Lo scontro Comune-La Bianca| Ecco il verbale del siluramento - Live Sicilia

Lo scontro Comune-La Bianca| Ecco il verbale del siluramento

Le accuse del vicesindaco, la difesa del liquidatore, il muro contro muro, il rinvio del tema ricapitalizzazione alla prossima assemblea mentre, in piazza, infuriava la protesta. Ecco il verbale dell'ultima assemblea dei soci della Gesip, tenutasi giovedì scorso, che ha portato alla sostituzione di La Bianca e alla nomina di Caiozzo.

PALERMO – Un’assemblea dei soci durata quasi quattro ore, mentre in piazza i lavoratori aspettavano con impazienza notizie sulla ricapitalizzazione e il cambio di liquidatore. Un braccio di ferro estenuante, quello andato in scena a Palazzo Galletti giovedì pomeriggio tra il comune di Palermo, rappresentato dal vicesindaco Cesare Lapiana, e Giovanni La Bianca, sino alle otto di sera liquidatore della Gesip, con il collegio sindacale a far da spettatore.

Una riunione ben raccontata dal verbale di quell’assemblea, redatto dal notaio Salvatore Li Puma, che descrive con dovizia di particolari una riunione dai nervi tesi che però non è mai stata interrotta, nemmeno dal gruppo di operai che prima ha lanciato pietre contro il palazzo e poi ha provato, ma senza successo, a fare irruzione per interrompere l’assemblea, fermato solo dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa.

Dodici punti all’ordine del giorno tra cui i bilanci, la ricapitalizzazione e per ultimo la defenestrazione di La Bianca. Ultimo punto, questo, inserito in fretta e furia dal Comune a gennaio e che solo per l’opposizione del liquidatore non è stato oggetto di un’assemblea dei soci apposita che Palazzo delle Aquile voleva convocare per il 29.

E leggendo il verbale si capisce come l’assemblea sia stata, sin dall’inizio, un continuo braccio di ferro tra Lapiana e La Bianca, con quest’ultimo che rigettava tutte le richieste del primo: dal trattare subito l’ultimo punto alla scelta del notaio. E poi è la volta della relazione del liquidatore che tenta di difendersi dalle numerose accuse di Palazzo delle Aquile, verso cui non manca più di una stoccata per aver imposto “paletti e osservazioni (per non dire diffide)”, come nel caso del pagamento delle ferie ai lavoratori, e per averlo “additato a causa di problemi della società” causando così anche episodi di violenza. Ma La Bianca, verbale alla mano, rivendica i decreti ingiuntivi e accusa l’amministrazione di avergli chiesto di far fallire la società (senza però metterlo mai per iscritto) malgrado questo avrebbe causato anche un ritardo nel pagamento del tfr, oltre a difendersi dall’accusa che la sentenza di non fallibilità del tribunale sarebbe stata causata da una carenza di documentazione circa la natura commerciale dell’azienda che il liquidatore, continua il verbale, non poteva produrre perché semplicemente inesistente, e dalla mancata approvazione dei bilanci. Quanto alle differenze con l’Amia, per La Bianca consisterebbero nella natura commerciale dell’azienda di piazzetta Cairoli che, a differenza di Gesip, partecipava a bandi e non aveva il Comune come unico committente.

Una sequela di batti e ribatti che comprende anche le dimissioni di La Bianca, che il liquidatore non avrebbe avallato per evitare un allungamento dei tempi della vertenza, la non approvazione dei bilanci, la volontà del Comune di non procedere alla ricapitalizzazione e alla ricerca di altri soci e la mancanza di dialogo con Lapiana, con cui i rapporti si sarebbero incrinati proprio per i decreti ingiuntivi.

Accuse e argomentazioni a cui però il vicesindaco, secondo quanto racconta il verbale, ha preferito non rispondere e, in un continuo muro contro muro, ha rimandato ogni decisione su bilanci e ricapitalizzazione a una futura assemblea col nuovo liquidatore, arrivando così al dodicesimo punto, ovvero la sostituzione di La Bianca. Una sostituzione che Lapiana ha motivato con il mancato rispetto del mandato da parte di La Bianca, che avrebbe anche prolungato l’esistenza della società per restare liquidatore, e con un’assemblea del novembre scorso tenuta con i lavoratori per seminare false speranze.

E così, dopo una seduta fiume di circa tre ore e mezza, il comune di Palermo ha sbattuto la porta in faccia a La Bianca e affidato il futuro della società a Giuseppe Caiozzo, cui ora spetterà il difficile compito di liquidare l’azienda e rasserenare i dipendenti nell’attesa che da Roma arrivino buone notizie.

 


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