"E' così lieve il tuo bacio sulla fronte" | Chinnici ricordato da Caterina - Live Sicilia

“E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte” | Chinnici ricordato da Caterina

DI ROSALIA BONFARDINO Il volume ricorda il magistrato ucciso da un'autobomba piazzata dalla mafia in un giorno di fine luglio del 1983. La figlia: "Ci ha insegnato ad accettare il dolore e ci ha trasmesso la forza di proseguire su quella stessa strada".

la presentazione a palermo
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PALERMO – Un bacio delicato e appena accennato, un bacio nella penombra dell’androne, un modo semplice e unico per dire “ti voglio bene”. Un ricordo intimo che nelle parole di Caterina Chinnici, la figlia di Rocco, il magistrato ucciso per mano mafiosa da un’autobomba in un giorno di fine luglio del 1983, assume i tratti di un momento indimenticabile, ripetuto nel tempo, anche da adulta, poco tempo prima di quella terribile giornata. Ed è così che prendono forma le pagine di “E’ così lieve il tuo bacio sulla fronte”, che Caterina Chinnici ha presentato questo pomeriggio alla libreria Feltrinelli per raccontare “la storia di mio padre Rocco, giudice ucciso dalla mafia”. A moderare l’incontro il giornalista Felice Cavallaro e il magistrato Giuseppe Ajala, che hanno subito ricordato che Chinnici fu il primo magistrato ad essere colpito da Cosa nostra, il primo ad aver capito che la mafia non si sconfigge da soli e che per questo motivo aveva dato vita a un “pool” di inquirenti, in cui entrarono presto a far parte alcuni magistrati allora giovani, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

“Un momento qualsiasi di trent’anni fa é diventato quello in cui il dolore si é annidato dentro di me – ricorda Caterina nelle prime pagine del suo libro -. Nel tempo ha cambiato forma – si é allargato, é sprofondato, si é nascosto, talvolta é esploso – ma non ha mai lasciato la cuccia che ha costruito allora. Non se ne é mai più andato”. E a trent’anni da quel tragico momento, una figlia, che ha deciso di seguire le orme del padre e di intraprendere la stessa carriera, pur nella consapevolezza dei rischi cui sarebbe andata incontro, decide di estirpare le ombre del silenzio e di parlare “del magistrato, dell’uomo e del padre”. Un padre che in casa parlava poco del suo lavoro, se non per far conoscere il volto oscuro di Cosa nostra. Un padre dedito al lavoro e ai figli, che credeva pienamente in tutto ciò per cui rischiava la vita ogni giorno.

E la figura che subito emerge nel libro è quella di un uomo amorevole, sempre presente per i figli e capace di trasmettere tutti quei valori e quella forza che hanno permesso alla sua famiglia di andare avanti anche dopo la sua morte. Un uomo con “la sua schiena dritta, la testa grande, la borsa del lavoro dalla quale non si separava mai”, si legge nel libro. “La mia è stata una infanzia serena – racconta Caterina -. Poi siamo venuti a Palermo e a poco a poco la serenità ha cominciato a risentire della tensione di quegli anni, anni in cui non si parlava di mafia. Poi è arrivata quella mattina. E’ stata una vera devastazione vedersi strappare così uno degli affetti più cari semplicemente perché faceva il proprio dovere con convinzione. Si rimane come storditi. A questo stordimento subentra la rabbia per l’incapacità di accettare che un uomo sia stato fermato in un modo così terribile. Ma lui ci ha insegnato ad accettare il dolore e ci ha trasmesso la forza di proseguire su quella stessa strada”.

E in un periodo particolarmente complicato per il crescendo di minacce ai danni dei magistrati e dei procuratori impegnati nella “presunta” trattativa Stato-mafia, Caterina Chinnici non può non puntualizzare che qualcosa rispetto a quel lontano 1983 sia cambiata. “L’attività di contrasto alla mafia deve sicuramente essere costante – commenta -, ma in questi trent’anni si sono fatti passi importanti. E’ cambiata la sensibilità dei cittadini, lo Stato ha reagito rafforzando lo stato di tutela e sicurezza. Ma bisogna continuare a lottare con forza”. Ma in un clima come quello attuale Caterina Chinnici non piega la testa e non si lascia abbattere dalla paura. “Mio padre ci ha insegnato a non avere paura – conclude sorridendo -. Se si crede pienamente in ciò che si fa, si impara a non aver paura e ad andare avanti”.


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