"Droga: la repressione non basta, all'Ars una pagliacciata"

“Droga: la repressione non basta, all’Ars una pagliacciata”

Parla il leader dell'Arci di Ballarò dopo il blitz antidroga.

Fausto Melluso, ha visto il test antidroga all’Ars?
“Sì, ho saputo e ho letto. Vuole sapere cosa ne penso? Mi sembra una pagliacciata”.

Fausto Melluso, ragazzo di sinistra, già consigliere comunale, leader dell’Arci Porco Rosso che apre le porte su Ballarò, quartiere e piazza di spaccio, ieri protagonista di un blitz. Ecco come la vede a filo di cronaca e su tutto il resto.

Perché una pagliacciata?
“Perché i problemi non si risolvono con la retorica e con i simboli, mostrando gli onorevoli che si fanno tagliare una ciocca di capelli. La Regione ha importantissime competenze sanitarie, dunque, anche sul mondo delle dipendenze e della droga. Si mettano in campo provvedimenti concreti, piuttosto”.

A Ballarò ci sono stati arresti, qualcosa si muove, dopo le denunce dei giorni scorsi?
“Io non nego che in un contesto di intervento serva anche la repressione che, peraltro, è molto puntuale. Il fatto è che manca tutto il resto”.

In che senso?
“Le racconto una storia. Tempo fa, una ragazza con problemi di dipendenza si era sistemata con un giaciglio di fortuna davanti all’Arci. C’era pure una sorta di comodino con i libri. Qualcuno ha protestato. Noi glielo abbiamo chiesto: perché sei qua?”.

E lei che ha risposto?
“Che si sentiva più al sicuro sotto la telecamera del nostro condominio. Cosa voglio dire? Che bisogna costruire vicinanza con un mondo molto complesso. Quella ragazza aveva bisogno di aiuto: dirle semplicemente di spostarsi altrove avrebbe significato esporla a più pericoli. Purtroppo spesso è quello che accade, vedi la ‘chiusura’ dei gradini della Biblioteca Comunale a Piazza Brunaccini, che libera uno spazio ma lascia intatta la necessità di prendersi cura delle persone. Proprio là dove c’è stata l’ennesima operazione delle forze dell’ordine, cui sembra delegata in maniera esclusiva la questione degli stupefacenti che, però, è una questione sociale e non solo legata all’ordine pubblico. Se non lo capiamo non ne verremo mai a capo, arrestando i cosiddetti ‘spaccini di strada’, spesso persone che fanno entra ed esci dal circuito penale da quando erano giovanissimi. Mi pare che prevalga un’ottica moralista, nel complesso”.

I genitori vedono morire i figli. Sono dei moralisti, secondo lei?
“No, non penso certo ai genitori quando dico che oggi prevale un’ottica moralista. L’impegno di Francesco Zavatteri, il papà di Giulio, morto giovanissimo appena pochi mesi fa, è importante perché la sua testimonianza, la sua voce, è potente verso le istituzioni nel chiedere più impegno”.

Il Comune ha promesso risorse.
“Non mi permetto di fare polemica sul primo passo, dopo tanto tempo di assenza totale di servizi, per cui verificheremo nel tempo la funzionalità di ciò che sarà attivato dalla nostra prospettiva di base, di territorio. Ma dando una misura alle cose, è evidente a chiunque che si tratta di servizi che possono essere utili se inseriti in un contesto di cura più ampio oggi assente: un solo camper non basterà mai per tutta la città, ed è sufficiente leggere il bando per capire che, naturalmente, serve ben altro se vogliamo essere una comunità che prova a prendersi cura di chi consuma e a prevenire le dipendenze”.

E allora?
“E allora non dobbiamo cercare il gesto, il simbolo. Dobbiamo avere l’umiltà e disporre delle professionalità per costruire relazioni di fiducia con chi consuma, e dobbiamo fare prevenzione, informando sulle differenze fra le sostanze. La riduzione del danno è la prospettiva opposta al messaggio generico contro le droghe che, di fatto, spesso aumenta solo le distanze con chi oggi consuma e va sostenuto e non giudicato”. (rp)


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