"Fondi neri" e affari “milanesi”: Clan Laudani, le richieste di pena - Live Sicilia

“Fondi neri” e affari “milanesi”: Clan Laudani, le richieste di pena

Il capitolo catanese dell'inchiesta Security.
0 Commenti Condividi

CATANIA – Una rete criminal-finanziaria che sarebbe riuscita ad assicurare al clan Laudani ‘fondi neri’ anche per mantenere i boss in carcere. Nel 2017 l’inchiesta Security – che parte dalla Dda milanese – riesce a disvelare le infiltrazioni in alcuni settori economici in Lombardia, tra appalti e grande distribuzione. Un ‘sistema’ che si baserebbe sulla creazione di fondi extra bilancio provenienti da “false fatturazioni”. Alla base vi sarebbero ‘faccendieri’ e imprenditori ‘compiacenti’ agli obiettivi ‘illeciti del clan’. 

L’indagine, che si divide in diversi capitoli giudiziari tra Milano e Catania, ha tra le figure principali Luigi Alecci, ritenuta un pò la mente dell’ingegnoso sistema d’affari costruito nell’asse tra Catania (Acireale, ndr) e Milano e indicato dagli inquirenti il referente dei Laudani a Milano. Il network criminale sarebbe stato realizzato grazie alle conoscenze del paternese Alecci con gli imprenditori, Giacomo Politi, Emanuele Micelotta e Alessandro Fazio.

L’intermediario sarebbe stato Orazio Salvatore Di Mauro (Turi U Biondu), molto legato a Sebastiano Laudani (Ianu il grande) a cui sarebbero andati parte degli ‘introiti’ milanesi. Per il suo mantenimento, appunto. Turi u biondu avrebbe mantenuto il suo ruolo fino al suo arresto nel maxi blitz Viceré scattato nel 2016. Il suo posto nel ruolo di ‘cerniera’ lo avrebbe preso Enrico Borzì (già processato e condannato nel rito abbreviato, che ha visto invece assolto Vincenzo Greco). Le telecamere degli investigatori lombardi hanno immortalato la consegna di alcune buste da parte di Alecci a Borzì in un bar acese. 

Alecci, Di Mauro, Politi, Micelotta e Di Fazio sono stati rinviati a giudizio e stanno affrontando il processo davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Catania. La fase istruttoria è terminata ed

oggi il sostituto procuratore della Dda etnea Antonella Barrera ha formulato le richieste di pena nei confronti dei cinque imputati al termine di una requisitoria in cui ha esaminato i passi salienti dell’apparato probatorio. La pm ha chiesto di condannare Luigi Alecci –  accusato di associazione mafiosa – a 20 anni di carcere  (ritenuta anche la recidiva). Dodici gli anni chiesti per Orazio Salvatore Di Mauro, imputato per mafia. Sono invece 9 gli anni chiesti a carico di Emanuele Micelotta, 10 quelli nei confronti di Giacomo Politi, e 13, infine, per Alessandro Fazio. Tutti è tre sono a processo per concorso esterno. 

Nelle prossime udienze si svolgeranno le arringhe dei difensori. Al termine, salvo repliche dell’ultima ora, si arriverà alla sentenza che chiuderà il primo (grado) del capitolo giudiziario catanese. 


0 Commenti Condividi

Le nostre top news in tempo reale su Telegram: mafia, politica, inchieste giudiziarie e rivelazioni esclusive. Segui il nostro canale
UNISCITI


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI

Commenti

    Eh eh eh eh….ma come si fa a fare uscire di galera uno così!!!
    Ma quali misure alternative!…ma finemula vàja… con le scuse del sovraffollamento, con le caxxate che dice l’Europa a proposito di detenzione inumana e degradante.
    Mi viene da ridere…
    Il vero degrado della nostra società è il frutto di comportamenti di questa gentaglia che sta in giro in mezzo a cittadini onesti. Onesti e rispettosi della Legalità.
    In galera!!!
    In galera!!!
    In galera!!!
    In galera!!!
    In galera!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *