non potendo modificare i requisiti del bando, insomma, bisogna scegliere bene chi li valuterà. “Evitiamo che siano gente di Catania perché accendiamo dei riflettori inutili“, suggerisce Di Piazza. I mesi passano, la commissione viene nominata, gli argomenti degli scritti vengono decisi. E comunicati per tempo a Missale.
A luglio 2021, all’esame, dei venti candidati si presentano in quattro. Uno abbandona prima della fine della prova. “Penso che ci sono riuscito solo io“, confida Aldo Missale, soddisfatto, a Ezio Campagna. In realtà non è l’unico. Però è quello con i santi giusti in paradiso, secondo l’esito dell’indagine. La fine della storia è già scritta: il concorso che “cambia la vita” è vinto, con un punto di scarto sulla seconda classificata.