Forza Italia tra falchi e colombe tensioni dopo lo scontro in aula - Live Sicilia

Forza Italia tra falchi e colombe tensioni dopo lo scontro in aula

Oggi pomeriggio si riuniranno i vertici azzurri.

PALERMO – Una, nessuna, centomila Forza Italia. Gli azzurri siciliani vivono un momento molto delicato dopo il dibattito d’aula di ieri pomeriggio. Le scintille finali tra il presidente Nello Musumeci e il capogruppo Tommaso Calderone con il conseguente intervento di Gianfranco Miccichè segnano una frattura ormai evidente tra le varie anime del partito. Come dimostra la nota che le “colombe” azzurre inviano alla fine della seduta. 

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Ma andiamo con ordine. Musumeci torna in aula, a tre settimane dallo schiaffo dei franchi tiratori della sua maggioranza, per riferire della crisi (che nega) e sondare il terreno. L’intervento più critico nei confronti del Presidente arriva, come ampiamente previsto, dal capogruppo di Forza Italia Tommaso Calderone (deputato navigato e vicinissimo al coordinatore regionale Gianfranco Miccichè). “Il patto stipulato tra Musumeci e la coalizione del centrodestra non è mai stato tradito ma non prevedeva il rinnovo ne tacito ne espresso, questo lo discuteremo al momento opportuno. Certamente in questo non ci faremo condizionare da notai romani”, ruggisce Calderone alla fine del suo intervento. Parole come pietre. Che inevitabilmente fanno scaldare Musumeci che nelle repliche lo rimbrotta. “Sulla lealtà di Forza Italia, e di altri partiti, non ho mai avanzato dubbi. Non ho voluto che ci fosse gente dietro la mia porta. Se lei qualche volta si fosse trovato nei comuni dove io ero in visita ufficiale avrebbe notato quanto rispetto abbia riservato a tutti i parlamentari. Ho voluto che nessun parlamentare fosse dietro la mia porta, perché un parlamentare fissa l’orario e il giorno per incontrare il presidente della Regione”, risponde piccato il presidente. La goccia fa traboccare il vaso e provoca la reazione del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. “Avevamo fatto un dibattito molto sereno, alcune cose della sua replica non mi sono particolarmente gradite, e lo dico con sincerità. Alcuni interventi sono stati nei confronti dei parlamentari non sempre identici. Purtroppo non sempre quello che ha detto corrisponde alla verità dei fatti, alcuni parlamentari sono stati profondamente delusi per comportamenti suoi iniqui”, dice seccato. 

Falchi e colombe

Ma la soap non si ferma qui. Si palesano a stretto giro attraverso una nota stampa i lealisti azzurri per prendere le distanze dalla linea del coordinatore siciliano e rinnovare la lealtà nei confronti di Musumeci. Riccardo Gallo, vicecoordinatore regionale FI, Riccardo Savona, Margherita La Rocca Ruvolo, Alfio Papale, Stefano Pellegrino e gli assessori regionali Gaetano Armao, Marco Falcone e Marco Zambuto firmano la nota. Saltano all’occhio gli assenti che sono in buona parte fedelissimi del coordinatore siciliano: una frattura evidente. Il coordinatore Miccichè si affida alle agenzie e commenta così. “Hanno ragione i miei colleghi. Queste polemiche non servono più, ormai le posizioni sono chiare ed è arrivato il momento di prendere decisioni condivise con i nostri alleati”. Il chiarimento arriverà oggi pomeriggio all’Ars in occasione di una riunione indetta da Miccichè. I beneinformati sostengono che il presidente dell’Ars giocherà a carte scoperte e proporrà la propria candidatura a Palazzo d’Orleans. 

I temi che dividono e la mozione in aula

Tra i temi che dividono le due fazioni non ci sono soltanto il bis di Musumeci e la prosecuzione serena della fine della legislatura, ma anche la possibilità di mettere in campo nuove alchimie politiche (come la suggestione del grande centro) che guardano oltre il centrodestra tradizionale, opzione alla quale il leader azzurro starebbe lavorando in solitaria da tempo ma soprattutto in seguito al voto quirinalizio. Di certo al momento c’è soltanto l’intenzione di attaccare frontalmente Musumeci. Come dimostra la mozione che sarà discussa oggi pomeriggio in aula. Una mozione, presentata dal Calderone, che chiede la rimozione dell’incarico conferito a Tuccio D’Urso, soggetto attuatore per l’emergenza Covid. Sul voto il gruppo rischia di spaccarsi e, in caso di voto segreto, i franchi tiratori sono pronti a fare la loro parte per scheggiare la maggioranza. Uno scenario che potrebbe essere disinnescato agendo d’anticipo. Musumeci potrebbe avere già chiesto allo stesso D’Urso un gesto di responsabilità con conseguente passo indietro. Insomma, la partita è tutt’altro che chiusa.  


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