Eredi del boss e soldi: intercettazioni sull'asse Catania - Napoli

Eredi del boss e soldi: intercettazioni sull’asse Catania – Napoli

Le nuove leve dopo 'Saro' Lombardo (nella foto)

CATANIA – “Che gli dobbiamo portare noi ai cristiani? Io…, senza soldi…, non vado da nessuna parte…!”. I “cristiani” sono “soggetti di una certa caratura criminale”, napoletani, annotano gli inquirenti. Le cimici dei carabinieri registrano due componenti dell’organizzazione di trafficanti smantellata pochi giorni fa, confermando che le relazioni tra Catania e Napoli benedette dal boss Rosario Lombardo, detto ‘Saro ‘u rossu’, continuano a essere mantenute.

Milioni di euro, potere e mafia

Catania, Napoli, Reggio Calabria. Milioni di euro, il clan Santapaola, i Nizza e la Camorra. E un esercito di pusher e vedette che continuano a portare fiumi di soldi nelle casse delle “famiglie”. Tornano in ballo metodi e affari tanto cari a uno degli elementi di spicco dei Santapaola, Rosario Lombardo. I militari dell’arma hanno alzato il tiro rastrellando, civico per civico, il cuore del traffico di droga nella via Capo Passero, che racchiude ben 12 piazze di spaccio. Determinanti i verbali del genero di Lombardo, Salvatore Scavone, che ha fatto tutti i nomi, ma anche le intercettazioni, che hanno incastrato i componenti dell’organizzazione.

Appuntamento sotto la casa del boss

I protagonisti cambiano, dopo gli arresti degli ultimi anni, Corrado Muscarà ha preso il posto di Angelo Cutugno, detto Scooby Doo, nel marzo del 2022 i carabinieri lo avevano sorpreso con un grosso quantitativo di droga, materiale per il confezionamento e un sistema di videosorveglianza con monitor.

Simone Lizzio va nel civico3 di via Biagio Pecorino, sotto la casa di “Saro u Rossu” Lombardo, Vincenzo Pino e Corrado Muscarà, tutti arrestati per estorsione mafiosa nell’operazione Sangue blu contro il clan Santapaola. A comandare nella “piazza” sarebbe Alessandro Tomaselli, già condannato per associazione finalizzata allo spaccio.

La droga comprata tra Catania e Napoli

Quando lo arrestavano nel 2012, Rosario Lombardo era in grado di acquistare droga per un milione di euro al mese in Campania. Con lui finiva in manette anche il boss Fabrizio Nizza, che si pentiva poco dopo: il suo centro scommesse, dopo la diffusione della notizia, veniva incendiato in piena notte per vendetta. Undici anni dopo, in via Capo Passero, i nuovi componenti dell’organizzazione sono nel mirino dei carabinieri.

La macchina di Simone Lizzio, uno degli eredi della stagione del boss, viene imbottita di cimici e gps, proprio mentre discute dell’organizzazione del viaggio per andare a comprare, a Napoli, la cocaina. Bisogna partire con due macchine, una va avanti e controlla se ci sono pattuglie. Non bisogna “registrarsi” in hotel. “I nostri – dice Giuseppe Pistone – dicono che ce ne dobbiamo salire con due femmine”. I soldi devono essere corrisposti “ai cristiani”, cioè gli esponenti di caratura criminale. Camorristi, perché a Napoli non puoi guadagnare milioni con la droga senza passare da chi comanda.

Nel frattempo, altri componenti del gruppo organizzano vacanze in crociera con le famiglie. Traffico di droga e soldi facili: Santapaola e Nizza sarebbero stati in grado, fino a pochi giorni fa, di incassare circa 240mila euro al giorno: quasi quanto riusciva a “guadagnare” il boss Lombardo in un mese.

I contatti con i trafficanti di Napoli avvengono con chiamate su whatsapp, cellullari con sim fantasma e su telegram.

Fiumi di denaro

I soldi servono per comprare la droga a Napoli. I carabinieri registrano tutto. Salvatore Privitera detto Sam dovrebbe pagare 33 mila euro per un panetto di cocaina, il gruppo pensa di acquistare 60 mila euro di cocaina e 100 mila euro di “fumo, che si vende di più”. Lo scopo è rifornire per alcuni giorni la piazza di spaccio che controllano a Catania e un’altra a Gela, dove ci sono quelli del “Villaggio”, affiliati ai Santapaola – Ercolano.

Organizzano gli appuntamenti, tra le persone da incontrare c’è il “figlioccio del Carateddu”, il ‘Ricchiato’, ovvero Francesco Castiglione e ‘Checco’, cioè Francesco Distefano. Nel frattempo contano montagne di soldi in contanti, 80 mila euro e devono arrivare a 105 mila euro. “Pellicola poca ne abbiamo – registrano le cimici – sono 10 mila euro! Contiamo altri dieci mila, Simone, madre, cascano tutti!”. Arrivano altri 18 mila euro “da Ardizzone”, 6.400 euro “che mi ha portato da Gela”. “2.700 di Peppe Nigro”. “Ieri – confessa Lizzio agli amici – dopo una giornata a contare questi soldi, la sera, ieri sono diventato pazzo”.

Simone” ha la “macchina conta soldi, l’ha comprata 600 euro. Ieri ci siamo levati la salute, ‘mpare – dice Giuseppe Pistone – a contarli tutti quanti…anche la bambina riesce a contarli e loro sono miliardari ‘mpare!”.

Napoli e i soldi per i detenuti

A conti fatti, gli affari con i napoletani consentono al clan di raddoppiare o triplicare il capitale nell’arco di pochi giorni. Al primo posto nell’elenco dei costi c’è la “giornata” per gli spacciatori e le vedette. Decine e decine di “lavoratori”, organizzati in turnazioni mattutine, pomeridiane e serali.

Scattano le perquisizioni

Per andare a Napoli i catanesi noleggiano una Jeep Renegade. La polizia li blocca dopo l’acquisto degli stupefacenti, quando stanno rientrando in Sicilia. Simone Lizzio consegna spontaneamente due bustine di marijuana, Giuseppe Nigro consegna altre sei bustine. Ma nel bagagliaio gli agenti scovano più di 10 chili di hashish. A casa di Lizzio la polizia sequestra una pistola semi automatica calibro 38 con matricola abrasa, 40 cartucce 7.65, 25 grammi di cocaina, bustine e bilancino di precisione. I soldi, però, erano stati già consegnati ai napoletani, oltre 100mila euro: solo uno dei tanti viaggi che legano Catania con la città del Vesuvio.


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