Fabrizio Miccoli, la la la | Quelle magie ricordano Diego - Live Sicilia

Fabrizio Miccoli, la la la | Quelle magie ricordano Diego

Il personaggio
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Ieri, nei sudati minuti del dopo partita, ho scritto: Fabrizio Miccoli, il miglior calciatore italiano. Stamattina, a mente fredda, mi trovo d’accordo con me stesso. Il talento del numero dieci rosanero è noto da tempo. Si conoscono le magie e le illuminazioni accese all’improvviso. Anche ieri sera, nel ghiaccio di San Siro, l’ispirazione ha aperto le ali e ha mostrato dove può arrivare la fantasia al potere. Il gol di testa è una perla di surrealismo: perfetta inzuccata tra le altissime belle statuine della difesa nerazzurra.

Il diagonale all’ultimo respiro è una sintesi di lucidità. Ma la rete inaugurale di sinistro ricorda Maradona, precisamente il prodigio contro l’Italia in un lontano mondiale. Le differenze: più di vent’anni fa il Pibe de oro appoggiò col mancino una palla fatata nell’angolino di Giovanni Galli, incolpevolmente crocifisso per non avere parato l’impossibile. Un punto tennistico, una smorzata al volo. Il miracoloso tocchetto di Fabrizio – con una morfologia diversa – rivela il medesimo sguardo di chi vede la porta a occhi chiusi. Miccoli ha segnato da una posizione angolata. E da lì è riuscito a deliziarci con una parabola nel punto opposto dell’origine del tiro. Fabrizio ha Diego nel sangue e per lui coltiva una venerazione senza confini. Entrambi – con gradazioni differenti – appartengono alla stessa famiglia: la stirpe dei panda fuoriclasse.

C’è poi da chiedersi a che sia dovuta questa rifioritura che nasce da un fisico integro e veleggia verso una completa maturazione calcistica arricchita dal carisma e dall’esperienza. C’è una più compiuta serenità? C’è, sicuramente, il merito di Bortolo Mutti: uno che agisce in silenzio, spesso sottovalutato, uno che offre riferimenti solidi nella tempesta. Miccoli è alle massime altezze da un po’. Negli occhi restano le sciabolate pro Budan con Genoa e Novara. Sopravvive una condizione invidiabile che permette corsa e agonismo. Del Piero si esibisce con la Juve in un saltuario rodeo di apparizioni con gol – che saranno belli, non diciamo di no, ma niente di eccezziunale veramente – esaltati come se fossero gioielli inestimabili. Totti, a fase alternata, porta a fatica sulle spalle la croce e la delizia della Roma del profeta spagnolo che sarebbe già a casa, se solo si chiamasse Enrico Luigi. Fabrizio Miccoli rimane, come un crocevia di diamante nel cammino rosanero. La storia di questa serie A recente, bene supremo, è soprattutto la sua storia.


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