"Soluzioni o tutti a casa" | Crocetta accerchiato - Live Sicilia

“Soluzioni o tutti a casa” | Crocetta accerchiato

Antonello Montante

Dopo l'ultimatum lanciato qualche giorno fa da Davide Faraone, Antonello Montante, presidente degli industriali siciliani, attacca la politica. Con i sindacati.

parla il presidente di confindustria
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PALERMO –  Si stringe il cerchio attorno a Rosario Crocetta. E stavolta, quel cerchio, non ha niente di “magico”. Dopo l’ultimatum lanciato pochi giorni fa da Davide Faraone, infatti, oggi arriva anche la “stoccata” della Confindustria siciliana. Considerata, in passato, tra i massimi sponsor dell’esperienza del governatore gelese. Ma qualcosa sembra essere cambiato. “O governo e deputati trovano una soluzione alla crisi, o è meglio che vadano a casa e si torni a votare”, ha tuonato oggi Antonello Montante. Un’uscita che in realtà si aggiunge ad altre analoghe del passato. Quando ad esempio gli industriali criticarono le modalità con le quali il governo Crocetta aveva deciso di “coprire” il cosiddetto ddl “salvaimprese”. Confindustria, insomma, oggi non sembra più così “convinta” della portata rivoluzionaria del governo e chiede ancora una volta alla politica risposte concrete.

“Bisogna alzare il tiro, – ha incalzato oggi il presidente di Confindustria Sicilia – andando oltre le manifestazioni di piazza”. Il leader degli industriali dell’Isola è intervenuto oggi al “Forum sulla situazione economica regionale”, in corso a Palermo, nella sede del Centro Pio La Torre e al quale partecipano anche i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Michele Pagliaro, Maurizio Bernava e Claudio Barone, oltre che il presidente di Confartigianato Sicilia, Filippo Ribisi. “I politici di maggioranza e opposizione, e il governo, – ha aggiunto Montante – si siedano attorno ad un tavolo e trovino una soluzione alla crisi unica, remando tutti nella stessa direzione, oppure vadano a casa”

“In questi anni non c’è dubbio – ha proseguito Montante – che il governo centrale si è defilato dalla situazione politica siciliana, c’è bisogno che Renzi sappia qual è la situazione in Sicilia, a noi nessuno ci ascolta. Sono inutili anche le manifestazioni di piazza – ha aggiunto – dobbiamo alzare il tiro per attrarre l’attenzione del governo centrale, ma prima di arrivare a ipotesi di commissariamento o (i parlamentari ndr) si mettono a discutere per mettersi d’accordo oppure vadano a casa”.

Condivido l’intervento di Davide Faraone – dice Montante -, non lo cito a caso. Faraone rappresenta Renzi. Non intendiamo scaricare nessuno, ci appelliamo alla politica e per questo dobbiamo parlare con tutti. E’ un ultimatum alla politica, il problema non è il governo ma un Italia che cammina a due velocità e la Sicilia non e’ slegata”.

La temperatura sale, quindi. E di molto. Anche perché le parole di Montante sono condivise dalle parti sociali, che chiedono concordia, rilancio dell’azione di governo e che si eviti il commissariamento. “O si mettono d’accordo o vanno a casa – ha affermato infattil il segretario regionale della Cgil Michele Pagliaro -. Siamo a un limite di sopportazione che non può essere tenuto. Ci sono le situazioni di emergenza di sempre e quelle nuove. Bisogna interrogarsi sulla qualità della spesa che non è solo il tema delle retribuzioni dell’Ars – ha aggiunto – Serve un cambio di passo”.

Secondo il leader siciliano della Cisl Maurizio Bernava “siamo di fronte alla violazione dello stato di diritto per inseguire lo ‘stato mediatico’, con un Ferrandelli, totalmente ignorante in materia di lavoro, che accusa soggetti importanti come i sindacati di sfruttare la pelle dei lavoratori per difendere la propria poltrona e la casta”.

Siamo, insomma, al conto alla rovescia. Forse non ancora a quei “titoli di coda” dell’esperienza di governo annunciati da Antonello Cracolici, ma certamente la posizione del governatore è assai più scomoda di quella di alcuni mesi fa. Se, infatti, in occasione dell’ultimo rimpasto, il governatore è sembrato in rotta soprattutto con un’ala del Pd, quella che fa riferimento appunto ai “cuperliani” (Cracolici ha parlato, durante la campagna elettorale, di “alto tradimento” del governatore nei confronti del partito) e al segretario regionale Fausto Raciti, oggi il clima è cambiato. Il presidente è accerchiato. E il cosiddetto “ultimatum” di Davide Faraone è stato il sintomo più evidente di questo malessere. “Crocetta dia risposte entro dieci giorni – ha detto il responsabile Welfare del governo Renzi – o è meglio tornare al voto”. “O il presidente – ha rincarato il segretario regionale Raciti – si impegna a ricucire il rapporto col partito, o non ci sarà alternative: le strade del Pd e quelle di Crocetta si separeranno”.

Sullo sfondo (nemmeno tanto), ovviamente, la necessità di mettere mano a un nuovo governo. Un Crocetta-ter, che dovrebbe mettere fine alla brevissima esperienza di un esecutivo frutto dello strappo appunto con i vertici regionali del partito. E che dovrebbe consentire di fare ricorso a una maggioranza assai più solida di quella traballante su cui oggi può contare il presidente a Sala d’Ercole.

Non a caso, nelle scorse ore, anche un altro degli alleati del governo, cioè il centrista Gianpiero D’Alia, ha aperto all’allargamento nei confronti dell’Ncd di Angelino Alfano. “In Sicilia – ha detto l’ex ministro – proponiamo da tempo di allargare la maggioranza ad Alfano. Crocetta è a un bivio: può andare avanti, restando ostaggio delle piccole forze che cambiano continuamente maggioranza o portare avanti le riforme. Se porta a casa la semplificazione amministrativa, la nuova programmazione dei fondi europei, un piano per risanare il bilancio e uno per il lavoro, può andare avanti altrimenti sarà difficile evitare il default”.

Ma oggi persino l’ipotesi del rimpasto appare “soft”. Le voci di commissariamento ormai sono entrate nelle dichiarazioni ufficiali di leader politici e, appunto, di quelli delle parti sociali più “politicamente influenti”. E lo stesso Crocetta, in conferenza stampa ha accennato alle “ambizioni personali” di qualcuno che punta proprio al commissariamento della Sicilia.

Anche il presidente, insomma, avverte questo isolamento. Questo accerchiamento. Che non può, fin da subito, non tradursi in nuove fibrillazioni nella maggioranza. “Chiediamo al presidente della Regione, Rosario Crocetta, di convocare con urgenza un tavolo di maggioranza che stabilisca i 5 interventi urgenti per la Sicilia e indirizzi l’attività di governo verso queste priorità”. La richiesta giunge da Luca Sammartino, capogruppo di quell’Articolo 4 che – specie dopo le ultime elezioni europee e il successo di Michela Giuffrida – è oggi tra i più “pesanti” alleati del presidente. “Occorre – spiega Sammartino – entrare nel vivo della programmazione dei fondi comunitari 2014/2020 ed indirizzarli verso le priorità che il tavolo di maggioranza, sotto la guida del Presidente, deve individuare nell’interesse della Sicilia. Serve la collaborazione di tutti, maggioranza ed opposizione, intorno ad un progetto che punti esclusivamente al superamento di questo difficile momento per la nostra regione”. Un vertice di maggioranza. Per capire, innanzitutto, se una maggioranza c’è ancora. “Non solo Crocetta – diceva qualche giorno fa Faraone – deve dare una risposta immediata al nostro ‘decaologo’, ma deve anche spiegarci con quale maggioranza intenfa farlo”. Già, perché mai come oggi, il presidente appare solo. Accerchiato.


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