Viviana e Gioele morti nel bosco, ma la dinamica è da chiarire

Gioele, Viviana e la morte nel bosco|Due ipotesi per la tragedia

Su cosa s'indaga dopo il ritrovamento dei resti del bambino

CARONIA – Gli avvocati dei familiari del piccolo Gioele Mondello tornano sul luogo del ritrovamento quando è già sera. La sera di una giornata, quella di ieri, segnata dal ritrovamento dei resti di Gioele. Si muovono lontano dalle attenzioni di cronisti, fotografi e cameraman.

Il sopralluogo serale

Ci sono due morti – la madre Viviana Parisi e quasi certamente il figlio (l’esame del Dna servirà a raggiungere la certezza scientifica per quella che è già una verità: le scarpette ritrovate nel bosco sono di Gioele), ma ci sono anche molti tasselli da mettere a posto nella ricostruzione della tragedia di Caronia. E bisogna provare a metterli a posto subito, anche se non c’è più la luce del giorno.

Il procuratore di Patti Angelo Vittorio Cavallo ieri, subito dopo il ritrovamento, ha detto che “perdono quota piste riconducibili ad ambiti familiari, in questo momento. Però non possiamo dire altro, lasciateci lavorare e fare i ragionamenti del caso”.

Due ipotesi investigative

Sono due le ipotesi privilegiate dagli investigatori: Viviana ha ucciso il figlio e poi si è tolta la vita arrampicandosi su un traliccio e lasciandosi cadere oppure entrambi sono stati aggrediti da animali selvatici – nel bosco ci sono parecchi cinghiali – o grossi cani.

Quei corpi distanti

All’omicidio-suicidio non credono i familiari. L’avvocato che li rappresenta, Pietro Venuti, ispeziona i luoghi del ritrovamento dei resti per capire il posizionamento del corpo del bambino rispetto a quello della mamma. Il legale è convinto di avere ricostruito il tragitto seguito da Viviana fino al traliccio, che si trova al di là della collina che sovrasta la zona dove il carabiniere in congedo Giuseppe Di Bello ha rinvenuto i segni della presenza di Gioele: resti ossei, di indumenti e le scarpette (“L’ho trovato dove non cercavamo”, ha detto ieri).

“Viviana non è passata da qui. Sono luoghi distanti fra di loro”, dice il legale che usa la parola “mistero”, indicando il sentiero in discesa da cui ieri è stata salita la bara con i resti.

A meno che, ed è una spiegazione che egli stesso ritiene plausibile, non siano stati gli animali selvatici a trasportare il corpo di Gioele lontano dalla mamma. Oppure esiste un percorso finora sconosciuto, un sentiero, che collega i due luoghi. Ed è per questo che serve il sopralluogo serale.

Non credono al suicidio

I familiari non credono che Viviana si sia tolta la vita, lanciandosi dal traliccio. È vero, le fratture sul suo corpo sono compatibili con una caduta dall’alto, ma forse anche con quelle provocate dai morsi degli animali.

Anche perché sarebbe stato complicato per Viviana arrampicarsi sul traliccio circondato dai rovi. Ed ecco rafforzarsi nelle convinzioni dei familiari la seconda ipotesi: madre e figlio sarebbero stati uccisi dagli animali selvatici o da grossi cani. Qualcuno sussurra che potrebbe esserci stata un’altra persona nel bosco. Questo significherebbe ipotizzare che Viviana sia stata aggredita e picchiata. E il bimbo? Potrebbero averglielo portato via (altra ipotesi sollevata dai parenti).

Le iniziali ricerche

Infine c’è il tema degli iniziali tempi delle ricerche. Venti minuti per arrivare la stradale, un’ora per i vigili del fuoco, dice il legale. “Se ci fosse stata più celerità forse Viviana non sarebbe arrivata così lontano”.

Lo dice con un tono sereno. Amarezza invece viene fuori dalle sue parole quando gli si chiede perché nessuno ha prestato soccorso a Viviana e al bambino quando si sono allontanati dopo l’incidente in autostrada. “Ho percorso il tratto stradale (fa una pausa e sospira) e in questo momento non so rispondere alla sua domanda”.

I corpi di Viviana e Gioele sono stati trovati in un due punti diversi del bosco, a circa 700 metri di distanza, ma entrambi non lontani dal luogo dell’incidente del 3 agosto, quando la mamma si è allontanata dall’autostrada con in braccio il figlio ancora vivo.

Direzioni diverse

Gioele è stato individuato dal carabinieri, uno dei tanti a rispondere all’appello del padre. “Non importa chi è stato a trovarlo, ma che lo abbiamo trovato”, ha tagliato corto il procuratore di Patti Angelo Cavallo per spegnere sul nascere le polemiche sul fatto che dopo quindici giorni gli esperti al lavoro non avessero ancora individuato il bambino. Quest’ultimo, però, è un dato di fatto su cui lo stesso procuratore sta lavorando.

Sull’argomento interviene anche il padre di Gioele, Daniele Mondello, con un post sui social: “Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”.

L’area delle ricerche è sempre stata la stessa, ma ieri si è imboccata una direzione diversa grazie al racconto di un testimone, il turista che aveva visto la mamma e Gioele per ultimo e che non si era più fatto sentire.

Una donna scossa, impaurita, che viveva da alcuni tempi una situazione psicologica di profondo disagio con il suo bimbo di 4 anni in braccio si è avventurata tra la fitta vegetazione. E nel bosco sono morti entrambi. Perché e come bisogna ancora capirlo. Nessuno li ha più visti e trovati.


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