La legge sui rifiuti. La legge sulla formazione professionale. La legge sulla dirigenza nella burocrazia regionale. E, ancora, la legge di riforma degli Iacp, la legge sull’urbanistica, la legge sulle Zone economiche speciali, la legge sulla continuità territoriale. E, infine, ma non ultimo, il super-Collegato. L’Assemblea regionale siciliana chiude per ferie un mese intero – anzi, 32 giorni dalla ripresa delle Commissioni e 41 giorni prima della prossima seduta – ma le tanto attese riforme di questa legislatura, con Nello Musumeci alla guida del governo regionale, sono ancora tutte lì, in stand by. In più, sulle spese della Regione pesa come una spada di Damocle il giudizio di parifica della Corte dei conti. I magistrati contabili, infatti, hanno avanzato diverse osservazioni sui conti pubblici regionali, tanto che il giudizio di parifica sul rendiconto 2018 che in genere viene emesso dalla Corte dei conti negli ultimi giorni di luglio non è stato ancora definito. Se ne parlerà dopo l’estate.
La legge sui rifiuti
Tutto rinviato a settembre, dunque. E il caso della riforma dei rifiuti, che mira a riorganizzare tutto il settore a partire dalla governance, è il più esemplare. La Commissione Ambiente dell’Ars, infatti, ha esitato il testo per l’Aula ormai molti mesi fa. Ma il disegno di legge non è mai arrivato in Sala d’Ercole perché gli ultimi mesi sono stati impiegati per completare l’esame e la votazione dei “collegati”, al plurale, alla Finanziaria regionale. Ma non è andata così. La riforma dei rifiuti, che dovrebbe puntare a una gestione più pubblica e più ordinata del settore, con una riduzione dei centri decisionali, incentrata maggiormente sulla raccolta differenziata, starà molto probabilmente ancora in un cassetto. Perché quando sembrava che si dovesse andare al voto è arrivato lo stop. “Non posso pensare – ha spiegato il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè – di riaprire i lavori riprendendo l’esame di tutti i collegati che aspettano di essere discussi. Ammetto che ho sbagliato a consentire questa strada”.
Così i primi giorni di settembre serviranno per arrivare a una soluzione che eviti che l’Ars passi tutto il resto dell’anno a votare mini finanziarie. Miccichè si è assunto, con il presidente della commissione Bilancio Riccardo Savona, un compito: quello di realizzare un unico, ultimo, collegato, nel quale saranno condensati gli articoli che richiedono d’essere trattati con maggiore urgenza. Comprese tutte le norme che assegnano contributi a questo o a quell’ente: motivo per cui questo super-Collegato è già stato definito “un marchettificio”. Solo dopo l’approvazione di questo testo, secondo il cronoprogramma di Palazzo dei Normanni, si potrà passare alle riforme di settore. Ma sarà già autunno inoltrato e sul Parlamento regionale incomberà una nuova Finanziaria. E quindi anche il rischio di dover ricorrere di nuovo all’esercizio provvisorio.
La legge sulla riforma professionale
C’è un’altra riforma che in Sicilia si attende da molti anni ormai per restituire dignità a un settore travolto da uno scandalo dietro l’altro: quello della Formazione professionale. Il via libera della Commissione Lavoro dell’Ars è arrivato qualche settimana fa. Un nuovo dipartimento, premi per gli enti più efficienti e novità per i lavoratori; nuove regole per l’albo dei formatori e un nuovo registro: questi sono solo alcuni dei contenuti del disegno di legge approvato all’unanimità dai componenti della Commissione. Ma il testo è già oggetto di spinose discussioni. L’esame si annuncia lento e difficile, per via della mole di carte ed emendamenti che sono già stati annunciati. E per via del malcontento di molti enti, che hanno annunciato numerose iniziative di protesta fuori dal palazzo.
La riforma della dirigenza
E dopo il ko durante l’esame del Collegato sulla pubblica amministrazione, con l’assessore per la Funzione pubblica Bernardette Grasso costretta a ritirare la norma sui dirigenti regionali per non incappare in una sfilza di emendamenti che potessero snaturarne le intenzioni, il governo ha annunciato di voler preparare una legge ad hoc per l’accesso alla dirigenza. “Dopo aver presentato l’articolo per ben due volte – ha detto l’assessore – alla fine ho temuto che eventuali emendamenti potessero snaturarla, con conseguenze che avrebbero colpito proprio i dirigenti. La legge per l’accesso alla dirigenza nasce con lo scopo di rafforzare l’efficienza della macchina amministrativa, proprio in quei settori che ormai sono a rischio implosioni, con conseguenze che sarebbero negative anche per i cittadini siciliani, quindi merita la massima attenzione da parte nostra”. Ma, guardando alla lista di cose da fare a Palazzo dei Normanni, non sembra probabile che la norma arrivi in tempi brevi.
Al rientro dalle vacanze, dicevamo, il Parlamento dovrà ripartire quasi da zero per costruire il nuovo super-Collegato. E poi riuscire ad approvarlo in Aula, quando i numeri di una maggioranza da sempre instabile lo permetteranno. Nel frattempo tutte le altre leggi e le riforme aspetteranno chiuse nei cassetti. Che sia il caso di cominciare a pensare a una riforma della legge elettorale, così da permettere, in futuro, una maggiore governabilità? Considerando i tempi delle riforme di questa legislatura, se si vuole arrivare preparati alle prossime Regionali, forse è meglio cominciare a scrivere questo disegno di legge già oggi.