Cts, guerra di cifre: "Ecco le bugie di Angelini" - Live Sicilia

Cts, guerra di cifre: “Ecco le bugie di Angelini”

Il rappresentante del consorzio della Pietra Lavica dell’Etna replica ad Angelini sui numeri della Cts

Una guerra di cifre e di sostanza. Da un lato le ragioni di chi vigila su eventuali rischi ambientali, dall’altro quelle delle imprese impegnate nella transizione ecologica che lamentano un imbuto intollerabile nel vaglio delle istanze. Così il geologo Alfio Grassi, rappresentante legale del Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna, ribatte, numeri alla mano, all’invettiva con la quale l’ormai ex presidente della Commissione tecnica specialistica, Cts, aveva rivendicato una mole di pratiche esaminate reagendo alle critiche piovutegli dal governo. L’esecutivo lo aveva indicato come il principale ostacolo all’iter per le autorizzazioni di nuovi impianti. Il nodo è legato a due acronimi, Via e Vas, rispettivamente Valutazione di impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica, ovvero i nulla osta necessari a rendere cantierabili i progetti energetici alternativi.

“Angelini – dice Grassi – è abile nel camuffare la realtà. I numeri che ha mostrato sui pareri emessi dalla Cts finiscono per falsare la realtà”. Perché, spiega, dal punto di vista di Angelini “contano i pareri” espressi ma per le imprese in attesa “il dato importante sono le autorizzazioni finali”.

Come dire: molto lavoro ma alla fine pochi cantieri?

“La quantità di pareri emessi dalla Cts (1.638, secondo i dati forniti da Angelini, ndr) non corrisponde ai progetti effettivamente esitati, cantierabili quindi autorizzati. L’importante sono le istanze completate non tanto i pareri. Tanto più che nel 2022 i componenti della Cts sono raddoppiati passando da 30 a 60”. 

Ma, ai fini pratici, quanti sono allora i progetti effettivamente autorizzati dalla Cts a guida Angelini?

“Sono tra 500 e 600, ovvero 1/3 del numero esibito da Angelini. Al netto dei pareri che non sono stati conclusivi, quindi decisivi per il rilascio dell’autorizzazione, corrispondono circa 900 istanze, ma da queste bisogna toglierne altre 250 che sono state rimandate all’ulteriore procedura. Se fosse stato applicato un metodo diverso avremmo potuto avere, magari, 800 pareri in meno ma molte più istanze esitate”.

In ogni caso però la potenza in megawatt della Sicilia non è davvero aumentata del 599% fra il 2020 e il 2021? 

“Prima erano molti di meno gli investimenti del fotovoltaico, poi c’è stato un aumento esponenziale, quindi non bisogna guardare solo al dato puro ma valutare tutte quelle istanze che non hanno ricevuto un nullaosta definitivo ambientale e nel fotovoltaico sono tante. Come bisogna guardare a un altro aspetto: il 99% delle istanze di proponenti privati presentati al Cts sono state esitate tutte con ritardo, con sforamenti anche di oltre un anno o due, mentre la legge impone 8 mesi. Questo è un danno oggettivo per le imprese. Peggio, un calvario”. 

Questione di metodo nel condurre le valutazioni? 

“Nella maggior parte dei casi quello usato è stato troppo farraginoso e ha allungato i tempi. E i numeri assoluti sono inferiori alle aspettative. Questo rischia di paralizzare l’economia siciliana. E spesso queste pratiche venivano esitate con provvedimenti molto discutibili, che hanno creato contenziosi. Sì, il metodo che ha usato Angelini è stato totalmente sbagliato”.

 Cosa è mancato?

“Prima di tutto avrebbe dovuto creare una concertazione con i proponenti e instaurare un rapporto di dialettica con l’amministrazione. Il confronto è mancato del tutto o è stato improduttivo, segnato da una certa litigiosità. Mai un’apertura nei confronti delle imprese, anche per questo le associazioni di categoria sono sul piede di guerra. C’è stata una discriminazione tra progetti privati e progetti presentati dalla Regione o da enti pubblici. Nulla di quello che aveva promesso il presidente Musumeci è stato fatto. Voleva una Cts veloce e snella, che accogliesse le richieste degli imprenditori e soprattutto che non infliggesse inutili prescrizioni. Alla fine, è successo esattamente il contrario. E la responsabilità è di Angelini”.

Che però contesta quanto sostenuto dal presidente di Confindustria nazionale Bonomi, ovvero che sono 1.500 le richieste di autorizzazioni bloccate alla Cts. Forse anche questo dato è un po’ gonfiato?

 “Non siamo lontani, a fine 2021, tra istanze in attesa e quelle che dovevano rientrare in territorio ambiente e che erano state rimandate nuovamente al Via, c’erano circa 1.100/1.200 pratiche bloccate”.

 Non le sembra che procedure più snelle rischino di fare male all’ambiente nel momento stesso in cui si chiede di difenderlo? 

“Se si possono installare questi impianti e il proponente ne ha diritto, lo si faccia. Altrimenti è inutile parlare di green economy e transizione ecologica. A meno che non decidiamo di cambiare stile di vita e ritorniamo all’Ottocento”. 


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