Intervista Totò Cuffaro: perché non mi candido

“Ero Totò vasa vasa, ho sbagliato: perché non mi candido più”

L'ex governatore parla a ruota libera. E sulla condanna per mafia dice...
L'INTERVISTA A CUFFARO
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3 min di lettura

Totò Cuffaro, ma siamo sicuri? E’ proprio vero che lei non si candiderà più?
“Sì, è vero. E le spiego perché”.

Casa Cuffaro. Lo studio è immerso nel disordine calcolato di sempre. Foto familiari alle pareti. Un bellissimo ritratto della figlia. Un telefonino ruggente che non smette di squillare. Da quando, dopo la riabilitazione, è arrivato il provvedimento che permetterebbe una candidatura, come racconta l’anfitrione, le telefonate sono continue. E lui, Totò, declina ogni invito di chi spera che possa tornare direttamente in campo.

E se cambiasse idea?
“La mia scelta è definitiva e motivata. La riabilitazione è una cosa importantissima che debbo, innanzitutto, alla mia famiglia. Ma io non vivo nell’iperuranio, sono consapevole della pesantezza della mia sentenza di condanna che ho sempre rispettato. E rispettare qualcosa che ti graffia le carni non è agevole, ma è segno di sincerità”.

Dunque?
“Dunque, non posso non tenerne conto. In nome di questo rispetto per le istituzioni, come potrei affidare a me stesso l’ipotesi di rappresentarle direttamente? No, è giusto che io non mi candidi mai più. Una cosa diversa è fare politica per difendere i valori in cui credo. Non chiederò mai più un voto sulla mia persona, ma per altre persone limpide e pulite, nella Dc. A loro, invece, chiederò di non commettere i miei stessi errori”.

Le telefonano?
Continuamente: ‘Totò, finalmente…’. E io rispondo: finalmente niente. Mi voterebbero in tanti, ma sarebbe uno sbaglio. Ho fatto la mia scelta, appunto. E poi, anche se le mie motivazioni sono altre, se lo immagina che putiferio si scatenerebbe se mi candidassi?”.

Lei cosa pensa della sua condanna?
“Posso dire che, anche se posso capirla, in cuor mio, non c’è mai stata la volontà di favorire la mafia. Che poi sia accaduto è un altro discorso”.

In che senso?
“Non ho mai voluto favorire la mafia, ripeto. Se è successo, non me ne sono accorto. Come quando capita un incidente e si va a sbattere. Però ammetto il mio errore, la mia responsabilità di avere fatto un favore oggettivo alla mafia con il mio comportamento”.

Un errore non da poco. Ce ne sono stati altri?
“Sono stato il protagonista di una politica, il cuffarismo, che oggi ricuso totalmente. L’idea della distribuzione scientifica delle prebende la rifuggo, non mi appartiene più. Come la pratica del sistema clientelare che ho tenuto in piedi”.

Totò vasa vasa non c’è più?
“I baci sono un segno di affetto e di disponibilità umana, come gli abbracci. Oggi non li lego più a favori e raccomandazioni. E se qualcuno viene da me per questo, gli dico subito che non sono più a disposizione. E’ una forma un potere che non produce nulla. Per fortuna mi sono rimasti i rapporti di amicizia e di affetto. Gli altri, quelli basati sull’interesse, non li ho ritrovati”.

Perché ha cambiato idea?
“E’ stato il carcere a cambiarmi, è stata la vera svolta. Ho visto morire persone, ho visto la disperazione di chi non aveva nessuno. Io sapevo che c’era la mia famiglia e che ci sarebbero stati lacrime e sorrisi da incontrare. Mia figlia Ida è magistrato, il suo esempio mi ha toccato. Devo essere degno di lei e di mio figlio Raffaele”.

E adesso?
“Sono medico, farò il medico e aiuterò chi sta peggio di me”.

Totò Cuffaro è davvero cambiato?
“Sì”. (rp)


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