Due italiani in tv - Live Sicilia

Due italiani in tv

Vitogol si butta in politica e commenta le esibizioni simbolicamente parallele di Roberto Beningi e Silvio Berlusconi. Chi raccoglierà il guanto di sfida?

Venerdì scorso su Rai Uno un giullare serissimo come Benigni ci aveva impartito la sua lezione di educazione civica in forma di lettura ragionata dei primi articoli della Costituzione. A primo acchito, poteva apparire un soggetto noioso. Eppure, a parte il fatto che Benigni riuscirebbe a rendere divertente persino la lettura dell’elenco telefonico, dalle sue parole scaturiva tutto l’orgoglio e l’ammirazione per ciò che un gruppo di magnifici visionari erano stati capaci di escogitare, seduti sulle macerie di un Paese vinto e diviso. Come non essere orgogliosi rileggendo l’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” che sembra una traduzione molto ante-litteram di ‘Imagine’ di John Lennon. E come non riflettere sulla straordinaria attualità dell’articolo 9, forse oggi il più violato: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Basti pensare all’allarme lanciato dal Ministro Profumo sullo sfacelo del sistema universitario o al degrado ambientale e dei monumenti del Paese. Ed infine, la chicca offerta dalla straordinaria interpretazione dell’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, quando Benigni ha rimarcato il fatto che, piuttosto che “la Repubblica”, il soggetto fosse “l’Italia”. Come a dire che il Paese stesso, e non la sua forma di governo, rinnega la guerra dalle sue viscere. “Persino i conigli ripudiano la guerra”, ha detto Benigni riferendosi ai roditori e non ai pavidi. Quanto orgoglio nelle sue parole. Che bello essere Italiani. Se questa fosse davvero l’Italia.

A riportarmi alla triste realtà ci ha pensato domenica, nell’ora che da decenni dedico alla visione di 90° minuto, Silvio Berlusconi ospite nel salotto televisivo della D’Urso, una che con le sue “faccine” suona più falsa di una moneta da tre euro. A parte il fatto che per Berlusconi anche quello della D’Urso è uno dei salotti di casa sua, mi hanno lasciato di sasso le scuse presentate ai suoi elettori per tutto il fetore che emerge sui giornali e nelle aule giudiziarie a proposito delle “festicciuole” in casa sua. Berlusconi s’è esibito in alcune tipiche manifestazioni di italianità: il richiamo alla famiglia, la sofferenza come giustificazione. Abbiamo appreso che quei convivi così sobri derivavano dai consigli amorevoli di amici preoccupati per la sua depressione dovuta ad un’incredibile sequenza di disgrazie: la perdita della madre, quella della sorella ed il divorzio. Eh sì, perché tutti gli orfani e i freschi divorziati sono soliti lenire il proprio dolore tra le braccia di una o più Ruby. Ci siamo poi consolati nell’apprendere che da poco il sole è risorto sui giardini di Arcore sotto le forme di una ragazza napoletana che potrebbe essere sua nipote (sua, non di Mubarak) e che, a sentir lui, “E’ più bella dentro che fuori”. E tutti noi italiani di una certa età abbiamo esultato ricordando i primi batticuore e le scoperte, fisiche e spirituali, che ogni nuovo amore apriva ai nostri sensi e alla nostra mente. Ed infine l’ennesimo colpo di teatro: “Scendo in campo per salvare l’Italia dalla minaccia delle sinistre”. Beh, questa mi pareva di averla già sentita.

Negli ultimi decenni la televisione ha scandito l’intera parabola di questi due esempi di italiano del nostro tempo. Da una parte Roberto Benigni, partito come surreale critico cinematografico nel pomeriggio domenicale di Renzo Arbore e giunto alla conquista del Premio Oscar. Un comico di professione capace di far sorridere o piangere persino quando legge una serie di norme. Dall’altra Berlusconi, partito da Tele Milano e giunto alla conquista di ogni potere. Persino di quello di dire l’indicibile. Un comico involontario ormai capace solo di far piangere pensando al recente passato del nostro Paese ed al futuro, quanto mai nebuloso, dei nostri figli. A loro ed al rispetto dovuto ai sacrifici dei nostri padri e dei nostri nonni dedico il mio “Viva l’Italia”. Quella di Benigni, naturalmente.


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