Il "figlioccio" di Santo La Causa |Il pentito che fa tremare Librino - Live Sicilia

Il “figlioccio” di Santo La Causa |Il pentito che fa tremare Librino

Per i boss di Cosa nostra "è lui che dava gli ordini a Librino". Fabrizio Nizza, collaboratore di giustizia da poche settimane, ha già permesso di sferrare un duro colpo alla mafia militare catanese.

FABRIZIO NIZZA
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CATANIA – L’uomo d’onore di Librino da deciso di collaborare con la magistratura. Fabrizio Nizza, capo storico della “fossa dei leoni” dello spaccio, è il nuovo pentito che può puntare le direttrici delle indagini della Procura di Catania contro Cosa Nostra catanese. Diventato collaboratore di giustizia da poche settimane, ha già fatto chiudere il cerchio su un’inchiesta dei carabinieri scattata lo scorso mese di settembre, quando scoprirono un maxi arsenale da guerra. Tassello dopo tassello è stato possibile ricostruire i nuovi scenari della mappatura della criminalità organizzata e in particolare chi fossero i personaggi che avevano la disponibilità delle 40 armi da guerra sequestrate: mitragliatori, fucili e pistole. Oltre questo è stato portato alla luce il drammatico incubo vissuto da un imprenditore catanese, vittima di usura e soprattutto bersaglio di azioni punitive, per “costringerlo” a pagare le rate del “prestito”.

Determinanti, dunque, le dichiarazioni di Fabrizio Nizza per far scattare le manette a Giovanni Cavallaro, Francesco Magrì, Giuseppe Montegrande, Giovanni Privitera, Danilo Scordino e Filippo Scordino. Fonti confidenziali avevano preannunciato smottamenti e c’erano forti sospetti che i sei picciotti di Librino stessero per trovare un nascondiglio per evitare il carcere. Oltre a questo le indagini hanno portato a “comprendere” che la vita dell’imprenditore taglieggiato correva un serio pericolo. Da questi elementi la Procura ha disposto il provvedimento di fermo per i sei, eseguito ieri dai Carabinieri. Ora si attende l’udienza di convalida del Gip.

Il PROFILO DEL NUOVO PENTITO. Ma chi è Fabrizio Nizza? Gli atti dell’inchiesta Stella Polare, eseguita dai Carabinieri nel 2012 e terminata con una pioggia di condanne nel rito abbreviato, evidenziano la caricatura criminale del nuovo pentito, ma soprattutto riassumono l’ascesa di Fabrizio Nizza che, insieme al fratello, prima diventa il monopolista della “marijuana” a Librino e poi entra dalla porta principale nelle file del clan più potente di Catania: la cosca Santapaola Ercolano. Di lui parlano diversi pentiti, tra cui i due ex reggenti di Cosa Nostra Santo La Causa e Giuseppe Mirabile, e anche lo spacciatore di San Cristoforo, Goffredo Di Maggio.

IL “FIGLIOCCIO” DI LA CAUSA. Fabrizio Nizza, insieme al fratello Daniele, sono diventati “uomini d’onore” nel 2007. L’affiliazione alla famiglia Santapaola sarebbe avvenuta in un appartamento di San Giovanni Galermo. A raccontare il “battesimo” criminale dei signori della droga di Librino è Santo La Causa, durante un’udienza del processo Stella Polare nel troncone che si celebra con il rito ordinario. “Da quel momento – afferma La Causa – facevano parte del gruppo della Civita”. Daniele e Fabrizio Nizza, dunque, diventano uomini d’onore e entrano di diritto nell’organizzazione criminale di Nitto Santapaola. Il padrino di Fabrizio Nizza fu lo stesso “Santo La Causa”. A raccontarlo è lo stesso collaboratore. La cerimonia sarebbe stata l’unico contatto diretto tra il padrino e il suo “figlioccio”. “Dopo non l’ho più visto”. Dichiara La Causa.

LA SCALATA CRIMINALE. I fratelli Nizza, grazie ad un rapporto diretto con gli albanesi erano diventati i rifornitori di tutti i clan catanesi dell’erba. Un monopolio non gradito ad Angelo Santapaola, cugino del capomafia.  “Ho risolto anche alcuni problemi che i Nizza avevano con Angelo Santapaola” – racconta ancora La Causa.  In un primo momento i Nizza “lavoravano in proprio – racconta l’ex reggente dei Santapaola –  nello spaccio di droga e il rifornimento del fumo. Non erano affiliati alla famiglia”. Angelo Santapaola e Nicola Sedici “non avrebbero accettato” che dei soggetti che non facevano nemmeno parte dell’organizzazione gestivano affari così grossi e avrebbero cercato di “sottomettere” i Nizza.  A quel punto sarebbe arrivata, infatti, la proposta di stipulare una sorta di partnership per “dividere” il monopolio con “il cane sciolto” Angelo Santapaola e il suo guardaspalle Nicola Sedici. “Io allora sono intervenuto – aggiunge La Causa – dicendo di lasciarli lavorare perché erano amici nostri”. Una volta risolto il problema con il cugino di Nitto Daniele e Fabrizio Nizza diventano “uomini d’onore”. A settembre del 2007 Angelo Santapaola e Nicola Sedici furono ammazzati. Si creò un vuoto nell’organizzazione. “Dopo la loro morte – spiega La Causa – ci riunimmo: si doveva decidere come agire per recuperare tutte le entrate gestite dai due. Decidemmo di affidarne alcune ai Nizza”. In pochi anni, dunque, i fratelli Nizza da monopolisti del fumo sarebbero diventati anche i successori degli affari di Angelo Santapaola e Nicola Sedici, soprattutto in tema di estorsioni. Nell’organigramma dei Santapaola, secondo i racconti di La Causa, i Nizza, continuando a lavorare nel settore del traffico di droga, erano entrati nell’organizzazione della Civita sotto il controllo di Carmelo Puglisi.

LO “SGARRO” AI CARATEDDI. Fabrizio Nizza faceva anche “gruppo a sé” con il controllo dello spaccio a Librino e della piazza degli Angeli Custodi e di quella di via Stella Polare, che aveva affidato al fratello Daniele e al suo uomo di fiducia, Goffredo Di Maggio, diventato anche lui nel 2012 collaboratore di giustizia. I Nizza si sono impossessati di queste piazze di spaccio a danno dei “Carateddi”, approfittando dell’arresto del loro capo Sebastiano Lo Giudice. Uno “sgarro” che avrebbe fatto “irritare” il pericoloso boss e killer dei Cappello che avrebbe ordinato dal carcere di Bicocca di uccidere Giuseppe Privitera detto “Ricciolino”, affiliato ai Nizza. “La notte stessa dell’arresto del Lo Giudice – si legge nei verbali dello spacciatore Di Maggio –  i fratelli Nizza con le armi si impossessarono di via Villascabrosa, via Stella Polare, via Playa e tondicello della playa, insomma di tutte le piazze di spaccio che erano molto remunerative. Per tali motivi si aprì un grosso contrasto con il gruppo dei Carateddi tanto che abbiamo saputo che volevano ammazzare un nostro affiliato che è soprannominato Giuseppe detto il Ricciolino. In due occasioni diversi appartenenti al gruppo dei Carateddi furono arrestati perchè erano armati e stavano per recarsi ad uccidere il Ricciolino. Volevano ammazzarlo poiché era il cassiere delle piazze di spaccio dei Nizza”.  Di Maggio ha anche svelato che i Nizza erano i rifornitori di droga della famiglia Scuderi e dai fratelli Musumeci, capi dello spaccio del quadrilatero della via Lava a San Cristoforo e finiti in manette lo scorso luglio.

“E’ IL CAPO DI LIBRINO”. Fabrizio Nizza è un boss di calibro del gruppo della Civita dei Santapaola. Giuseppe Mirabile, collaboratore di giustizia e ex uomo di vertice del braccio militare dei Santapaola, mentre depone come teste nel processo Stella Polare non lascia adito a dubbi su chi fosse a dare gli ordini. “Era lui – racconta Mirabile – il più rispettato. Gli altri facevano quello che diceva Fabrizio. Lui era il capo di Librino”.


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