PALERMO- “Grazie a quanti da stamattina mi stanno manifestando il loro affetto per la ricorrenza di domani, è vero sono trascorsi 37 anni ma come ho scritto ieri i ricordi, i brutti ricordi non vanno mai via. Qualcuno mi ha anche chiesto che cosa stavo facendo il giorno prima della strage. Sapevo che facevo un lavoro pericoloso ma se ci metti passione non ci pensi assolutamente, magari ti aiuta la convinzione che a te certe cose non possono accadere. Comunque, la vigilia, cioè oggi, ero libero ed ero a mare (questa foto è proprio del 28) a divertirmi con la comitiva, sereno ed ignaro che all’indomani qualcuno aveva fissato per me l’appuntamento con la morte, ma forse proprio perché io non l’avevo preso mi sono salvato, ammaccato, ma salvato. L’appuntamento comunque è solo rinviato. Domani cambia tutto”.
Una vecchia foto, di quelle quando c’erano i rullini, su facebook. Un uomo con i baffi e il sorriso e adesso un uomo che racconta. Sono la stessa persona, cioè Giovanni Paparcuri, che sopravvisse, trentasette anni domani, alla strage provocata dall’esplosivo mafioso in cui morirono il consigliere istruttore Rocco Chinnici, con il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi.
Giovanni, che, nonostante le ferite, sarebbe rimasto in trincea, come collaboratore scelto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è un testimone prezioso di quegli anni. E’ anche uno che combatte per la memoria, quella vera, che si snoda per arrivare fino a noi. Un amico sincero e schietto di quanti si accostino alla storia con lo spirito dell’impegno e di un racconto non banale. E’ lui che cura il Museo della memoria, voluto dall’Anm. Alcune stanze, nel cuore del Palazzo di giustizia, che ricreano gli ambienti di Falcone e Borsellino. Entri, giri, scruti e ti sembra che debbano tornare da un momento all’altro.
Ovunque, ritagli di cartoline, di addii, di spiagge che si trasformarono in rimpianti, di estati sporcate del sangue, di una sofferenza che solo chi l’ha vissuta sulla propria carne conosce davvero.
Sì, è un siciliano pieno di brutti ricordi, Giovanni Paparcuri. Ma ha saputo trasformarli in memorie, riscatto e speranze. Oggi, alla vigilia della sua vita che cambiò per sempre, ha pubblicato la foto della felicità prima del dolore. Affinché nessuno scordi quanto hanno pagato gli uomini semplici ed eroici, mentre combattevano la nostra guerra.