Flop Stancheris e ko catanese | C'era una volta il Megafono - Live Sicilia

Flop Stancheris e ko catanese | C’era una volta il Megafono

L'assessore al Turismo rappresenta in giunta il movimento di Crocetta. Ma alle Europee non ha funzionato nemmeno la spinta dei deputati regionali della lista del governatore. Che ha perso anche nella sua città, Gela. A Catania, due settimane fa, meno di 1.500 voti per la candidata del presidente.

PALERMO – Che fine ha fatto il Megafono di Crocetta? La creatura del presidente sembra essersi smarrita nel momento più propizio. Quello nel quale, per la prima volta nella sua giovane storia, può contare addirittura su un assessore “in quota”. Michela Stancheris, infatti, poco prima delle Europee è stata “adottata” (non senza qualche muso lungo) nel Movimento del governatore. La candidata del Pd, insomma, era la candidata del Megafono. Così, il suo risultato è anche un po’ un referendum sulla creatura di Crocetta. E il referendum non ha portato al presidente buone notizie.

Il Megafono può contare, oggi, all’Ars su cinque deputati. E non si può dire, esclusa qualche eccezione, che la spinta dei parlamentari regionali sia stata determinante per il risultato dell’assessore-candidata. Tranne, appunto, sparute eccezioni, come quella di Casteldaccia, paese del capogruppo Giovanni Di Giacinto. Lì, michela Stancheris è stata la più votata, con 581 preferenze, più del doppio di Caterina Chinnici. Ma Casteldaccia è stata davvero l’Isola felice per il Megafono. Nelle altre città “significative”, infatti, il movimento del presidente non ha potuto godere della spinta dei propri “big”. Gente piazzata nel listino del governatore o confluita successivamente nel gruppo parlamentare dal quale lo stesso Crocetta è stato costretto a traslocare.

Ragusa, ad esempio, è la città di Nello Dipasquale. Che lì è stato anche sindaco (di centrodestra). Ma la spinta di uno dei più fedeli sostenitori del presidente non ha consentito a Michela Stancheris di ottenere il maggior numero di preferenze nel capoluogo. A Ragusa, infatti, a sfondare è Caterina Chinnici, con oltre duemila preferenze. Proprio la candidata che Crocetta aveva chiesto di escludere dalla lista per il suo passato col governo Lombardo. In città, Michela Stancheris è staccata di 400 voti, e ne guadagna appena un’ottantina su Giovanni Barbagallo. Ancora peggio vanno le cose nella provincia ragusana, dove la candidata del presidente finisce, oltre alla Chinnici, dietro anche (e di quasi mille voti) a Michela Giuffrida.

Ma i dati più preoccupanti per il governatore sono quelli di “casa propria”. Il fortino – in teoria – del Megafono. La terra dalla quale è sorto il movimento del presidente. A Gela, Crocetta ha perso. A casa sua. Dove Caterina Chinnici ha inflitto un distacco di seicento voti a Michela Stancheris, “tallonata” ad appena 90 voti dall’altro “anti-Crocetta”: Giovanni Fiandaca. E ancora peggio va nella Caltanissetta della Confindustria amica, e di quel tribunale dal quale Crocetta decise di chiamare Nicolò Marino, per farlo assessore. Prima di litigare con lui. In città, infatti, la Stancheris si piazza addirittura al quarto posto tra i candidati. Dietro, oltre a Chinnici e Fiandaca, persino all’agrigentino Marco Zambuto. In provincia, poi, il distacco dalla Chinnici è addirittura di quasi 4 mila voti. Un referendum dal risultato chiaro. Evidente.

“I movimenti e i partiti-satellite – spiega il gelese Lillo Speziale, ex deputato regionale Pd- non hanno più alcun senso. Sono stati spazzati via dal messaggio nuovo di Matteo Renzi. Il Megafono, ma anche le altre forze politiche che orbitano attorno al Pd devono prendere atto che è fallito il tentativo di balcanizzazione del partito. Il Pd non può perdere la propria vocazione maggioritaria per seguire questi nuovi movimenti. E il voto a Gela e a Caltanissetta è stato un chiaro segnale. Persino più importante della semplice sconfitta di Crocetta, che ha deciso di puntare su un solo candidato, contro il resto del partito”.

E l’assessore del Megafono non sfonda nemmeno nella Siracusa di Giambattista Coltraro, deputato che milita nel gruppo del “presidente” (tra i più scontenti, pare). Nel capoluogo aretuseo la Stancheris finisce dietro, nell’ordine, a Chinnici Giuffrida, Zambuto e Fiandaca. Quasi lo stesso è accaduto a Trapani, città di Nino Oddo. Il Megafono di Sala d’Ercole, insomma, non ha funzionato granché.

Qualche sorriso in più, per il presidente, nelle elezioni amministrative. A dire il vero, il Megafono si è presentato col proprio simbolo in pochissimi Comuni andati al voto. È il caso di Termini Imerese, ad esempio, dove Salvatore Burrafato, sostenuto da una coalizione di centrosinistra, ha sfiorato la vittoria al primo turno. In quella coalizione, il Megafono ha fatto registrare un buon 11%. Dietro il Pd, che ha sfiorato il 14%. A Pachino, invece, si sono mescolate le carte delle naturali coalizioni. Così, il Megafono ha corso diviso dal Pd. Mentre il movimento del governatore, infatti, ha scelto l’alleanza con l’Udc, i democratici hanno deciso di correre insieme al Nuovo centrodestra. Il risultato? Roberto Bruno, il sindaco sostenuto da Dem e alfaniani ha ottenuto il maggior numero di voti. Ma Andrea Ferrara, il candidato di Crocetta e dei centristi ha “strappato” il ballottaggio. Il Megafono? In questo caso ha raggiunto un discreto 5,8%.

Sempre meglio di quanto accaduto nel Catanese, che doveva essere un piccolo “granaio” di voti del movimento. Ad Acireale, la coalizione che rispecchiava quella a sostegno del governo regionale non è riuscita a portare al ballottaggio il candidato Sebi Leonardi. Una sconfitta condita dalle polemiche per la scelta di qualche esponente del Pd di avvicinarsi al candidato sindaco di centrodestra in vista del ballottaggio. Ma ad Acireale, il Megafono non è andato oltre il 2,74%. Ancora peggio a Motta Sant’Anastia. Lì, il Megafono ha raggiunto appena l’1,61%, contribuendo, con lo scarso risultato, alla sconfitta del candidato sindaco Daniele Capuana, arrivata con uno scarto di appena 13 voti. Un risultato deludente che fa il paio, per restare in zona, con quello dell’assessore del Megafono nel capoluogo etneo. Michela Stancheris, a Catania, città nella quale, esattamente un anno fa, il movimento, a sostegno di Enzo Bianco è riuscito a ottenere oltre il 10% delle preferenze, non ha sfondato. L’assessore che in giunta rapprenta la forza politica del governatore, si è fermata a 1.490 voti. Che fine ha fatto il Megafono?


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