La lista nera degli impresentabili | Non lo erano: "Quanta amarezza" - Live Sicilia

La lista nera degli impresentabili | Non lo erano: “Quanta amarezza”

Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia

Savarino e Caputo inseriti nell'elenco M5s a causa delle loro parentele, ma l'Antimafia dice altro

La polemica della campagna elettorale
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PALERMO – In campagna elettorale erano finiti in una lista appendice degli “impresentabili”, redatta dal Movimento cinque stelle. Il motivo? “Si portano dietro le colpe dei padri, o comunque dei familiari”, disse il candidato governatore del Movimento cinque stelle, Giancarlo Cancelleri, in un video girato a bordo di un’auto che percorreva le strade di Sicilia per la campagna elettorale. Eppure Giusy Savarino e Mario Caputo, finiti in quella lista per le ‘colpe’ rispettivamente del padre e del fratello, non sarebbero nell’unico elenco di ‘impresentabili’ che abbia il carattere dell’ufficialità: quello della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi.

I nomi racchiusi nella lista di Palazzo San Macuto sono stati anticipati domenica dal quotidiano La Sicilia, e finora non sono stati smentiti: dei sei l’unico eletto all’Ars è l’Udc Cateno De Luca. Il deputato messinese, attraverso il suo legale Carlo Taormina, ha comunque annunciato querela giudicando la qualifica di ‘impresentabile’ come “gravemente lesiva” della sua reputazione e “fonte di responsabilità non solo penali ma anche di tipo risarcitorio” nei confronti dell’organismo parlamentare. Gli altri cinque nomi fatti dal quotidiano sono comunque tra i candidati rimasti fuori da Sala d’Ercole: Antonello Calvo (Arcipelago), Pippo Sorbello (Udc), Gaetano Cani (Udc), Ernesto Calogero (#DiventeràBellissima) e Antonello Rizza (Forza Italia). Due i criteri adottati dalla commissione: la compatibilità con il codice di autoregolamentazione varato dalla stessa Antimafia e il rispetto della legge Severino che riguarda i reati compiuti nella pubblica amministrazione. L’esame dei nominativi ha comunque un limite temporale, quello del 16 ottobre: a quella data, infatti, l’organismo presieduto da Bindi non era in possesso di altre informazioni su indagini emerse invece in seguito.

Nell’elenco formulato da Cancelleri in quel video, oltre a Savarino e Caputo, vennero fatti i nomi di Luigi Genovese, poi effettivamente indagato in una vicenda scoppiata comunque successivamente alla campagna elettorale, e Riccardo Pellegrino: il primo perché figlio di Francantonio, condannato in un processo sull’uso illecito dei finanziamenti alla formazione professionale, il secondo per via del fratello già condannato per estorsione e attualmente sotto processo per legami con la mafia. “Qui non siamo più nel campo del reato imputato al soggetto – disse Cancelleri -, ma per vincolo di parentela si potrebbe dire che queste persone sono comunque degli impresentabili”.

Oggi sul campo resta l’amarezza di chi venne inserito tra gli ‘impresentabili’ perché “parente” di condannati: “Ho ricevuto un danno di immagine enorme – racconta Savarino, il cui padre fu condannato per tentato abuso d’ufficio, candidata in provincia di Agrigento con #DiventeràBellissima ed eletta nel listino di Musumeci -. Oltre a quel video il movimento diffuse dei volantini nella mia provincia con delle foto. I miei avvocati aspettano la lista ufficiale dell’Antimafia per allegarla come controprova del fatto che non ero incandidabile né impresentabile. Non farò querele penali – annuncia -, non sono forcaiola. Chiederò i danni e con i soldi che otterrò costruirò un centro assistenza per i bambini disagiati nella mia provincia”. La deputata agrigentina si dice “molto amareggiata per quel modo di fare politica che – prosegue – ha aizzato la gente all’insulto. Si è creato un clima di violenza verbale assolutamente disgustoso – conclude -, quell’elenco è stata un’azione denigratoria e diffamatoria. Il problema degli impresentabili nel centrodestra? E’ esistito ma se l’elenco dell’Antimafia dovesse essere confermato saremmo davanti a sei nomi su 300 candidati. Un margine di errore fisiologico che ci può stare e che non fa scandalo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Caputo, di professione avvocato, candidato nella lista Fdi-Noi con Salvini a Palermo. Il fratello Salvino, ex deputato regionale, è stato condannato per tentato abuso d’ufficio: “C’è un po’ di amarezza e dispiacere perché è stato utilizzato il mio nome e quello della mia famiglia – afferma -. Non ho mai avuto problemi giudiziari, sono un penalista che ogni giorno onora la giustizia col mio lavoro. Se avessi avuto una minima causa di incandidabilità – prosegue – non mi sarei mai permesso di andare in lista. Purtroppo tutto quello che è accaduto è la conferma del tipo di politica che viene fatta dal Movimento cinque stelle. Hanno chiesto gli interventi di prefetti, dell’Osce e dell’Antimafia. Cancelleri si divertì a leggere quella lista – continua Caputo – ma non l’ho querelato. Non mi interessano le campagne giudiziarie perché quel tipo di politica è stata bocciato dalla Sicilia”. Secondo Caputo “non si può essere etichettati come ‘impresentabili’ solo perché ‘parenti di…’. Si tratta di un criterio ingiusto – conclude -. La responsabilità penale è personale e non può essere addossata ai parenti”.

Un eccesso di giustizialismo che però, a onor del vero, portò il movimento ad ‘azzeccare’ quattro dei nomi venuti fuori da Palazzo San Macuto: Cani, Sorbello, Rizza e De Luca comparivano infatti nella famosa lista diffusa via social dai grillini. In quell’elenco spuntò anche il nome di Marianna Caronia, attualmente sotto indagine per il cosiddetto ‘sistema Trapani’, ma rimasta fuori dai nomi finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’Antimafia: “Le strumentalizzazioni politiche dei problemi giudiziari non fanno mai piacere – ricorda la neo deputata di Forza Italia all’Ars -. Le ho subite sia nella campagna elettorale per le Comunali di Palermo che in quella per le Regionali. Sono sotto indagine – prosegue – ma ho la massima fiducia nella magistratura e mi sento garantita. Quella lista diffusa dal M5s non ha alcun fondamento giuridico e ingenera confusione nella gente in merito ai criteri di candidabilità”.

Un elenco stilato forse con qualche leggerezza di troppo, dal momento che lo stesso Cancelleri fu costretto a chiedere scusa ai colleghi deputati Riccardo Savona e Giovanni Lo Sciuto, finiti in quella che rischiò di diventare una lista boomerang. Savona, finito in seguito sotto indagine per truffa, era stato accusato dai grillini di essere in “rapporti con la mafia”, mentre Lo Sciuto era stato definito senza mezzi termini “amico di Matteo Messina Denaro”. Le reazioni dei due deputati furono immediate e Cancelleri si scusò con i colleghi per “l’errore di stampa”.


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