"Trasferito in una sede inadatta" | Scontro tra un invalido e la Reset - Live Sicilia

“Trasferito in una sede inadatta” | Scontro tra un invalido e la Reset

Foto d'archivio

Il ricorso di un dipendente. Il presidente della società: "Pronti ad accontentarlo se ritira l'azione legale"

PALERMO – “Sto sprofondando”: Francesco Paolo Farina non fa altro che ripeterlo, sconsolato sul divano di casa. Il 57enne dipendente della Reset, società partecipata del Comune di Palermo, ha un quadro di salute complicato e una necessità che si è rivelata terapeutica: quella di lavorare. A suo dire ciò che gli manca sono i presupposti per svolgere un’attività lavorativa adeguata, e sostiene sia la Reset a non assicurarglieli. Così Farina ha intrapreso un’azione legale contro l’azienda, assistito dagli avvocati Antonino e Francesca Paola Garofalo, in merito alla quale la partecipata mantiene una posizione decisa.

Farina ha alle spalle una lunga storia di patologie, visite mediche e ricadute. “Quando è entrato nell’allora Gesip come giardiniere risultava già invalido al 67 per cento – racconta la moglie Giuseppina Lipari – ma negli anni la percentuale è arrivata a 100, fra uno scompenso cardiaco, insufficienza renale, ipertensione, l’installazione di protesi alle ginocchia e un forte stato depressivo”. Così la Reset trasferisce il dipendente al campo ostacoli della Favorita, passando dalla mansione di giardiniere a quella di portiere del sito.

“Aveva trovato la sua dimensione, lavorando serenamente fino al 2017 – continua la moglie – quando è stato licenziato per il superamento del periodo di comporto previsto dal contratto collettivo nazionale; Reset però aveva conteggiato anche periodi di malattia che la legge non considera, in quanto dovuti all’invalidità”. Farina quindi fa un tentativo di conciliazione con l’azienda, che va a buon fine e determina il suo rientro al campo ostacoli, ma non prima di un peggioramento della sua depressione: secondo il reparto di Psichiatria del Policlinico di Palermo fra i problemi che affliggono Farina figurano sentimenti di sconforto inerenti le problematiche lavorative, da tamponare riprendendo l’attività lavorativa che più gli compete.

“Nel marzo 2019 – prosegue Lipari – a mio marito è arrivata una lettera di trasferimento a villa Costa, in viale Campania, come addetto alla custodia. La notizia l’ha subito destabilizzato e si è aggravato di nuovo, quindi ho deciso di informarmi io per conto suo. Così ho scoperto che nella parte di villa a cui era stato assegnato non aveva servizi igienici utilizzabili né ripari. C’era solo un ex pub diroccato”.

Trascorsi sei mesi, a settembre Farina decide di “impugnare il provvedimento di assegnazione – fa presente l’avvocato Francesca Paola Garofalo – nonché qualunque altro atto e/o provvedimento presupposto sconosciuto al signor Farina in quanto mai notificatogli”. Ma non è tutto: fra i motivi del ricorso ci sono anche “l’accertamento della violazione degli obblighi di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ad opera della Reset e l’accertamento dei danni da straining subiti. Il Testo unico sulla sicurezza dei lavoratori – continua il legale – obbliga il datore di lavoro a valutare e predisporre ogni accorgimento necessario a garantire la sicurezza e ad eliminare qualsiasi rischio, al fine di adeguare il lavoro ai lavoratori. E le condizioni di sicurezza opportune per il signor Farina non sono quelle di villa Costa, come confermano pure alcuni comunicati stampa pubblicati sul sito del Comune di Palermo che parlano dell’abbandono generale del sito di viale Lazio”.

La moglie del signor Farina sostiene che sia mancata la collaborazione della società. “Fra le varie risposte ricevute da Reset – afferma Lipari – ci è stato spiegato che l’assegnazione a villa Costa era avvenuta perché nel campo ostacoli non era più previsto il servizio di custodia; questa motivazione però non risultava nella lettera con cui a marzo 2019 l’assegnazione veniva comunicata a mio marito. Inoltre – aggiunge – la Reset ha affermato di aver scelto la nuova sede dopo aver fatto specifiche valutazioni per ridurre al minimo l’impatto sul lavoratore. Come? Praticamente considerando soltanto la facilità e la brevità del tragitto casa-lavoro”. “Il signor Farina ha sempre avuto la sola intenzione di tornare a lavorare – fa presente l’avvocato Garofalo –, chiedendo di essere assegnato presso un sito compatibile col suo stato di salute. Di questo la Reset è stata informata più volte, ma ufficialmente non ci ha mai dato una risposta”.

Interpellato da LiveSicilia, il presidente di Reset Antonio Perniciaro Spatrisano commenta: “Data la natura delicata della vicenda e la presenza di azioni legali in corso, l’azienda preferisce evitare qualsiasi esternazione più approfondita. Quel che è certo, però, è che da parte nostra non è mai mancata la disponibilità nel venire incontro al signor Farina. In questo contesto – conclude – per quanto ci riguarda, se il dipendente ritirasse l’azione legale intrapresa potrebbe andare a lavorare in una nuova sede anche domani stesso. Reset dà la massima disponibilità al reinserimento, a questa unica condizione”.


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