PALERMO – “Il mio governo non può essere commissariato da mandarini di partito”. Stavolta Rosario Crocetta si serve del pulpito di Skytg24 per strigliare ancora una volta il Pd siciliano, colpevole, secondo il presidente della Regione, di non capire “come funziona la politica oggi: non siamo più la Sicilia del gattopardo – dice -. Oggi parlano bene di noi, finalmente, e loro che fanno? Mi voltano le spalle”. E ribadisce che il suo esecutivo resterà in carica. “Il governo rimane in piedi, gli assessori in quota Partito democratico non si dimettono e io continuo con il mio programma”. Insomma, nel giorno romano del governatore siciliano e dell’assessore all’Economia Luca Bianchi, volati nella capitale per incontrare i vertici del partito, Crocetta rafforza la sua posizione: andrà avanti. Anche se il suo partito deciderà di espellerlo, come paventato dal segretario regionale Giuseppe Lupo, in forza della sua posizione all’interno del Megafono.
“Mi vogliono espellere? Sarebbe un gesto assurdo, che dimostrerebbe che non hanno senso della realtà”. Deciso a continuare con la sua azione di governo, quindi, il presidente della Regione toglir ogni dubbio in merito ad una sua possibile candidatura alla segreteria nazionale del Pd: “Direbbero che mollo la Sicilia -ha affermato, ma non lo farò mai. Non ho nessuna intenzione di candidarmi, resto il presidente della Regione Siciliana”. E alla domanda su chi sosterrà alle primarie, Crocetta risponde di non aver ancora deciso. Non arriva, insomma, né una conferma né una smentita delle voci circolate ultimamente riguardo un accordo tra il governatore e il sindaco di Firenze Matteo Renzi. “Sono estraneo al concetto di corrente – spiega il governatore -, ma sicuramente sono con la base del partito. Pensate, mi chiamano ancora ‘compagno’ nonostante io professi di dialogare di più con i movimenti. Ma sono abituato a fare le mie valutazioni, e soltanto dopo scegliere: non sono mai stato uno di quelli che prima di decidere che dire leggeva l’Unità”.